“The Imitation Game”, la storia vera
Il nuovo film con Benedict Cumberbatch racconta la storia del matematico Alan Turing e degli altri analisti che durante la Seconda guerra mondiale decifrarono i codici segreti dei nazisti
Giovedì primo gennaio è uscito in Italia “The Imitation Game”, un film che racconta la vita del matematico inglese Alan Turing e dei suoi successi nel decrittare i codici usati dalle forze armate naziste durante la Seconda guerra mondiale. Il film racconta anche degli anni successivi alla guerra: per esempio del periodo durante il quale Turing fu condannato per atti osceni dopo avere ammesso di intrattenere relazioni omosessuali. Il film è diretto da Morten Tyldum e interpretato da Benedict Cumberbatch, nel ruolo di Turing, e da Keira Knightley, che interpreta Joan Clarke, un’analista e amica di Turing.
Al centro del film c’è uno degli avvenimenti più salienti nella vita di Turing: il suo lavoro alla Scuola di crittografia di Bletchey Park, a Londra. Qui Turing, insieme a molti altri matematici, campioni di scacchi e analisti dell’intelligence, si occupò per gran parte della guerra di decrittare i messaggi in codice delle Potenze dell’Asse. Le informazioni ottenute dalle decrittazioni si chiamavano collettivamente “Ultra” (che stava per “ultra segreto”). Turing è però famoso per un altro nome in particolare: “Enigma”.
Durante la Seconda guerra mondiale gli eserciti potevano utilizzare due metodi per comunicare a distanza: il telefono o la radio. Il primo era, ovviamente, più sicuro e più affidabile, anche se a volte impossibile da usare: per comunicare con gli stormi di aeroplani in volo, oppure con le navi in alto mare, bisognava affidarsi alla radio i cui segnali potevano però essere intercettati da chiunque. Per evitare il rischio che il nemico ascoltasse le comunicazioni, gli eserciti di tutto il mondo cifravano i loro messaggi radio, una tecnica nella quale i tedeschi erano all’avanguardia.
La loro macchina per cifratura si chiamava “Enigma” ed era un oggetto meccanico molto simile a una macchina da scrivere. Tramite una serie di testine e pistoni, Enigma criptava automaticamente un messaggio in modo che soltanto chi era in possesso di un’altra macchina Enigma e di una serie apposita di codici potesse leggerlo. Era un sistema molto avanzato per l’epoca e difficilissimo da decodificare per via dell’enorme quantità di calcoli che erano necessari per interpretare anche un solo messaggio. Come ogni codice, anche Enigma poteva essere decifrato. I tecnici tedeschi ritenevano però che nessuna potenza ostile avrebbe investito l’enorme quantità di risorse necessarie per decifrare il loro codice. Si sbagliavano.
Nel 1939 i servizi segreti polacchi erano riusciti a decifrare alcune versioni semplificate di Enigma. Dopo l’inizio della guerra, i tedeschi perfezionarono i codici e i polacchi si resero conto di non disporre delle risorse necessarie a proseguire il lavoro. Tecnici e conoscenze furono trasferiti nel Regno Unito, alla scuola di Bletchey Park, dove molti analisti ricominciarono a lavorare per decifrare il codice tedesco con molte più risorse di quelle impiegate dai polacchi pochi mesi prima. Tra gli scienziati impegnati nel progetto, Alan Turing era uno dei più brillanti.
Turing, insieme ad altri matematici come Gordon Welchman, ideò un macchina per decrittare i codici nazisti. La macchina era sostanzialmente più efficace di quella creata dai polacchi e fu migliorata diverse volte nel corso della guerra. Quando il personale si rivelò insufficiente per decrittare l’enorme volume di traffico dei tedeschi, i matematici scrissero al primo ministro britannico Winston Churchill (da sempre appassionato di spionaggio e operazioni spericolate) per chiedergli aiuto e assistenza. Churchill concesse loro appoggio e fondi quasi illimitati. Alla fine della guerra, Bletchey Park impiegava circa duecento macchine e centinaia di operatori.
Cosa ottenne Ultra?
Winston Churchill, che era incline alle frasi ad effetto, disse che il lavoro di Bletchey Park aveva permesso gli alleati di vincere la guerra. Altri scrissero che l’aveva accorciata di due anni, o forse quattro, e che era servita a risparmiare milioni di vite. Di certo c’è che le intercettazioni furono molto utili agli alleati in diverse situazioni. Aiutarono, anche se in maniera non determinante, l’aviazione britannica a difendere Londra e le altre città durante i bombardamenti tedeschi del 1940. Contribuirono in maniera più sostanziale alla lotta contro i sommergibili tedeschi nell’Oceano Atlantico, nonostante la Marina tedesca continuasse a migliorare i propri codici lasciando spesso Turing e Bletchey Park nell’impossibilità di decifrare i suoi messaggi (BBC approfondisce la questione qui).
I singoli contributi più spettacolari, però, furono probabilmente quelli ottenuti nel corso della campagna del deserto, combattuta fino al 1943 tra Egitto, Libia e Tunisia. Le informazioni ottenute dagli alleati sulle truppe tedesche e italiane erano così precise che in molti anche dopo la guerra – fino a che negli anni Settanta non fu rivelata l’esistenza di Ultra – credettero che qualche importante generale facesse il doppiogioco a favore degli inglesi. Dallo sbarco in Normandia, nel giugno del 1944, le intercettazioni Ultra persero sempre più importanza. Mano a mano che l’esercito tedesco si ritirava verso la Germania, i soldati cominciavano a fare sempre più affidamento sulle linee telefoniche, che non erano intercettabili. Per esempio l’offensiva delle Ardenne – lanciata dai tedeschi nel dicembre del 1944 – fu completamente ignorata da Ultra.
Anche quando riuscì pienamente a soddisfare le aspettative, è improbabile che il lavoro di Turing e di Bletchey Park abbia significativamente alterato il corso della guerra. Spesso le informazioni di Ultra servivano a confermare sospetti che gli alti comandi alleati già avevano, come il fatto che i tedeschi credessero che lo sbarco in Normandia fosse soltanto un attacco diversivo. Anche quando le intercettazioni furono determinanti per le vittorie inglesi, come durante la guerra nel deserto, aiutarono più che altro ad accelerare una serie di eventi che erano già in moto.
È difficile quantificare di quanto il lavoro di Turing e degli altri analisti abbia accorciato la guerra, ma è indubitabile che offrì un contributo significativo nell’aiutare i soldati alleati. Il Regno Unito non gli fu però molto grato per lo sforzo. Nel 1952 fu condannato per atti osceni a causa della sua omosessualità: pur di evitare la prigione, Turing accettò la castrazione chimica. Nel 1954 morì a causa di un avvelenamento da cianuro. L’inchiesta della polizia concluse che Turing si era suicidato.