Pagina99 chiude
Il direttore Emanuele Bevilacqua spiega che il numero che uscirà il 3 gennaio sarà l'ultimo, e racconta qual era il sogno iniziale del giornale
Emanuele Bevilacqua, direttore del settimanale Pagina99, ha scritto un editoriale in cui spiega che il numero che uscirà sabato 3 gennaio – sul quale sarà pubblicato l’articolo – sarà l’ultimo del giornale. Pagina99 esce da febbraio, ed era nato come quotidiano di carta: dopo un paio di mesi era stata mantenuta solo l’edizione settimanale e il sito web. Lo scorso 19 dicembre il direttore Bevilacqua aveva detto che il giornale era «a un passo dalla chiusura», e che per proseguire con le pubblicazioni serviva un milione e mezzo di euro.
Questo è l’ultimo numero di pagina99. Starà in edicola un po’ più a lungo del solito. Non per sempre però. È probabile che noi siamo dei pessimi comunicatori. Infatti non ci va di piangerci addosso né di prendercela con qualcuno. E quel che è ancora più grave, non ci va nemmeno di autocommiserarci o aprire spazi di autocelebrazione. Eppure sentiamo il bisogno di ringraziare ancora tutti quelli che ci hanno manifestato solidarietà e affetto e anche chi ha colto l’occasione per rivolgerci qualche domanda o qualche critica. Tutto fa brodo. Con la chiusura di questo numero, e verosimilmente dell’esperienza di pagina99, torniamo a fare i lettori. Non abbiamo mai smesso, abbiamo continuato a leggere la stampa italiana e quella internazionale. Abbiamo le nostre passioni, firme che amiamo leggere e giornali che non ci dispiacciono e, anzi, ci piacciono proprio. Eppure ora che torniamo a fare full time i lettori di giornali saremo necessariamente più insoddisfatti. Perché abbiamo ancora un sogno.
Ci auguriamo che da qualche parte, in questo Paese difficile e spento, ci sia qualcuno che stia progettando un giornale che ci piacerà leggere per intero. Un giornale che non si limiti a raccontare con ampi retroscena quel che è accaduto ieri e che lo commenti in tutte le salse possibili. A noi piace (ma anche no), sapere cosa ha in testa Renzi, è utile materiale di conversazione a cena quando non si sa cosa dire e gli argomenti familiari si stanno esaurendo. Il giorno dopo apriremo quello stesso giornale e troveremo altri retroscena e altre interpretazioni che poco hanno a che vedere con quelle del giorno prima. Tanto a che serve avere una memoria, contare sull’esperienza?
Ci piace leggere titoli arguti su giornali cui siamo affezionati. Ma che poi dietro il titolo mostrano un nulla nostalgico. Ci piace apprendere da scrittori che hanno vinto lo Strega grazie all’abilità propria e delle proprie case editrici, quale sia il loro rapporto con la tecnologia, con lo smartphone o con la bicicletta. Così come ci diverte avere tante pagine dedicate al tempo libero, alle passioni e alla cucina. Sì. Ci piace gustare una doppia pagina dedicata alle melanzane e a tutta la creatività che si può esprimere cucinandole.