Cosa c’è nel nuovo decreto antiterrorismo
Il governo ha approvato pene più dure contro i cosiddetti "foreign fighters" e contro chi fa propaganda e apologia del terrorismo, anche su Internet
Martedì 10 febbraio il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge con una nuova serie di regole per prevenire e contrastare il terrorismo internazionale. La discussione del provvedimento da parte del governo era in corso da tempo, ma la sua approvazione era stata rinviata più volte nelle ultime settimane in attesa del perfezionamento di alcuni suoi passaggi. Il decreto legge prevede diversi piani di intervento, sia per quanto riguarda la responsabilità penale sia le risorse e gli strumenti per prevenire il terrorismo, seguendo in parte leggi simili approvate negli ultimi mesi in altri paesi europei anche in seguito agli attacchi terroristici a Parigi di inizio gennaio.
Il decreto legge – che è effettivo da subito, ma dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni dal Parlamento – introduce una nuova forma di reato che riguarda chi organizza, finanzia e fa propaganda sui viaggi per commettere atti di terrorismo, con una pena che prevede dai 3 ai 6 anni di reclusione: serve principalmente a contenere il fenomeno dei cosiddetti “foreign fighters”, i cittadini italiani o residenti in Italia che vanno a combattere nei paesi mediorientali e arabi (soprattutto in Siria) e poi a volte tornano in Italia. Un’ulteriore modifica al Codice Penale prevede la punibilità di chi viene reclutato da qualcuno a scopi terroristici, anche se non ha ancora partecipato attivamente all’associazione criminale: finora era prevista una sanzione solo per il reclutatore. Sempre sul piano penale, è punibile chi provvede autonomamente al proprio addestramento a fini terroristici, una modifica rispetto a quanto previsto fino a ora nel Codice Penale con la punibilità di chi viene addestrato da qualcun altro.
Nel decreto legge approvato dal governo ci sono poi altre soluzioni per aumentare la prevenzione in tema di terrorismo: i “foreign fighters” potranno essere sottoposti a sorveglianza speciale da parte delle forze dell’ordine. I questori avranno inoltre la possibilità di ritirare il passaporto di chi è indiziato di terrorismo, chiedendo per le persone interessate l’obbligo di soggiorno alla magistratura.
Come aveva anticipato nelle scorse settimane il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, alcuni provvedimenti del decreto legge riguardano anche Internet e le sue modalità di utilizzo. Sono previste pene più severe per chi fa apologia e istiga ad atti di terrorismo online e, soprattutto, è stata introdotta la possibilità per i magistrati di ordinare alle aziende che forniscono l’accesso alla rete (Internet provider) di bloccare l’accesso ai siti riconducibili ad attività terroristiche di vario tipo. Dopo l’annuncio sono stati sollevati alcuni dubbi sulle nuove regole per Internet, sulla loro effettiva applicabilità e compatibilità con le norme che tutelano la libertà di espressione e la riservatezza nelle comunicazioni. Problemi simili sono stati sollevati anche negli altri paesi europei dove sono state adottate misure più severe per prevenire il terrorismo.
Nel complesso, il nuovo decreto legge sembra sia stato pensato per contrastare soprattutto gli effetti della progressiva espansione dello Stato Islamico (ISIS o IS), che oltre ad avere ottenuto il controllo di ampie porzioni di territorio tra Iraq e Siria, da mesi fa propaganda online e sui media per reclutare nuovi combattenti e per addestrare terroristi. Le nuove regole dovrebbero permettere di fermare per tempo chi decide di partire verso Siria e Iraq dall’Italia, e di tenere meglio sotto controllo chi si sta formando all’estero per possibili futuri attentati. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha inoltre ricordato che nell’ambito delle operazioni di contrasto all’ISIS, l’Italia impegna 200 addestratori e 80 fra consiglieri e formatori principalmente in Iraq, cui si aggiungono i mezzi e il personale dell’Aeronautica militare.
Oltre alle modifiche al Codice Penale e alle nuove regole per la prevenzione, il decreto contiene anche l’estensione della cosiddetta “Operazione strade sicure”, l’iniziativa che da alcuni anni coinvolge soldati delle Forze Armate per la gestione della sicurezza pubblica. È stata estesa la sua durata fino al prossimo 30 giugno con un aumento dei militari coinvolti, che passano da 3mila a 4.800 unità. Circa 600 soldati saranno impiegati per la gestione della sicurezza di EXPO 2015 a Milano, mentre un’altra quota sarà impegnata negli interventi di recupero delle aree agricole contaminate in Campania (“Terra dei Fuochi”). Infine, al procuratore nazionale antimafia sono stati affidati compiti di coordinamento per le indagini che riguardano la prevenzione del terrorismo.