L’uomo che ha pubblicato il video di Ahmed Merabet
È un ingegnere di cinquant'anni e si rammarica di aver fatto una sciocchezza a mettere online le immagini dell'agente ucciso sul marciapiede di Parigi
Associated Press ha intervistato l’uomo che mercoledì 7 gennaio ha filmato l’uccisione del poliziotto 42enne Ahmed Merabet fuori dalla sede del settimanale francese Charlie Hebdo, e ha poi pubblicato online un video che è stato visto in tutto il mondo e ha generato discussioni e polemiche, oltre a diventare rapidamente l’immagine principale della strage. L’autore del video, che si chiama Jordi Mir, è di origine spagnola ed è un ingegnere di circa 50 anni, ha detto ad Associated Press di avere pubblicato subito il video su Facebook per via di «uno stupido riflesso» e ha aggiunto di essersi pentito di averlo fatto: «sono stato preso dal panico. Dovevo parlarne con qualcuno. Ho messo il video su Facebook: il mio sbaglio è stato quello».
Mir ha raccontato di essersi avvicinato alla finestra sentendo degli spari – la sua casa si trova su boulevard Richard Lenoir, poco lontano dalla sede di Charlie Hebdo dove era da poco avvenuta la strage – mentre stava scrivendo una mail. Ha iniziato a filmare (non è chiaro con che tipo di dispositivo), ma dapprima «non aveva idea di cosa stesse riprendendo». Mir ha detto che quando ha visto gli attentatori vestiti di nero e con un fucile in mano ha pensato che facessero parte di una unità della polizia accorsa sul posto per una rapina a una banca. Quando li ha visti avvicinarsi a Merabet, il poliziotto sdraiato per terra e già ferito, ha pensato che stessero andando a soccorrerlo.
Nel video, si sente il terrorista chiedere al poliziotto: «vuoi ucciderci?». Il poliziotto risponde «no, è tutto ok, capo». L’attentatore a quel punto spara a Merabet alla testa, uccidendolo. Poco dopo aver filmato la scena, Mir ha scaricato il video sul proprio computer – racconta – e lo ha trasferito su un hard disk esterno che ha consegnato alla polizia. Poi ha caricato il video su Facebook. Dopo circa un quarto d’ora, convinto di aver fatto la cosa sbagliata, Mir l’ha rimosso da Facebook: il filmato però era già stato visto moltissime volte, copiato e caricato su YouTube. Meno di un’ora dopo, le televisioni hanno cominciato a mandarlo in onda.
Mir dice di aver rifiutato delle offerte in denaro da parte di alcuni media per acquistare il filmato. Ha detto di avere chiesto ai media di oscurare il volto di Merabet, e ha aggiunto che molti hanno mandato in onda il video senza chiedergli il permesso. Mir ha dato ad Associated Press il permesso di diffondere il video dopo avergli chiesto di tagliare la parte in cui l’attentatore spara a Merabet: Associated Press ha accettato la richiesta, spiegando anche che si tratta di «una pratica standard» adottata dall’agenzia.
La questione se mandare in onda o meno le immagini della morte di Merabet sono state estesamente discusse da giornalisti e commentatori di vari paesi: in molti hanno comunque scelto di mostrare il video pubblicato da Mir, anche solo parzialmente, tagliando l’uccisione di Merabet (il Post ha deciso di mostrarlo integralmente subito dopo che era stato messo online, e di non riproporlo quando è stato rimosso). Il fratello di Merabet ha criticato la diffusione del video da parte dei media. Tre giorni dopo l’attacco, ha chiesto ad alcuni giornalisti: «come osate mandare in onda quel video? Sento la sua voce. Lo riconosco. Lo vedo e lo sento mentre viene massacrato, ogni giorno».
Per molti però, proprio quelle immagini hanno mostrato con efficacia la violenza disumana degli attentatori e contribuito alle reazioni e alla solidarietà e protesta di questi giorni in tutto il mondo.
Mir ha detto di voler far sapere alla famiglia di Merabet di essere «molto dispiaciuto» per avere pubblicato il video su Facebook e di non sapersi ancora spiegare cosa lo abbia spinto a pubblicare il video. «Non c’è una risposta. Faccio una foto – magari di un gatto – e la metto su Facebook. È stato lo stesso stupido riflesso».