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  • Venerdì 6 febbraio 2015

Ora è ufficiale: c’è un golpe in Yemen

I ribelli sciiti houthi hanno sciolto il Parlamento e sostituito il presidente con un "consiglio rivoluzionario": il processo di pace dell'ONU è fallito

Houthi Shiite Yemenis hold their weapons during a rally to show support for their comrades in Sanaa, Yemen, Wednesday, Feb. 4, 2015. The Houthis' power grab has plunged Yemen into a deep political crisis. (AP Photo/Hani Mohammed)
Houthi Shiite Yemenis hold their weapons during a rally to show support for their comrades in Sanaa, Yemen, Wednesday, Feb. 4, 2015. The Houthis' power grab has plunged Yemen into a deep political crisis. (AP Photo/Hani Mohammed)

In Yemen i ribelli sciiti houthi hanno annunciato in diretta televisiva la dissoluzione del Parlamento e la sostituzione della carica del presidente con un consiglio presidenziale formato da cinque persone. I leader dei ribelli, che si trovavano al Palazzo Repubblicano di San’a’, la capitale dello Yemen, hanno di fatto formalizzato una specie di colpo di stato cominciato lo scorso settembre, quando erano riusciti a prendere il controllo di molte zone della capitale. La persona che ha fatto l’annuncio ha parlato di “una nuova era che porterà sicurezza allo Yemen”.

 

Lo Yemen è da tempo uno stato fallito, cioè uno stato in cui il governo non riesce a esercitare il suo controllo su tutto il territorio nazionale. Oltre allo scontro tra precedente governo e ribelli houthi, ci sono altre due forze molto potenti nel paese: i separatisti del sud, che circa due settimane fa avevano proclamato la loro indipendenza in diretta televisiva su al Jazeera, e al Qaida nella penisola arabica nel sud-est (AQAP, il gruppo che ha rivendicato l’attentato alla sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo dello scorso 7 gennaio). Diversi analisti dicono che ora si rischio uno scontro settario anche in Yemen, dove gli houthi sciiti – che sono una minoranza, ma sono anche appoggiati dall’Iran – potrebbero cominciare a combattere una specie di guerra civile contro i sunniti e contro al Qaida (anch’essa sunnita).

Venerdì i ribelli houthi hanno detto che un “consiglio rivoluzionario” si dovrà occupare di formare un nuovo Parlamento. Il consiglio è in realtà quella divisione della milizia houthi che si occupa di sicurezza e intelligence: è guidata da Mohammed Ali al Houthi, parente del capo del gruppo, Abdel-Malek al Houthi. L’annuncio è arrivato dopo che mercoledì era scaduto una specie di ultimatum fatto dagli houthi alle forze politiche yemenite per stabilire come risolvere la grave crisi politica che andava avanti da settimane: i fatti più gravi erano accaduti il 22 gennaio scorso, quando sia il presidente che i membri del governo si erano dimessi in blocco dopo molte pressioni degli houthi.

Poco prima dell’annuncio dei ribelli houthi in televisione, diversi giornalisti avevano segnalato che l’inviato delle Nazioni Unite mandato in Yemen per cercare di risolvere la crisi aveva lasciato il paese prima del previsto. Secondo Haykal Bafana, esperto di politica yemenita e collaboratore di alcune importanti testate internazionali, c’è una cosa che oggi è chiara a tutti: il processo politico guidato dalle Nazioni Unite è fallito.