Il referendum contro i matrimoni gay in Slovacchia non ha raggiunto il quorum
Era stato promosso da cattolici e conservatori e aveva ricevuto il sostegno di papa Francesco, ma non è passato
Aggiornamento dell’8 febbraio: Il referendum non ha raggiunto il quorum del 50 per cento, necessario perché fosse valido: ha votato il 21,4 per cento degli aventi diritto. Tra quelli che hanno partecipato, comunque, circa il 90 per cento ha votato “sì” ai tre questiti, su matrimoni gay, adozioni gay e educazione dei bambini. Hana Fabry, un’attivista per i diritti civili, ha detto: «Sono felice per il risultato. Il referendum serviva a limitare i diritti di una minoranza per opera della maggioranza, perciò non avrebbe neanche dovuto svolgersi».
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In Slovacchia – paese a maggioranza cattolica – si sta tenendo da questa mattina un referendum sui matrimoni gay. I cittadini slovacchi devono esprimersi su tre affermazioni: che “nessun’altra convivenza tra persone eccetto l’unione tra un uomo e una donna può essere chiamata matrimonio”; che “alle coppie o ai gruppi di persone dello stesso sesso non può essere permesso di adottare e di conseguenza crescere dei bambini”; che “ le scuole non devono obbligare i bambini a partecipare a lezioni su temi di educazione sessuale o eutanasia se i loro genitori o loro stessi non sono d’accordo”. Il referendum è stato voluto dal movimento Alleanza per la Famiglia (AZR), che si definisce apartitico e che ha raccolto in cinque mesi 400 mila firme, circa l’8 per cento della popolazione slovacca, un risultato notevole per il paese: alle elezioni europee del 2014 votò il 13 per cento degli abitanti.
Secondo diversi osservatori, i partiti più conservatori in Slovacchia e in altri paesi dell’Est Europa sono preoccupati per le politiche in tema di diritti civili adottate dall’Unione Europea, e soprattutto dei vicini stati dell’Austria e della Repubblica Ceca, che loro considerano troppo liberali. Nel 2013 in Croazia si era tenuto un referendum molto simile, che aveva modificato la Costituzione per rafforzare le parti che indicavano il matrimonio come unione tra un uomo e una donna.
In Slovacchia i matrimoni tra persone dello stesso sesso non sono legali, e il referendum non modificherà l’attuale legge: lo scorso anno il Parlamento slovacco aveva approvato un divieto costituzionale riguardante i matrimoni gay. Se i conservatori vincessero il referendum, questo divieto verrà rafforzato in modo che sia più difficile modificarlo in futuro. La chiesa cattolica slovacca ha promosso il referendum, e mercoledì anche papa Francesco ha espresso il suo sostegno, dicendo: «Desidero esprimere il mio apprezzamento all’intera Chiesa slovacca, incoraggiando tutti a proseguire nell’impegno in difesa della famiglia, cellula vitale della società». Anton Chromik, un portavoce di AZR, ha detto: «Il referendum non è contro le coppie di persone dello stesso sesso, è per i bambini. Il Parlamento europeo e alcuni stati membri dell’UE hanno approvato leggi che indeboliscono la natura unica del matrimonio, le famiglie e i diritti dei bambini. Siamo preoccupati che i genitori perdano la libertà di crescere i figli secondo le proprie idee».
Secondo gli attivisti per i diritti umani il referendum è però un tentativo di imporre la religione a tutti i cittadini. Barbora Cernusakova, ricercatrice di Amnesty International in Slovacchia, ha detto: «Questo referendum può portare a un significativo passo indietro della Slovacchia. Se la gente dice di sì a questi tre quesiti, e se sono trasformati in legge, la Slovacchia rafforzerà la discriminazione omofoba e indebolirà l’educazione sessuale». Il primo ministro slovacco Robert Fico, di centro-sinistra, ha detto che parteciperà al referendum ma non ha detto cosa voterà: ci si aspetta che la maggioranza dei votanti risponderà di sì ai tre quesiti, ma è incerto se si raggiungerà il quorum necessario perché il referendum sia valido, che deve superare il 50 per cento degli aventi diritto al voto.