Cosa prevede l’accordo trovato sull’Ucraina
Tra sabato e domenica inizierà una tregua, ammesso che funzioni, ma molte altre importanti questioni sono state lasciate in sospeso: le cose da sapere
Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che durante i colloqui di Minsk, in Bielorussia, è stato trovato un accordo per una tregua in Ucraina orientale. Putin ha detto che la tregua entrerà in vigore alla mezzanotte tra sabato 14 e domenica 15 febbraio.
L’accordo, che è stato firmato anche dai rappresentanti dei ribelli filo-russi delle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk, stabilisce la fine dei combattimenti, il ritiro di tutte le truppe stranieri e di mercenari dal territorio ucraino, la liberazione dei prigionieri, il ritiro di armi pesanti entro due settimane a partire dal 17 febbraio e la promessa di una nuova Costituzione entro la fine del 2015 che garantisca maggiori autonomie alle regioni controllate dai separatisti. Non sono state invece definite le altre importanti questioni di cui si è parlato negli ultimi mesi, tra cui il futuro assetto dell’Ucraina. Si tratta quindi di un accordo molto simile a quello raggiunto lo scorso settembre a Minsk, e con gli stessi problemi: sembra molto precario e temporaneo e non risolve i maggiori punti di disaccordo tra le parti. Il New York Times ha scritto che il fatto che l’annuncio della tregua sia stato fatto in conferenze stampa diverse è un segno della mancanza di un più ampio accordo tra le parti.
Nonostante anche i ribelli abbiano firmato il documento, non ci sono nemmeno garanzie che verrà rispettato il cessate-il-fuoco. Daniel Sandford, giornalista di BBC, ha scritto su Twitter che i ribelli di Donetsk hanno detto ai giornalisti di BBC che non ci sarà alcuna tregua e che “non smetteremo di combattere perché molti dei nostri sono morti”.
Pro-Russian fighter reaction to BBC team in Donetsk (unofficial remark):”We won’t stop fighting because so many of our people have died”.
— Daniel Sandford (@BBCDanielS) 12 Febbraio 2015
I colloqui erano cominciati ieri sera a Minsk, in Bielorussia: si sono incontrati il presidente russo Vladimir Putin, il presidente ucraino Petro Poroshenko, il presidente francese Francois Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Fino a poco prima dell’annuncio di Putin, non sembrava fosse imminente un accordo: Poroshenko aveva detto che le condizioni volute dalla Russia erano “inaccettabili”. TASS, agenzia di news russa, aveva scritto che una bozza di accordo a un certo punto era stata trovata, ma che i leader dei ribelli separatisti nelle due regioni ucraine di Donetsk e Luhansk avevano rifiutato di firmare il documento (non è chiaro se su indicazione della Russia, o per volontà propria).
Il documento di cui si è discusso, dice Reuters, doveva stabilire le condizioni del ritiro di tutte le armi pesanti, la creazione di una zona di sicurezza – che poi sarebbe una cosiddetta “zona cuscinetto” – e la restituzione del controllo del confine tra Ucraina e Russia al governo ucraino (la questione del confine è importante: ora parte del confine dell’Ucraina orientale è controllato dai ribelli filo-russi, e gli stati occidentali e il governo ucraino dicono che da lì passano i rifornimenti di armi e i soldati russi).