Le condanne contro Sharia4Belgium
Si tratta del più grande processo nella storia del Belgio contro un gruppo terrorista islamico: Fouad Belkacem, il capo, è stato condannato a 12 anni di prigione
In Belgio è terminato il più grande processo nella storia del paese contro un gruppo terrorista islamico. Mercoledì mattina la Corte penale di Anversa ha iniziato la lettura della sentenza relativa al caso di “Sharia4Belgium”: la corte ha definito il gruppo salafita un’organizzazione terroristica e ha condannato il suo leader, Fouad Belkacem, a dodici anni di carcere. Fuori dal tribunale sono state rafforzate le misure di sicurezza: un elicottero della polizia ha sorvolato l’edificio e lungo le strade sono stati impiegati molti agenti sia in uniforme che in abiti civili.
L’indagine era iniziata nel febbraio del 2012 e aveva portato a diverse perquisizioni ad Anversa, Bruxelles, Boom, Vilvoorde, Schaerbeek e Charleroi. L’organizzazione d’ispirazione salafita è stata attiva in Belgio tra il marzo 2010 e l’ottobre 2012. Fouad Belkacem era stato arrestato il 7 giugno del 2012. Il processo era iniziato il 29 settembre: erano coinvolte 46 persone accusate a vario titolo di lavorare come membri di un’organizzazione terroristica che aveva creato un sistema logistico per aiutare chi volesse ad andare a combattere in Siria. Otto di loro erano presenti in tribunale come imputati gli altri 36 risultano dispersi. La Corte ha però detto di non voler sospendere il procedimento contro di loro come richiesto invece dalla difesa. Il giudice ha spiegato che non ci sono prove evidenti della loro morte, ha ricordato che spesso i combattenti jihadisti simulano la morte per sfuggire alle accuse e ha comunque stabilito delle pene molto severe per alcuni di loro.
Oltre a Fouad Belkacem, le figure più importanti del processo che hanno ricevuto delle condanne sono: Hicham Chaib, 33 anni, guardia del corpo di Belkacem che si è unito allo Stato islamico in Siria: ha ricevuto 15 anni di carcere; 15 anni sono stati stabiliti anche per due parenti del leader, Feisal Yamoun e Nourredine Abouallal, che si suppone siano morti in Siria; Hussein Elouassaki che ha guidato un gruppo di circa cento combattenti belgi, francesi e olandesi, è stato condannato a 10 anni (anche lui risulterebbe essere morto in Siria). Brahim El Mimouni, webmaster del gruppo attualmente in Siria, è stato condannato a 10 anni; un giovane ceceno, Magomed Saralapov, che ha combattuto in Siria, è stato condannato a 5 anni. Nora Verhoeven, ragazza di 20 anni da poco convertita al jihadismo e il cui compagno è stato ucciso prima che lei diventasse una combattente attiva, è stata condannata a 5 anni, come un altro uomo, Brian De Mulder, che ha sposato una ragazza olandese di 17 anni in Siria e che, un paio di mesi fa, ha minacciato degli attentati contro il Belgio. Jejoen Bontinck, di 19 anni, è stato condannato a 40 mesi: partito per la Siria ha trascorso più di 200 giorni in una cella raccontando di aver subito abusi e violenze. Al suo ritorno, ha collaborato con la polizia fornendo molte informazioni sul gruppo e sul suo leader.
Il Belgio è il paese europeo da cui in proporzione sono partite più persone per combattere in Siria, e quello in cui l’antiterrorismo è intervenuto di più nelle settimane successive all’attacco alla sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo. Proprio gli attacchi di Parigi avevano portato i giudici del tribunale di Anversa a decidere di rimandare di un mese la lettura della sentenza. Gilles de Kerchove, Coordinatore Antiterrorismo UE intervistato dal Washington Post, ha spiegato che “Sharia4Belgium” è responsabile per l’alto numero di cittadini belgi partiti per la Siria: «La Siria veniva pubblicizzato come un posto meraviglioso con piscine e bella vita. Usavano Facebook, usavano foto della grande casa in cui vivevano in Siria».
“Sharia4Belgium” faceva anche leva sui problemi che la minoranza musulmana – il 6 per cento della popolazione belga – ha dovuto affrontate per anni nel rapporto con la maggioranza cattolica. “Sharia4Belgium” indicava alcune leggi del Belgio, per esempio quella del 2012 che vietava di indossare il velo facciale completo, come simboli dell’intolleranza verso i musulmani. Diverse comunità religiose hanno anche avuto difficoltà a organizzare i rituali sacrifici di animali durante le feste tradizionali e nelle Fiandre i nazionalisti di destra in ascesa da diversi anni hanno lasciato poco spazio di libertà per le persone di religioni diverse.
Foto: Fouad Belkacem nel giugno del 2012 (NICOLAS MAETERLINCK/AFP/GettyImages)