Che succede a Johnny Depp?
Da "Pirati dei Caraibi" in poi fa sempre la stessa parte da stramboide, lui che era uno dei più promettenti ed espressivi attori degli anni Novanta
di Stephanie Merry – Washington Post
Una volta Johnny Depp era veramente figo. All’inizio di questo secolo era difficile pensare a qualcuno più figo di lui. Non aveva ancora fatto nessun filmone, ma era comunque una star: aveva interpretato ruoli da anticonformista che lo avevano reso più enigmatico e audace di Brad Pitt e Leonardo DiCaprio. Era il Kurt Cobain del cinema: aveva occhi espressivi incorniciati da lunghi capelli sporchi, diversi tatuaggi prima che farseli diventasse di moda, metteva gli anfibi sul tappeto rosso e poteva vantare una serie di fidanzate note per essere toste (Kate Moss, Winona Ryder). Più resisteva ai tentativi esterni che volevano renderlo un idolo, più lui lo diventava.
E quindi, com’è che siamo arrivati a questo punto?
Avete probabilmente visto la faccia di Depp sui cartelloni pubblicitari di Mortdecai. Ancora una volta ha cambiato aspetto: interpreta un dandy spettacolarmente baffuto e definito da una giacca viola con pochette. Nel film sembra sia sorpreso che molto compiaciuto di sé: è difficile immaginare per quale motivo. Secondo i critici, la farsa un po’ datata del film – che parla di un goffo agente segreto – otterrà meno incassi persino del nuovo thriller di Jennifer Lopez, The Boy Next Door.
Il Telegraph ha scrito che Mortdecai sarà probabilmente il peggior film di Johnny Depp da Alice in Wonderland. Variety, invece, ha scritto che «Depp è entrato in una fase in cui è così compiaciuto di se stesso che è ipotizzabile che altri attori, recitando con lui, trovino difficile instaurare una certa chimica». Anche i ragazzacci più disinteressati devono crescere, prima o poi. Ma come ha fatto Depp a ridursi così a 51 anni? Sta per caso attraversando una specie di crisi di mezza età?
Non si tratta di un paio di ruoli bizzarri: Depp ci ha praticamente costruito una carriera, sui ruoli da stramboide. Dopo avere ottenuto il successo con la serie televisiva 21 Jump Street, ha rotto con lo stereotipo del rubacuori e il personaggio ribelle-ma-carino interpretato in Cry Baby, un film del re del trash John Waters. E poi ci fu Edward mani di forbice, la prima di molte collaborazioni con Tim Burton, una bizzarra commedia gotica. La faccia di Depp era pallida e segnata da cicatrici, i suoi capelli tutti arruffati. Il suo personaggio era quasi muto: ma era anche così dolce ed efficacemente accattivante che lo spettatore sperava – poco razionalmente – che avrebbe avuto qualche speranza con la protagonista femminile, interpretata da Winona Ryder.
Depp ha continuato a sparire nei suoi personaggi, raramente affascinanti. In Benny e Joon era il tizio senza-qualche-rotella che iniziava una relazione con la ragazza senza-qualche-rotella, mentre in Ed Wood faceva la parte di un regista travestito. Depp fu protagonista del surreale western in bianco e nero del santo patrono degli alternativi Jim Jarmusch, Dead Man, e recitò il ruolo di un malato mentale convinto di essere il miglior amante del mondo in Don Juan DeMarco. I critici, comunque, definirono le sue interpretazioni “espressive” e “stupefacenti”.
Nel frattempo, Depp rifiutava ruoli per grosse produzioni come Titanic, Speed e Intervista col vampiro. Non sempre le scelte di Depp sono state azzeccate. Negli anni Novanta fece diverse cose buone, ma anche film rischiosi come “Minuti contati”, un film di un’ora e mezza girato in un’unica sequenza in cui Depp deve trovare il modo di salvare sua figlia. Per ogni orrendo La moglie dell’astronauta, comunque, c’era un Donnie Brasco, un gran film in cui Depp interpreta stranamente la parte di un uomo “normale”, un agente sotto copertura il cui compito è quello di avvicinare un cecchino della mafia.
