Il piano del governo indiano contro la defecazione all’aperto
L'installazione di oltre 500 mila bagni non ha prodotto gli effetti attesi: l'uso dei servizi igienici sarà controllato casa per casa
Mercoledì 31 dicembre il governo indiano guidato dal primo ministro Narendra Modi ha annunciato una nuova fase di un piano nazionale per incentivare l’utilizzo dei bagni e contrastare la diffusa pratica di defecare e urinare all’aperto. Il governo ha detto di aver fatto installare 503.142 latrine domestiche da ottobre scorso: a partire dalle prossime settimane gli ispettori sanitari dell’unità creata appositamente nei mesi scorsi controlleranno casa per casa l’utilizzo dei bagni da parte dei residenti e pubblicheranno i dati online in tempo reale tramite smartphone e tablet. «In precedenza il monitoraggio era stato compiuto soltanto riguardo la costruzione dei bagni, ma ora l’utilizzo effettivo dei servizi igienici sarà oggetto di accertamenti», si legge in un comunicato diffuso dal governo.
Gli esperti consultati dal governo indiano sostengono che i bagni costruiti in migliaia di case vengano usati nella maggior parte dei casi come ripostigli: molte persone continuano a credere che i bagni siano un servizio meno igienico rispetto alla defecazione all’aperto, lontano da casa. UNICEF stima che quasi 594 milioni di persone in India – circa la metà della popolazione – siano solite defecare all’aperto, e la situazione è ancora più grave nelle aree rurali più povere. Un rapporto del 2012 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità diceva che la pratica era abituale tra 626 milioni di persone. Un articolo dell’Economist del luglio scorso sosteneva che il 72 per cento delle persone che vivono nelle aree rurali in India defecano all’aperto – tra i cespugli, nei campi, ai margini delle strade – e che del miliardo di persone al mondo che non dispongono di bagni più della metà vivono in India. Secondo uno studio della Banca Mondiale del 2012, l’assenza di servigi igienici – insieme ad altre lacune igienico-sanitarie – produce perdite per il paese pari a circa 45 miliardi di euro all’anno in termini di costi sanitari per le malattie e di conseguente scarsa produttività sul lavoro.
A ottobre scorso, il primo ministro Modi ha avviato un programma sanitario (Swachh Bharat Abhiyan, Missione India Pulita) che mira a eliminare del tutto la pratica della defecazione all’aperto entro il 2019. L’installazione di oltre 500 mila bagni domestici è stato uno dei primi provvedimenti, ma finora non sembra aver prodotto le conseguenze attese. Diversi analisti sostengono che siano necessari un cambiamento culturale e una maggiore informazione piuttosto che un aumento dei controlli e una coercizione all’uso dei bagni. Secondo un recente sondaggio condotto dal Research Institute for Compassionate Economics, un centro studi di Delhi, su 3.200 famiglie circa la metà di quelle che non hanno un bagno credono che “defecare all’aperto per la salute sia uguale o meglio che usare una latrina”.
Alcuni contestano la distribuzione delle risorse e ritengono che una maggiore percentuale dei fondi stanziati dal governo per il piano India Pulita (circa 25 miliardi di euro) debba essere investita a favore dell’informazione, dell’educazione e della comunicazione: attualmente viene impiegato in questo settore l’8 per cento dei fondi. «Su questo spenderei almeno la metà dei soldi complessivi», ha detto al Wall Street Journal Santosh Mehrotra, docente di economia all’Università Jawaharlal Nehru di New Delhi.
Tre donne reggono i recipienti di acqua da loro usati per lavarsi dopo aver defecato all’aperto sotto un ponte nella periferia di Jammu, in India, il 19 novembre 2014.
(AP Photo/Channi Anand)