Chi è Alexis Tsipras, spiegato
È il caso di saperlo, ormai: da dove viene il nuovo primo ministro della Grecia, che in Italia abbiamo già sentito per una storia finita non benissimo (o no?)
Alexis Tsipras – si pronuncia ccipras – è il nuovo primo ministro della Grecia. Tsipras è leader del partito greco Syriza, che nel 2004 era nato come unione di vari movimenti e partiti indipendenti di sinistra, e che ha ottenuto i suoi primi successi a partire dal 2008: da quando Tsipras venne eletto presidente. Domenica 25 gennaio Syriza è diventato il primo partito della Grecia vincendo le elezioni per il rinnovo del Parlamento, non ottenendo la maggioranza assoluta per due soli seggi; per avere la maggioranza assoluta dei seggi Tsipras si è alleato col partito di destra dei “Greci Indipendenti“.
Chi è Alexis Tsipras
Tsipras è nato ad Atene il 28 luglio del 1974, quattro giorni dopo la caduta della dittatura dei Colonnelli: ha una compagna, due figli, vive in periferia e si è laureato nel 2000 in ingegneria all’Università di Atene (il padre era un imprenditore edile vicino al Pasok). Tsipras ha iniziato a fare politica alla fine degli anni Ottanta con il movimento dei Giovani comunisti greci, durante l’università era diventato membro del sindacato degli studenti (riuscendo a vincere contro il governo la battaglia per il ritiro di una controversa riforma scolastica) e, dopo essersi allontanato dal partito comunista, nel 1999 era stato eletto segretario dell’area giovanile del partito della sinistra radicale, Synaspismós.
Come segretario creò il Social Forum Greco e partecipò alle proteste e ai cortei internazionali contro la globalizzazione e il neoliberismo. Tentò di arrivare a Genova per il G8 del 2001 con molti altri giovani greci, ma il suo gruppo venne respinto ed espulso ad Ancona. Nel febbraio del 2008 venne eletto segretario generale del suo partito: aveva 33 anni e divenne il più giovane leader politico della storia della Grecia.
Nel frattempo, nel 2004, era stata formata la coalizione della sinistra radicale “Syriza”, acronimo di Synaspismós Rizospastikís Aristerás (Coalizione della sinistra radicale) come unione di vari movimenti e partiti indipendenti di sinistra che andavano dai marxisti agli ecologisti: la lista più grande era proprio Synaspismós. Syriza partecipò alle sue prime elezioni legislative nel 2004 ottenendo il 3,26 per cento; poi nel 2009 ottenne il 5,04 per cento dei voti (le elezioni del 2009 furono vinte dal Pasok con circa il 43 per cento dei voti). In quell’occasione Tsipras – che nel 2006 si era anche candidato a sindaco di Atene arrivando terzo, ma ottenendo circa l’11 per cento dei voti mentre il partito era al 5 – fu eletto in Parlamento.
Dopo l’aggravarsi della crisi economica e le dolorose riforme di austerità attuate in cambio dei prestiti garantiti dalla cosiddetta Troika – BCE, UE e FMI – per evitare la bancarotta, alle nuove elezioni per il rinnovo del parlamento greco del 2012 il movimento politico di Tsipras ottenne il 16,78 per cento dei voti, aumentando moltissimo i suoi consensi a danno soprattutto del partito socialista, il Pasok. Il risultato portò a uno stallo politico: diversi leader ricevettero dal capo di stato Papoulias l’incarico di formare un governo senza riuscirci, Tsipras compreso.
Si tornò così a votare dopo un mese e alle nuove elezioni del 17 giugno 2012 Tsipras con il suo partito arrivò secondo con il 26,89 per cento dei voti, aumentando di nuovo i suoi consensi e diventando il principale leader dell’opposizione. Le elezioni furono vinte dal maggior partito di centrodestra Nea Demokratia guidato da Antonis Samaras, che formò poi un governo di grande coalizione con il Pasok. Alle elezioni europee dello scorso maggio Syriza ottenne il 26,7 per cento.
Cosa pensa Tsipras
In questi anni piuttosto complicati per la Grecia, Tsipras è diventato il rappresentante delle critiche più severe alle politiche di austerità dell’Unione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea, mostrandosi allo stesso tempo radicalmente diverso rispetto ad Alba Dorata e agli altri movimenti anti-europei populisti e di destra. Durante la campagna elettorale Tsipras ha usato due parole principali: speranza e dignità.
