Le proteste contro Charlie Hebdo in Niger
Nove persone sono state uccise in due giorni di manifestazioni: sei chiese e molti negozi sono stati saccheggiati e bruciati
Almeno nove persone sono state uccise durante le manifestazioni di protesta in Niger contro il nuovo numero di Charlie Hebdo, il settimanale satirico francese che questo mercoledì è uscito con una vignetta sul profeta Maometto in copertina. Lo scorso 7 gennaio dodici persone erano state uccise in un attacco alla sede di Charlie Hebdo, a Parigi, compiuto da due estremisti islamici che hanno detto di avere agito per vendicare precedenti pubblicazioni di altre vignette su Maometto.
Le manifestazioni, cominciate venerdì e proseguite sabato, sono state pacifiche in molte città del Niger. Nella capitale Niamey e nella città di Zinder, tuttavia, gruppi di manifestanti hanno incendiato almeno sei chiese, e molti negozi posseduti da non musulmani sono stati saccheggiati. Due corpi sono stati trovati in una chiesa carbonizzata, altri tre in un locale dove si serviva alcol (che è proibito dalla religione islamica, ma non dalle leggi del Niger). Durante le manifestazioni di venerdì erano già morte altre quattro persone.
Il Niger confina a sud-est con le zone della Nigeria controllate dal gruppo fondamentalista Boko Haram. È un’ex-colonia francese e il francese è anche la lingua ufficiale. La maggioranza dei 17 milioni di abitanti è di religione musulmana, mentre una piccola percentuale è cristiana (circa lo 0,5 per cento della popolazione). In passato il Niger è stato all’ultimo posto nella classifica dei paesi dove i cristiani subiscono le persecuzioni maggiori (questo tipo di classifica viene realizzata dall’ONG Open Doors: nell’ultimo aggiornamento il Niger era stato eliminato dalla lista dei primi 50).