Contro i Minions
Le scenette comiche gratuite dei film d'animazione – anche quelle di Scrat dell'Era Glaciale, per esempio – ne stanno peggiorando la qualità?
Jason Porath, che si occupa di effetti speciali cinematografici e ha lavorato per diversi film d’animazione prodotti dalla DreamWorks, ha scritto un lungo post sul suo blog criticando alcuni aspetti dei più noti film di animazione degli ultimi anni. Secondo Porath il problema principale è che i film di animazione stanno diventando sempre più «basati sul modello delle “scenette singole”, senza lo sviluppo di una vera storia»: e che cioè le case cinematografiche puntino a inserire nel film piccole scenette di comicità facile che abbiano un effetto immediato, piuttosto che costruire una storia e approfondire i personaggi, danneggiando la qualità complessiva del film. Gli esempi più immediati sono i Minions di Cattivissimo me o Scrat, lo “scoiattolo preistorico” dell’Era Glaciale. Secondo Porath è indicativo che una cosa del genere sia avvenuta per esempio con Kung Fu Panda:
Il personaggio di Po [il panda protagonista] alla fine del primo film era pronto per crescere davvero, al di là del suo profilo da “stupido grassoccio”. Ma nella maggior parte delle scene del film (e del trailer) non gli è stato permesso di farlo. Anche i momenti più seri del film sono stati rovinati da gag scadenti: la ricostruzione di Po della propria infanzia, culminata con il notevole riconoscimento di sé («Io sono Po»), viene privata del suo impatto narrativo quando subito dopo il panda aggiunge: «e ho bisogno di un cappello» (la frase è stata tagliata, per pietà, dall’utente di YouTube che ha caricato il video).
Porath ha anche dato un nome alle scenette comiche slegate dalla trama del film, ma che sono disseminate al suo interno o nei trailer: hashgags.
Si tratta di una gag inserita di solito su richiesta dei tizi del marketing, con l’intenzione di vendere meglio il film. Viene inserita nel film nelle ultime fasi della produzione e viene testata su un gruppo di persone poco prima che il film esca nei cinema. Alcune gag vengono ripetute regolarmente all’interno del film: altre compaiono solo una volta, magari nel trailer. E stanno rovinando l’intera industria.
L’ “antenato” dei moderni hashgag sono state le scene con lo scoiattolo Scrat nella saga dell’Era Glaciale: a parte alcune eccezioni le sue scene erano slegate dalla trama del film ed erano inserite come una specie di intermezzo comico. Un esempio recente, invece, lo si può trovare in Big Hero 6, il nuovo film della Disney tratto da un gruppo di supereroi Marvel e incentrato su un ragazzino che vuole diventare supereroe affiancato da un buffo robot grassoccio, Baymax. Nelle scene iniziali del film il protagonista insegna a Baymax un particolare modo di “dare il cinque” che termina con uno sbuffo: il robot, non potendo soffiare, imita goffamente il gesto pronunciando una cosa del tipo “Balalala”. La cosa diventa una gag ricorrente del film.
Scrive Porath:
La maggior parte delle persone, probabilmente, ha visto la scena e riso per la sua scemenza. Io, invece, ho fatto due conti. Dopo avere assistito alla scena, ho previsto (correttamente) che sarebbe stata ripetuta altre due-tre volte nel film, con un intervallo di circa venti minuti. E che sarebbe stata riutilizzata dalla divisione marketing attraverso trailer, campagne televisive o su Twitter (lo è stata, come potete vedere dall’hashtag presente nel video di YouTube). Ho anche ipotizzato che fosse stata inserita nel film alla fine della produzione (vero, a quanto mi hanno detto le mie fonti alla Disney). Non sarei sorpreso se questa sia stata una delle molte scene ad essere state “testate” nelle proiezioni di prova.
Secondo Porath, però, il «simbolo» della diffusione degli hashgag sono i Minion, gli esserini gialli aiutanti del protagonista Gru nella saga di Cattivissimo Me (che sono inoltre protagonisti di un film che uscirà in Italia il 27 agosto). Porath dice di odiare i Minion «in maniera violenta e personale».
Sono personaggi carini ma senza uno scopo, la cui presenza non è giustificata, compressi come sono in ridicole scenette. Queste scene possono circolare ovunque senza preoccupazione per la loro coerenza o il loro livello artistico. Per me puzzano lontano un miglio di cinica ingerenza del marketing. Sono molto più popolari degli altri personaggi di Cattivissimo Me (ricordate il nome delle figlie di Gru? O del cattivo? O di sua moglie?), al punto da diventare il centro delle campagne pubblicitarie e di merchandising. Non sono nemmeno doppiati da attori pagati ma dagli stessi registi del film. Il loro successo ha senso – il loro umorismo è molto terra terra, del tipo scivolone-sulla-buccia-di-banana, ed è comprensibile da adulti e bambini di qualsiasi paese – ma è frutto di un livello tremendamente basso di produzione artistica.
Secondo Porath non tutti i film d’animazione devono essere necessariamente “seri” come le prime scene di Up o come Il principe d’Egitto, un film d’animazione della DreamWorks uscito nel 1998 e ispirato alla storia biblica di Mosè. Il guaio, però, è che si sta andando verso la direzione opposta: a pochi mesi dall’uscita di un certo film di animazione, quando le case cinematografiche non sono sicure del suo successo, inseriscono gli hashgag peggiorandolo dal punto di vista artistico. È un problema per le stesse case cinematografiche, che quindi non riescono a riconoscere se un dato prodotto avrà successo o meno: è successo per esempio con Frozen, uno dei film d’animazione più di successo degli ultimi anni, diffuso dalla Disney alla fine del 2013. La Disney, secondo Porath, credeva così poco nel film che dopo la sua uscita – e il suo successo – è rimasta a corto di merchandising inerente ai personaggi del film. E inoltre, altro indicatore dei suoi calcoli sbagliati, ha sentito l’esigenza di confezionare un trailer che non fosse incentrato sui personaggi del film: ma che fosse sostanzialmente un hashgag, peraltro di una scenetta nemmeno inclusa nel film.
Conclude Porath:
Temo che le conquiste ottenute da film come Toy Story 2 o il Principe d’Egitto saranno perdute, e che torneremo indietro a un mondo nel quale anche i grossi film d’animazione – quelli che dovrebbero portare avanti la qualità artistica del genere – finiscano per essere come
i cartoni di Tom e JerryCattivissimo Me. I film d’animazione dovrebbero essere in grado di vivere dei propri meriti ed esistere come prodotto artistico in sé. Ma se nemmeno Frozen riesce a essere venduto per quello che è, quante possibilità hanno gli altri film?