Il programma economico di Tsipras – qui si può leggere in italiano – è stato approvato alla Fiera internazionale di Salonicco il 15 settembre 2014: non fa alcun riferimento alla possibile uscita della Grecia dall’euro ma afferma che il nuovo governo avrà un «mandato di negoziazione» che permetterà di aprire una trattativa con le istituzioni europee.
Il cosiddetto “memorandum” sottoscritto con la Troika sarà sostituito da un Piano di ricostruzione nazionale che ha quattro punti principali. Syriza ha promesso di affrontare innanzitutto «la crisi umanitaria» dei greci: si prevede di migliorare la sanità pubblica e assumere più medici e infermieri (negli ultimi anni solo ad Atene hanno chiuso otto ospedali; la spesa pubblica per la sanità in Grecia è stata ridotta del 25 per cento tra il 2008 e il 2012); di concedere l’elettricità e il trasporto pubblico gratuitamente per una parte della popolazione; di fornire sussidi per il cibo e le case. Tsipras ha poi parlato di «far ripartire l’economia e di promuovere la giustizia sociale» attraverso l’introduzione di una patrimoniale sulle grandi proprietà e di un salario minimo di 751 euro, di creare nuovi posti di lavoro e di rafforzare la democrazia, tagliando anche i costi della politica.
Tsipras e l’Italia
Diversi giornali italiani hanno parlato della cosiddetta “brigata Kalimera”, delegazione formata da circa 200 persone che ha partecipato agli ultimi giorni di campagna elettorale in Grecia per Tspiras. Della “brigata” facevano parte anche politici e attivisti di “l’Altra Europa per Tsipras”, una lista a sostegno del leader greco («promossa da movimenti e personalità della società civile») presentata in Italia alle elezioni europee dello scorso maggio.
L’idea di una “lista Tsipras” in Italia era nata da una lettera pubblicata qualche mese prima delle elezioni sul Manifesto e firmata da Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli e Guido Viale, che in vista delle elezioni europee proponevano una “terza via” tra chi voleva uscire dall’euro e chi voleva mantenere l’UE così com’era e com’è: «Noi siamo convinti che ambedue le risposte siano conservatrici, e proponiamo un’alternativa di tipo rivoluzionario»: cioè Tspiras, che aveva risposto alla proposta con un’altra lettera dicendo di essere favorevole alla lista.
La cosa era stata discussa al congresso di Sinistra Ecologia Libertà, che si teneva proprio in quei giorni. Le alternative erano due: presentarsi con il proprio simbolo a sostegno di Martin Schulz, il candidato del PSE (e del PD) mettendo nelle liste soprattutto i dirigenti e gli amministratori locali con capacità di prendere voti, oppure impegnare i propri voti a sostegno della candidatura di Alexis Tsipras. Alla scelta erano legate altre due questioni: a quale gruppo aderire all’interno del Parlamento europeo e che rapporti tenere con il Partito Democratico.
Nel voto finale del congresso il documento pro Tsipras era stato il più votato, ma si era decisa l’adesione al PSE. Una posizione che in molti avevano descritto come piuttosto confusa e che era stata interpretata come una mediazione di Vendola per evitare lo scontro tra le due principali linee: da una parte, semplificando, quella del capogruppo Gennaro Migliore che aveva manifestato la volontà di avvicinarsi al PD, dall’altra quella del deputato e coordinatore di SEL Nicola Fratoianni che aveva dichiarato di voler portare il suo partito alla sinistra del PD e voler dunque proseguire sul percorso della lista Tsipras.
Alle elezioni europee la lista (che aveva come capilista delle candidature di testimonianza) aveva ottenuto il 4,03 per cento dei voti, superando per pochissimo la soglia di sbarramento ed eleggendo tre deputati al Parlamento europeo: tra questi, anche Barbara Spinelli, eletta con qualche polemica nelle circoscrizioni centrale e meridionale. Spinelli infatti aveva accettato formalmente l’elezione nonostante avesse sempre dichiarato il contrario durante la campagna elettorale, dicendo di essere una candidata di servizio e promettendo di rinunciare al seggio qualora eletta: di conseguenza Marco Furfaro, candidato di SEL, era rimasto escluso. SEL in generale era rimasta senza eletti, nonostante il grande contributo logistico, economico ed elettorale fornito alla lista Tsipras. Dentro SEL la storia finì con l’abbandono del partito di Gennaro Migliore e Claudio Fava.