Il futuro del glorioso Brescia Calcio
Una delle squadre di calcio più antiche d'Italia – in cui hanno giocato Baggio, Pirlo, Guardiola – sta faticosamente cercando un nuovo proprietario
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Andrea Sorrentino ha raccontato su Repubblica le recenti difficoltà finanziarie del Brescia Calcio, una squadra fondata nel 1911 che da decenni si barcamena fra Serie A e Serie B (in cui gioca quest’anno), e in cui in passato hanno giocato fra gli altri grandi giocatori come Roberto Baggio, Andrea Pirlo e Pep Guardiola.
A luglio, a causa dei molti dei molti debiti accumulati negli anni, lo storico presidente 77enne Gino Corioni era infatti stato costretto a lasciare la presidenza dietro le pressioni della banca bergamasca UBI, che è il principale sponsor e creditore della squadra. Da allora, però, non è stata avanzata nessuna proposta concreta per acquistare la società, il cui debito è comunque relativamente piccolo (si parla di 12 milioni, al netto di alcuni crediti che deve ancora riscuotere). Anche alcuni famosi ex giocatori della squadra, come Andrea Pirlo e Daniele Bonera, si sono dati da fare per cercare finanziatori. Sono stati trovati 800mila euro necessari per saldare un debito, ma in generale si cercano dei proprietari “veri”: fra le possibili proposte che circolano in questi giorni, c’è quella di Profida – legata alla Infront, potentissima società svizzera di consulenza con diversi legami col calcio italiano – e del fondo “Brixia”, che tenta di raccogliere soldi fra i tifosi della squadra.
La polvere di ferro quasi la vedi e la tocchi, nell’aria lattiginosa delle tre valli che separano la città dal lago di Garda. Così la chiamano Iron Valley, questa provincia che trasuda laboriosità, capannoni industriali e ricchezza, quinta in Italia per abitanti, terzo motore economico del paese, terza per presenza di immigrati regolari. In alcune zone, come a Lumezzane, c’è un’impresa ogni 12 persone. È un trionfo di colossi imprenditoriali o di industriole, la valle del ferro dove il ferro diventa acciaio per produrre macchine utensili d’ogni tipo, o camion e tir, o armi, o tondini, rubinetti, posate, ma ci sono anche quelli che lavorano il cuoio per le scarpe o i tessuti per l’abbigliamento, o i materiali di costruzione, e arredamenti, e sanitari per bagni. Chiunque di noi ha in casa, o possiede, qualcosa che è stato fabbricato qui. Conseguenza logica: a Brescia e dintorni in molti hanno conti in banca a sei zeri.
Conseguenza illogica: non un cane tira fuori un euro per salvare il glorioso Brescia calcio, 103 anni di vita, il club col record di campionati giocati in serie B ma che in A ha fatto spesso parlare di sé, e quanto. Basti solo un elenco sommario di gente passata, nata o risorta qui: Hagi e Raducioiu, Pirlo e Baggio, Guardiola, Hubner, Toni, Hamsik. Nel maggio 2001 l’apice col settimo posto in A, con un Baggio miracoloso e Mazzone che si inventa, profetico, Pirlo regista, fino alla finale Intertoto persa col Psg di Anelka e Okocha. Sono trascorsi nemmeno 14 anni, e in mezzo c’è stato il terremoto di Calciopoli per il quale il club chiede ancora un risarcimento danni (retrocesse al posto di Fiorentina e Lazio che furono salvate dalla giustizia sportiva), eppure due sere fa il Brescia ha temuto per la sua stessa vita: non fossero arrivati in extremis 800mila euro per saldare un debito con il fisco, si sarebbe dovuto sbaraccare.
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nella foto: uno striscione appeso dai tifosi del Brescia il 17 gennaio durante Brescia-Frosinone di Serie B (Giuseppe Zanardelli/LaPresse)