Nisman voleva arrestare Cristina Kirchner?
Una bozza di richiesta di arresto è stata trovata a casa del procuratore trovato morto: le autorità ne hanno negato l'esistenza ma El Clarín ne ha pubblicato dei pezzi
Martedì 3 febbraio El Clarín, uno dei principali quotidiani argentini, ha pubblicato alcuni dettagli sulla morte di Alberto Nisman, il procuratore trovato morto il 19 gennaio nel suo appartamento a Buenos Aires mentre stava indagando sulla presidente Cristina Kirchner. L’autopsia ha confermato che la morte è stata causata da un unico colpo di pistola alla testa, sparato a breve distanza: l’ipotesi più probabile è il suicidio – la porta era chiusa regolarmente dall’interno, non c’erano tracce di liti – ma si discute da giorni dell’ipotesi che qualcuno possa aver come minimo istigato Nisman al suicidio.
Tra le varie carte recuperate nell’appartamento di Nisman, ha scritto El Clarín, la polizia argentina ha trovato anche una bozza di richiesta di arresto per la presidente Kirchner e per Héctor Timerman, attuale ministro degli Esteri argentino. Nelle carte di Nisman, Kirchner e Timerman sono accusati di avere cercato di insabbiare le indagini riguardo il grande attentato a un centro ebraico di Buenos Aires avvenuto nel 1994, nel quale rimasero uccise 85 persone e ferite almeno 200: in particolare avrebbero cercato di raggiungere un accordo segreto con l’Iran – paese con cui l’Argentina ha proficui rapporti economici – per lasciare fuori dalle indagini alcuni funzionari iraniani sospettati di essere coinvolti nell’attentato.
La bozza della richiesta di arresto per Kirchner
El Clarín dice che il documento di 26 pagine ritrovato in casa di Nisman è stato autenticato e registrato dal capo della squadra omicidi della polizia federale argentina che si sta occupando del caso. El Clarín ha pubblicato alcune pagine del documento dopo che Viviana Fein, il procuratore che sta investigando sulla morte di Nisman, ne aveva negato l’esistenza. Il documento è scritto a computer anche se poi sono state fatte correzioni a penna. Ci sono scritte cose come «Richiesta di detenzione e proibizione di uscire dal paese» e nella pagina successiva si parla della «detenzione di Cristina Elisabet Fernandes de Kirchner, di Héctor Marcos Timerman, di Andrés Larroque» (Larroque è un deputato argentino). Kirchner e Timerman hanno negato le accuse fatte da Nisman. El Clarín dice inoltre che parte del documento è datato “giugno del 2014”: se così fosse, non sarebbe vera la versione data delle autorità finora secondo cui la presidente Kirchner era stata coinvolta nelle indagini di Nisman solo di recente.
Il procuratore Fein ha poi ritrattato la sua dichiarazione precedente riguardo l’esistenza del documento. Ha detto: «Le parole che avrei dovuto usare sono, “È evidente che era una bozza”»; ha aggiunto di non avere ricevuto alcuna pressione da parte del governo argentino. Martedì 3 febbraio Fein ha detto che si sarebbe presa due settimane di ferie, dal 18 febbraio al 5 marzo.
Il documento ritrovato a casa di Nismar, comunque, non ha validità giuridica di fronte a un tribunale: non era stato inserito nelle 289 pagine preparate da Nisman prima della sua morte e relative alle accuse contro Kirchner. Normalmente in Argentina, ha spiegato la docente di diritto penale all’Università di Buenos Aires Susana Ciruzzi, un procuratore chiede l’arresto di un sospettato quando crede che ci possa essere il rischio che inquini le prove o che si allontani dal paese. Diversi analisti credono che Nisman abbia rinunciato all’idea di inoltrare la richiesta di arresto per Kirchner e Timerman per evitare che la sua decisione fosse vista come un attacco politico alla presidente, in un momento in cui la situazione nel paese era già piuttosto tesa. Inoltre, ha detto Susana Ciruzzi, sia Kirchner che Timerman godono dell’immunità come membri del governo: in pratica per poterli processare è necessario che un giudice autorizzi un procedimento simile all’impeachment che tolga loro l’immunità.
Chi indagherà ora?
Non è chiaro chi porterà avanti l’indagine del procuratore Nisman. Lunedì 2 febbraio il giudice federale argentino Ariel Lijo ha rifiutato di procedere con le accuse contro Kirchner, giustificando la sua decisione con motivi tecnici: le accuse riguarderebbero fatti che vanno oltre la sua giurisdizione. Anche un secondo giudice, Daniel Rafecas, ha rifiutato di procedere con le accuse, e probabilmente succederà lo stesso con un terzo giudice, Sebastian Ramos. Secondo la stampa locale, comunque, le ragioni del rifiuto non sono solo legate a questioni “tecniche”: diversi giudici argentini hanno sostenuto che l’atto di accusa di Nisman contro Kirchner sia senza valore probatorio, quindi che non ci siano prove sufficienti a portare avanti l’indagine. Ora toccherà al Tribunale federale stabilire chi si dovrà occupare dell’inchiesta di Nisman.
Le indagini sulla morte di Nisman non hanno ancora portato a niente di certo. Il 22 gennaio Kirchner aveva detto di non essere convinta che Nisman si fosse suicidato e di credere che i servizi segreti argentini fossero in qualche maniera coinvolti nella sua morte. La pistola usata da Nisman e ritrovata vicino al suo corpo gli era stata ad esempio prestata da Diego Lagormasino, sospettato di essere un agente segreto e ultima persona ad aver incontrato il procuratore mentre era vivo. Il 27 gennaio Kirchner aveva annunciato lo scioglimento dei servizi segreti, che hanno mantenuto la stessa struttura che avevano durante gli anni della dittatura militare (che si è conclusa nel 1983) e che finora «non hanno servito gli interessi nazionali» dell’Argentina.