Il “Blue Monday” è ovviamente una bufala
La storia del "giorno più triste dell'anno" nasce da una campagna pubblicitaria e non ha fondamenti scientifici: meglio cercare un'altra scusa per lamentarsi
Secondo diversi siti di news oggi sarebbe il “Blue Monday”, cioè il giorno più triste dell’anno (“blue” in inglese vuol dire anche triste, depresso). “Oggi è il giorno più triste dell’anno, il terribile «blue monday»” – scrive il Corriere nel titolo del suo articolo – “secondo un’equazione matematica il terzo lunedì di gennaio porta depressione e tristezza”. Repubblica consiglia come vincere il giorno più triste dell’anno, attribuendo l’equazione a “Cliff Arnall, psicologo dell’Università di Cardiff” e sostenendo che lo studio di Arnall è “preso molto sul serio, tanto che in Gran Bretagna è stato calcolato che proprio in questa giornata sono tantissimi i lavoratori che si assentano dal lavoro”. Ma la “notizia”, in termini praticamente identici, si legge anche sul Mattino, sul Messaggero e su molti altri siti di news.
Come si può facilmente intuire, il “Blue Monday” è una bufala che non ha nessun valore scientifico: è stata inventata da una campagna pubblicitaria e nonostante questo circola ogni anno anche su testate molto autorevoli. L’università di Cardiff ha preso le distanze da tempo da Cliff Arnall. Come scrive il Guardian, la storia del “Blue Monday” è uno dei molti esempi di operazioni di marketing basate su argomenti pseudoscientifici diffusi con la complicità pigra dei media. Il resto lo mette in ordine l’edizione italiana di Wired.
Uno dei momenti migliori in cui si viaggia? Forse quando ci si sente tristi e si parte per fuggire dalla monotonia. È per questo che, all’inizio del 2005, la compagnia di viaggi Sky Travel decide di farci sentire tutti più tristi, lanciando una campagna pubblicitaria in cui ci rivela che se ci sentiamo giù di morale è perché il 24 gennaio è il Blue Monday, il giorno più deprimente dell’anno. Il tutto, naturalmente, scoperto sulla base di calcoli scientifici affidati a seri analisti che chiamano in causa importanti fattori matematici. Quali? Il meteo, i debiti di ognuno, i giorni che ci separano dal Natale, il salario mensile, il tempo trascorso dalla presa di coscienza che i nostri propositi di fine anno sono già miseramente falliti, la scarsa motivazione e, infine, un brillante coefficiente legato alla consapevolezza che “c’è bisogno di agire“. Il risultato è inequivocabile: il giorno più triste dell’anno è il lunedì dell’ultima settimana che ricade completamente nel mese di gennaio. Ed ecco da dove viene fuori (nulla a che vedere con il nostro Wired Index):
Sebbene questa formula apparentemente sembri sensata, è completamente sconclusionata (ammesso che effettivamente si riescano a quantificare questi insoliti parametri, non si specificano nemmeno le unità di misura, per dire). Anche volendoci ragionare seriamente: che clima si considera? Quello di Londra, quello delle Isole Canarie, quello di Tangeri? Ma poi: la distanza dal Natale non incide granché su chi è induista, per esempio.