In Yemen si sono dimessi tutti
Il presidente e i membri del governo hanno rinunciato al loro incarico, Sana'a' è controllata dai ribelli e il sud si è proclamato indipendente sulla televisione di al Jazeera
Negli ultimi due giorni in Yemen è successo un po’ di tutto. Mentre sono andati avanti gli scontri per le strade della capitale San’a’ tra esercito yemenita e ribelli, il governo si è dimesso in blocco e poco dopo anche il presidente Abed Rabbo Monsour Hadi ha presentato le dimissioni al parlamento. Ora la situazione è molto confusa. Lo Yemen si ritrova senza una leadership legittimata: San’a’ è controllata dai ribelli houthi (che sono sciiti e appoggiati dall’Iran), nel sud ci sono i secessionisti che spingono per staccarsi dal governo centrale e nel sud-est c’è al Qaida nella penisola arabica, che potrebbe approfittare della mancanza di uno stato per rafforzarsi ed espandere la sua influenza.
In serata è arrivata la notizia che il parlamento non ha accettato le dimissioni di Hadi. La situazione per ora comunque non cambia: Hadi si trova da due giorni agli arresti domiciliari, visto che i ribelli houthi hanno circondato la sua residenza privata impedendogli di uscire. Hadi è un solido alleato degli Stati Uniti nella lotta contro al Qaida nella penisola arabica, la divisione di al Qaida che opera in Yemen e che ha rivendicato l’attentato terroristico a Parigi del 7 gennaio contro la sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo.
Le cose sono peggiorate molto rapidamente da mercoledì sera, quando i ribelli houthi e il presidente Hadi hanno trovato un accordo sulla nuova Costituzione. L’accordo, hanno scritto diversi siti di news, prevede parecchie concessioni ai ribelli in cambio del loro ritiro dal palazzo presidenziale e da diversi altri punti strategici di Sana’a’. Nelle ore successive, i ribelli non hanno però rispettato l’accordo, costringendo il governo e il presidente a dimettersi. In una nota diffusa nella serata di giovedì, il primo ministro yemenita Khaled Bahah ha spiegato di essersi dimesso per “evitare di far parte di quello che sta succedendo e succederà in futuro”.
The resignation of #Yemen‘s Prime Minister in English… pic.twitter.com/BjafVp1to1
— Nadia Sakkaf (@NadiaSakkaf) 22 Gennaio 2015
Nel frattempo i ribelli hanno continuato a combattere nella provincia di Marib, nello Yemen centrale, dove si trovano le principali riserve di gas e petrolio del paese. Lo Yemen esporta una quantità di risorse energetiche molto ridotta rispetto ai più ricchi stati del Golfo Persico: essendo comunque un paese molto povero – il più povero del mondo arabo – i profitti legati al commercio del petrolio vengono considerati molto importanti per il budget nazionale. La crisi più grave sembra però che si stia verificando nel sud del paese: il leader dei secessionisti, Nasser al Nouba, ha detto alla televisione di al Jazeera che il sud si è proclamato indipendente (poco prima aveva provato a fare lo stesso annuncio ad al Arabiya, ma era stato interrotto). Non è chiaro al momento quali conseguenze questa dichiarazione potrà avere sul futuro del paese.