La Russia, la crisi e le sanzioni
I ministri degli Esteri dell'UE hanno detto che non ci sono ragioni per ammorbidirle; intanto – tra molti guai – è emersa una conseguenza positiva delle sanzioni per Putin
Lunedì 19 gennaio i ministri degli Esteri dei paesi membri dell’Unione europea hanno detto che in mancanza di fatti nuovi non c’è alcun motivo valido per allentare le sanzioni contro la Russia, nonostante le proposte fatte da Federica Mogherini, capo della diplomazia dell’Unione Europea. Prima dell’incontro Mogherini aveva fatto circolare un documento riservato di cinque pagine in cui si sosteneva che l’Unione Europea avrebbe dovuto riaprire un dialogo con la Russia su diverse questioni e rivedere le sue politiche punitive verso il governo di Mosca. Il documento non ha avuto però molto successo: «Alla luce degli eventi in corso in Ucraina orientale, nessuno ha avuto l’idea di allentare le sanzioni», ha detto tra gli altri il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier.
(Federica Mogherini e la Russia, di nuovo)
La Russia sta attraversando una grave crisi finanziaria ed economica. La situazione in Ucraina orientale ha causato tensioni e timori a livello internazionale e sui mercati. Il rublo, la moneta russa, ha toccato nuovi livelli minimi rispetto al dollaro perdendo fino al 45 per cento del suo valore. Le sanzioni imposte dall’Occidente hanno impedito di usare le classiche soluzioni che vengono adottate quando crolla il valore della moneta nazionale, cioè più esportazioni, più consumi interni e più investimenti diretti esteri. Putin, per rispondere alle sanzioni, ha vietato le importazioni di cibo da Europa e Stati Uniti, ma questo ha provocato un aumento dei prezzi e un ulteriore aumento dell’inflazione. Il prezzo del petrolio, infine e per varie ragioni, è crollato, ma metà delle entrate dello stato russo derivano proprio dal petrolio e dal gas naturale. Si è insomma verificata quella che alcuni giornali internazionali hanno descritto come una “tempesta perfetta”.
(La Russia è davvero nei guai)
Il grave peggioramento della situazione economica russa ha avuto però almeno una conseguenza positiva per il paese: le crisi economica e politica hanno «salvato il sogno post-olimpico di Putin», scrive il Washington Post. I russi – o almeno, una certa categoria di russi – hanno infatti scelto più che in passato di trascorrere le loro vacanze invernali a Sochi, che tradizionalmente è una meta molto popolare ma solo d’estate. E si tratta di «un fatto nuovo e significativo», come ha spiegato Maya Lamidze, responsabile dell’Associazione che riunisce i tour operator del paese. La caduta del rublo è la ragione principale di questo rinnovato interesse dei russi per mete di vacanza locali, ma non è l’unico.
La maggior parte dei turisti russi che sono stati o si trovano in vacanza nella zona di Sochi si sarebbero molto probabilmente potuti permettere un viaggio verso i paesi dell’Europa in cui erano abituati ad andare negli scorsi anni. Ma visto l’attuale clima politico non hanno voluto farlo, probabilmente come reazione alle sanzioni. La scorsa settimana una grande banca russa ha fatto sapere che i suoi clienti hanno speso il 40 per cento in meno sulle vacanze di Capodanno all’estero rispetto all’anno precedente, ma anche che hanno speso oltre il 50 per cento in più rispetto all’anno passato per andare in vacanza in Russia.