Più o meno in questo periodo, Depp ha incontrato la modella-attrice-cantante francese Vanessa Paradis, e tutto sembrava tornare. Ovvio che Depp e Paradis si sarebbero messi insieme: nessuno dei due sembrava impegnarsi particolarmente nel proprio mestiere o lavorare sulla propria immagine. La loro bravura era già tutta lì. Chiaro, non si sono sposati, troppo convenzionale. La coppia ha avuto un figlio e ha cominciato a dividersi fra Francia e Stati Uniti. Sul tappeto rosso erano sempre, perfettamente anticonvenzionali: lui, bardato di collane e anelli, mentre lei sembrava una specie di ragazza ribelle.
E poi lui è diventato una star.
Per tutti i suoi devoti fan, Depp non era mai stato un attore da grosse produzioni, non con le sue scelte originali in fatto di ruoli. Tutto è cambiato nel 2003, quando Depp ha firmato per il primo film dei Pirati dei Caraibi, della Disney. Ha giustificato in vari modi l’aver accettato la parte di Jack Sparrow: ha detto che si trattava di un film che avrebbe potuto vedere anche suo figlio, che sarebbe stata una sfida inserire un po’ di stramberia in un personaggio leggero. Nel personaggio ci ha messo un po’ di Keith Richards – da cui ha preso la parlata biascicata del cockney – mentre l’eye-liner, i dreadlock e il lungo pizzetto furono tutte idee di Depp. Il film fece un gran successo e a sorpresa fece ottenere a Depp la prima nomination all’Oscar.
Improvvisamente, l’attore che una volta si considerava troppo figo per far parte del mainstream era diventato parte di Hollywood, tanto da recitare nei successivi film della saga (il cui prossimo è previsto per il 2017). Depp ha comunque continuato a fare i “suoi” ruoli per cui ha anche ottenuto altre due nomination all’Oscar: ha interpretato l’autore di Peter Pan J.M. Barrie in Neverland – Un sogno per la vita e il barbiere omicida in Sweeney Todd, rispettivamente nel 2004 e nel 2007.
Da Sweeney Todd in poi, però – curiosamente, da quando è diventato un attore da sequel – Depp è entrato in una nuova fase. Ora è tutto esageratamente al di sopra del limite rappresentato da Jack Sparrow: personaggi superficialmente strani e poco profondi. È stato un Willy Wonka dalla voce bassa in maniera allarmante e con un taglio a scodella nella Fabbrica di cioccolato, e un cappellaio matto dai capelli arancioni in Alice in Wonderland, entrambi di Tim Burton. Lo stesso regista di Dark shadows, un altro fallimento, del 2012.
Poi, nel 2013, è stata la volta di Lone Ranger, in cui Depp interpreta la parte dell’indiano Tonto che si agghinda con un corvo impagliato sulla testa. In uno dei film più fallimentari dello scorso anno, Trascendence, Depp è un esperto di intelligenza artificiale che conduce strani e controversi esperimenti. Ma anche i suoi recenti ruoli più “composti” non sono stati proprio indimenticabili: ricordate The Tourist, con Angelina Jolie? Ecco, se sì, siete in poca compagnia.
Ad oggi, la presenza di Depp non basta probabilmente più per assicurare il successo di un film. La fabbrica e Alice sono andati bene, alla maniera dei film per bambini, e così anche la saga dei Pirati (sebbene con qualche segnale di stanchezza, negli Stati Uniti). Tutti gli altri suoi film più recenti, però, hanno faticato. Deep ha fatto il massimo con ruoli velati, ambigui. Certo, Edward mani di forbice sembrava trasgressivo, ma dietro tutte quelle cicatrici e dita di ferro c’era un personaggio estremamente vivo, uno diverso in un mondo monotono: le emozioni che generava erano vere. Non c’è nulla di tutto questo nei personaggi attuali di Depp. Nulla che essenzialmente trasmetta un’emozione potente.
È stata questa la sua sventura: Hollywood l’ha ritenuto una macchina da soldi, e lui ha reagito diventando una versione ancora più stramba del ruolo che l’ha reso famoso. Il problema è che Depp non è mai stato una macchina da soldi, e non lo è oggi. Un tempo avrebbe almeno potuto valersi della sua reputazione punk, e della sua integrità di attore. Avrebbe potuto fregarsene, avvinghiato alla sua ultima ragazza sopra le righe. Che non è più Paradis, fra l’altro. Si sono lasciati nel 2012 dopo quattordici anni. Ora non ha nemmeno una ragazza: è proprio fidanzato, con una modella e attrice bionda di nome Amber Heard. Che roba banale.
©Washington Post 2015