Alex Malarkey non è davvero andato in paradiso
Il 16enne americano tetraplegico autore insieme al padre del best seller "Il ragazzo che tornò dal paradiso" ha detto che molti dei contenuti del libro sono inventati
Alex Malarkey è un ragazzo di 16 anni statunitense tetraplegico che ha scritto assieme a suo padre il best seller Il ragazzo che tornò dal paradiso, che ha venduto almeno un milione di copie in tutto il mondo. Malarkey ha pubblicato qualche giorno fa una lettera aperta in cui ha ammesso che molti dei contenuti del libro sono falsi. Nel libro Malarkey racconta di essere andato in paradiso dopo essere rimasto coinvolto in un grave incidente e di avere incontrato Gesù Cristo e alcuni angeli. La casa editrice statunitense che l’ha pubblicato – che si chiama Tyndale e che si occupa solitamente di testi religiosi – ha detto pochi giorni fa che ritirerà le copie ancora in commercio (in Italia il libro è stato pubblicato nel 2012 da Armenia Edizioni, che ha chiuso qualche tempo fa).
Il caso è molto simile a quello di Colton Burpo, un bambino di tre anni che nel 2003 disse di aver visitato il paradiso durante una complicata operazione chirurgica, e sulla cui esperienza il padre ha scritto il libro di grande successo Il paradiso per davvero (pubblicato in Italia da Rizzoli, ha venduto più di dieci milioni di copie in tutto il mondo). Anche dopo la pubblicazione della lettera di Malarkey, oggi Colton Burpo continua ad affermare di aver visto il paradiso.
Secondo il Guardian, che ha parlato della storia di Malarkey in un lungo articolo, Malarkey e sua madre avevano comunque informato la casa editrice della falsità di alcuni contenuti del libro già nel 2011. Tyndale ha però mantenuto le copie in vendita fino a questi giorni (fra l’altro sul sito italiano di Amazon il libro è ancora disponibile). Beth Malarkey, la madre di Alex, ha spiegato più volte sul suo blog che non considera Alex l’autore del libro: secondo il Guardian, in passato è stato il padre di Alex, Kevin Malarkey, a fare pressione affinché Alex pubblicasse la storia a proprio nome (oggi i genitori di Alex sono separati e non si parlano). Nella lettera, Alex Malarkey dice di aver detto di essere andato in paradiso perché credeva che in questo modo avrebbe “attirato dell’attenzione” nei suoi confronti.
Perdonate la brevità, ma a causa della mia condizione sarò sintetico. Non sono morto. Non sono andato in paradiso. L’ho detto perché credevo che avrei attirato dell’attenzione su di me. Quando ho detto quelle cose non avevo ancora letto la Bibbia. Alcuni hanno tratto dei guadagni dal mio libro, e continuano a farlo. Queste persone dovrebbero leggere la Bibbia. La Bibbia è l’unica fonte di verità. Qualsiasi cosa scritta da un uomo non può essere infallibile. È solo attraverso il pentimento riguardo i propri peccati e la fede in Gesù Cristo figlio di Dio, che è morto per i peccati di tutti (sebbene non ne avesse commesso alcuno), che si può essere perdonati e quindi fare esperienza del paradiso; e non attraverso gli scritti di un uomo. Voglio che il mondo intero sappia che leggere la Bibbia è sufficiente. Coloro che mettono in commercio materiali come il mio libro devono essere spinti a pentirsi, e a ritenere la Bibbia l’unica fonte.
In Cristo, Alex Malarkey
Dall’inizio
Alex Malarkey ha avuto un grave incidente d’auto nel 2004, quando aveva 6 anni. Rimase due mesi in coma, e quando si risvegliò era paralizzato. Non è chiaro quando abbia cominciato a raccontare della sua presunta esperienza post mortem: alcune delle storie contenute nel libro – nel quale Malarkey racconta fra le altre cose di aver parlato con Gesù e di aver visto angeli “grossi e muscolosi con le ali sulla schiena” – erano state menzionate in un sito che oggi non esiste più e che i genitori di Malarkey avevano aperto per raccontare i suoi progressi. Nel gennaio del 2009, Malarkey aveva ottenuto una certa popolarità per essere stato il paziente più giovane a cui fu impiantato il Sistema di cadenza del diaframma (“Diaphragm Pacing System”, DPS), un macchinario che attraverso uno stimolo elettrico dei nervi del diaframma permette al paziente di respirare più agevolmente (uno dei pazienti più famosi che lo utilizzò fu l’attore Christopher Reeve, che era diventato tetraplegico in seguito a una caduta da cavallo).
