L’intervista di BBC con Bashar al Assad
Il presidente della Siria ha confermato di ricevere informazioni sulle operazioni militari della coalizione internazionale contro l'ISIS, ma che non potrà mai collaborare con gli Stati Uniti
A più di cinque mesi dall’inizio dei bombardamenti della coalizione internazionale contro lo Stato Islamico (IS o ISIS), il presidente della Siria Bashar al Assad ha dato una lunga intervista a BBC confermando che per lui la priorità continua a essere la guerra contro i gruppi di ribelli che chiedono la fine del suo regime. Assad parla raramente con i media internazionali e ha sfruttato l’occasione per dimostrare di avere ancora il controllo del paese, anche se in realtà molte aree della Siria sono ormai cadute in mano dei ribelli antigovernativi e, più verso il confine con l’Iraq, sotto il controllo dei miliziani dello Stato Islamico.
Assad ha detto di non avere avviato collaborazioni di alcun tipo con la coalizione internazionale che sta combattendo lo Stato Islamico – guidata dagli Stati Uniti e composta anche da Giordania, Marocco e Kurdistan iracheno – ma che comunque grazie a “terze parti” ci sono frequenti contatti sulle iniziative militari che vengono organizzate in territorio siriano. Assad ha detto che attraverso vie non ufficiali il governo della Siria riceve informazioni sui bombardamenti, ma non ottiene comunque informazioni strategiche più dettagliate. Assad ha detto comunque che qualsiasi tipo di collaborazione diretta tra il suo esercito e la coalizione è impensabile, così come l’avvio di contatti con gli Stati Uniti: “Perché loro non parlano con tutti, ma solo con i loro burattini”, riferimento più o meno esplicito agli stati occidentali e a quelli del Golfo che partecipano ai bombardamenti sulla Siria. Assad su questo punto ha precisato che con la coalizione “non c’è dialogo: c’è uno scambio di informazioni, diciamo, ma non dialogo”.
Durante l’intervista, Assad ha comunque detto di non essere contrario in assoluto a collaborare con altri paesi per contrastare le attività dello Stato Islamico. La coalizione internazionale ha però chiesto da tempo che ci sia un netto cambiamento al governo della Siria, come richiesto dalla popolazione coinvolta in una durissima guerra civile che ormai prosegue dal 2011 e che ha portato ad almeno 200.000 morti e milioni di rifugiati. Assad ha spiegato a BBC che anche per questo motivo non intende intensificare i rapporti con la coalizione internazionale: “non possiamo, non abbiamo l’interesse e non vogliamo per un semplice motivo: non possiamo stare al fianco di paesi che sostengono i terroristi”. Assad non ha dato spiegazioni ulteriori, ma in passato il suo regime ha più volte definito “terroristi” gli stessi ribelli siriani.
Per quanto riguarda la guerra civile, Assad ha negato che il suo esercito utilizzi contro i miliziani armi non convenzionali come i barili bomba (“barrel bomb”): cilindri metallici che di solito sono riempiti con materiale esplosivo e oggetti che in seguito alla denotazione vengono sparati in tutte le direzioni come proiettili (di solito si tratta di chiodi o di pezzi di metallo). Da mesi diverse organizzazioni umanitarie accusano l’esercito di usare questo tipo di armi, che causano molti morti anche tra la popolazione. Durante l’intervista Assad ha definito una “storiella infantile” questo tipo di accuse: “Abbiamo bombe, missili e proiettili: non ci sono barili bomba, non abbiamo barili. […] Quando devi colpire prima devi mirare, e quando spari miri ai terroristi in modo da proteggere i civili. Non ci può essere una guerra senza vittime”.