La Giordania contro l’ISIS
Ad Amman migliaia di persone hanno manifestato in solidarietà al pilota ucciso: intanto il governo ha autorizzato una massiccia campagna aerea contro lo Stato Islamico
Migliaia di persone hanno manifestato ad Amman, la capitale della Giordania, in solidarietà alla famiglia di Muath al Kasasbeh, il pilota giordano la cui uccisione è stata rivendicata dallo Stato Islamico (o ISIS) con un video diffuso lo scorso 3 febbraio. Kasasbeh è stato bruciato vivo in una gabbia: la sua uccisione particolarmente brutale ha provocato forti reazioni in Giordania, un paese dove fino a poche settimane fa c’era molto scetticismo sulla partecipazione della propria aviazione agli attacchi aerei sull’IS compiuti principalmente dagli Stati Uniti.
Re Abdullah, subito dopo la diffusione del video da parte dello Stato Islamico, aveva annunciato che la Giordania avrebbe intensificato il suo impegno nei raid aerei in Siria e in Iraq. Negli ultimi due giorni, aerei da guerra giordani hanno compiuto diversi attacchi contro postazioni dell’IS, soprattutto nei pressi di Raqqa, la città siriana considerata la capitale del Califfato islamico. L’aviazione giordana ha anche prodotto un video, poi trasmesso in televisione, che mostra i suoi piloti prepararsi prima di attaccare l’IS. Il video mostra anche alcuni di loro scrivere delle brevi frasi sui missili: “Vi faremo vedere l’inferno, dall’aviazione giordana”; oppure “Da una donna giordana coraggiosa. Per te Baghdadi”, in riferimento al capo dell’IS, Abu Bakr al Baghdadi.
Stando alla stampa locale e internazionale, la popolazione appoggia la posizione del governo: il Guardian scrive che «privatamente, nelle case, nelle università, nei centri commerciali, nei ristoranti, le persone fremono di rabbia». Yousf Majid al-Zarbi, un uomo intervistato dal Guardian ad Amman, ha detto: «Siamo tutti hashemiti e siamo dalla parte del governo senza riserve in questa battaglia contro i terroristi infedeli». Già nei giorni scorsi c’erano state diverse manifestazioni simili a quella che si è tenuta oggi. Alla manifestazione ha partecipato anche la regina Rania, che poco prima aveva incontrato la madre di Kasasbeh.
Dopo la diffusione del video, il governo giordano ha anche preso alcune decisioni che sono state criticate dall’Occidente. Ha ordinato di eseguire la condanna a morte per impiccagione di Sapida al Rishawi, la terrorista irachena che l’IS aveva chiesto di scarcerare in cambio della liberazione del giornalista giapponese Kenji Goto, e Ziad al Karbouli, collegato a un attacco suicida contro alcuni cittadini giordani in Iraq nel 2005, la cui scarcerazione era stata chiesta anch’essa dall’IS. La Giordania ha anche scarcerato l’influente religioso jihadista Abu Muhammad al Maqdisi, che in passato si era espresso duramente contro l’IS: Maqdisi – di origini palestinesi, considerato come uno dei mentori spirituali di al Qaida – era stato incarcerato lo scorso anno, poi liberato e poi arrestato di nuovo a ottobre con l’accusa di diffondere in internet la propaganda jihadista. Maqdisi è già stato intervistato da una televisione locale, Roya TV: secondo molti è stato scarcerato per influenzare gli islamisti più estremisti e distanziarli dall’IS.