In quei giorni, un giornalista di Associated Press che stava seguendo l’intervento chirurgico suggerì a Kevin Malarkey di scrivere un libro sulla storia di Alex. Quattro mesi dopo l’intervento, nel maggio del 2009, Kevin Malarkey invitò a casa Matt Jacobson, un agente letterario che – come raccontato dalla stessa madre di Alex nel suo blog – insistette su «quanti soldi si potrebbero fare non solo con un libro, ma con una serie di libri e possibilmente un film».
Contrariamente al parere di Beth Malarkey, alla fine del 2009 Kevin Malarkey firmò da solo un contratto con la casa editrice Tyndale, che negli Stati Uniti pubblica una delle versioni della Bibbia più popolari. Nel suo blog, Beth Malarkey ha scritto che non ha ancora capito se all’epoca del primo incontro con Jacobson suo marito stesse già lavorando al libro: altrove ha spiegato chiaramente che Alex non è l’autore del libro e che non ha niente a che fare con Jacobson, che in seguito è diventato l’agente di suo marito. Il ragazzo che tornò dal paradiso fu pubblicato il 2 luglio del 2010.
Dubbi e conseguenze
All’inizio dell’agosto del 2011, Alex Malarkey scrisse sulla pagina Facebook del libro uno strano commento a proprio nome (Alex può usare un computer con una specie di joystick che controlla con la bocca): «Uno dei libri più ingannevoli di sempre». Il commento fu poi cancellato. Già nell’aprile del 2012, la madre di Alex si era lamentata con Tyndale riguardo vari aspetti del libro: tutte le sue lamentele, però, ruotavano intorno al fatto che secondo lei il libro non era da attribuire ad Alex e suo marito, ma unicamente a suo marito.
Tyndale dice di essere stata informata delle opinioni di Alex sul libro solo di recente. Una mail ottenuta dal Guardian risalente all’aprile del 2012 sembrerebbe però smentire questa versione: la mail è indirizzata a Beth Malarkey ed è stata scritta da un dirigente di Tyndale i cui colleghi erano stati a casa dei Malarkey: «mi è stato riferito che Alex non voleva essere ripreso in video. Non ero a conoscenza del fatto che Alex non volesse che nel libro ci finisse qualsiasi cosa che avesse a che fare con gli angeli e il paradiso». Quando gli fu proposto come titolo Il ragazzo che tornò dal paradiso, Alex si oppose ma non riuscì a farlo modificare.
Oggi Kevin Malarkey, che già prima di scrivere il libro lavorava come “terapeuta cristiano”, concede interviste e tiene conferenze, senza Alex. È l’unica persona che percepisce i ricavi delle vendite del libro. Beth Malarkey ha provato a chiedere a Tyndale di rompere il contratto con Kevin, ma un dipendente della casa editrice le ha detto che anche interrompendo il contratto suo marito avrebbe potuto rivolgersi nel giro di poche settimane a un’altra casa editrice, facendo ripubblicare il libro. Un rappresentante di Tyndale ha raccontato al Guardian di avere provato a proporre a Beth, Kevin e Alex di incontrarsi per risolvere la questione, ma che Beth ha sempre rifiutato. Secondo un amico di Beth contattato dal Guardian, la donna ha rifiutato perché convinta di dovere affrontare suo marito e una serie di dipendenti di Tyndale determinati a non ritirare il libro dal commercio. Nel frattempo, Kevin Malarkey ha pubblicato un altro libro religioso, di scarso successo.
foto: AP Photo/Tony Dejak