“Big Eyes”, la storia vera
Il nuovo film di Tim Burton racconta la vicenda di una coppia molto famosa negli Stati Uniti degli anni Sessanta: una storia di quadri rubati e di una relazione violenta
Il primo gennaio è uscito in Italia “Big Eyes”, nuovo film di Tim Burton con Amy Adams e Christoph Waltz. Il film è ispirato alla storia vera di Walter e Margaret Keane, piuttosto famosi negli Stati Uniti degli anni Sessanta per dei quadri i cui soggetti erano bambini con gli occhi molto grandi, probabilmente prima o poi li avete visti in giro. Quando i due divorziarono, Margaret rivelò però tutta un’altra storia: era stata lei a dipingere tutti i quadri, mentre il marito aveva sempre sostenuto di esserne l’autore e se ne era preso meriti, popolarità e denaro.
Questa storia ha inizio a Berlino nel 1946. Un giovane americano di nome Walter Keane si trovava in Europa per imparare a dipingere. Venne colpito (lo scrisse lui stesso più tardi) dai grandi occhi dei bambini che cercavano il cibo nella spazzatura e cominciò a fare degli schizzi di queste «piccole vittime della guerra con i loro lividi, le loro menti e i loro corpi lacerati, i capelli arruffati e il naso che cola. Ecco la mia vita come pittore cominciò seriamente in quel momento», disse. Quindici anni più tardi, Keane divenne una specie di fenomeno. Siamo agli inizi degli anni Sessanta, nascono i tipici sobborghi americani fatti di villette a schiera con doppio giardino e milioni di persone desiderano mettere in mostra dei quadri alle pareti. Moltissime scelsero i bambini dagli occhi grandi di Keane.
Tra Berlino e il successo, però, Walter Keane aveva incontrato Margaret, sua futura moglie. I due si conobbero durante una mostra a San Francisco, nel 1955. Walter era un artista sconosciuto che non sarebbe diventato famoso prima di qualche anno. Quella notte, secondo il racconto che Keane fece nel suo libro di memorie del 1983, Margaret gli avrebbe detto: «Tu sei il più grande amante del mondo». E ancora: «Amo i tuoi quadri. Sei il più grande artista che io abbia mai visto. I bambini dei tuoi quadri sono così tristi. Fa male agli occhi vederli». Il racconto di lei, anche su come quella storia iniziò, è però molto diverso. Walter e Margaret si incontrarono effettivamente quella notte a San Francisco, lui era un uomo molto affascinante, questo era vero, ma la parte di conversazione riportata nelle memorie di lui riguardo i quadri non era vera. Non poteva esserlo: non lo sapeva nessuno, ma i quadri dei bambini con gli occhi grandi li dipingeva lei.
I primi due anni della loro vita furono felici, ma tutto cambiò una notte in cui Margaret accompagnò il marito in un club di San Francisco dove si esibivano comici come Lenny Bruce e Bill Cosby. Lì Walter Keane vendeva i quadri con i bambini dai grandi occhi: «Mi aveva fatta sedere in un angolo» racconta Margaret, che ora ha 87 anni, in una recente intervista al Guardian, «mentre lui era là, a parlare, a vendere quadri». A prendersi il merito, insomma, di quadri che non aveva dipinto. Margaret si rese conto improvvisamente che ai suoi committenti e ai vari clienti, Walter raccontava una grande bugia. Tornata a casa ebbe una lite con il marito, ma accadde qualcosa di inaspettato. Lui disse che avevano bisogno di soldi e che le persone erano più propense ad acquistare un dipinto se pensavano di parlare o di comprarlo direttamente dall’artista: «Se all’improvviso dicessi che sei stata tu, questo creerebbe confusione e la gente comincerebbe a farci causa». Per i dieci anni successivi Margaret annuì con rispettosa ammirazione ogni volta che il marito diceva di essere il miglior pittore di occhi dai tempi di El Greco e continuò a dipingere quadri che Walter vendeva spacciandoli per suoi. Diceva di sentirsi in trappola ma anche di non avere la forza di lasciarlo, non sapendo come mantenere sé stessa e la figlia che nel frattempo era nata dal loro matrimonio.
Agli inizi del 1960, stampe e cartoline con i bambini dagli occhi grandi erano vendute a milioni. Persone famose come Natalie Wood, Joan Crawford, Dean Martin, Jerry Lewis e Kim Novak e molte altre star di Hollywood comprarono degli originali. Qualche quadro venne acquistato anche da musei negli Stati Uniti, a Madrid, in Messico e a Tokyo. La vita della coppia cambiò: Walter e Margaret Keane si trasferirono in una grande casa con piscina e iniziarono a frequentare persone famose che Margaret non vide però quasi mai, poiché dipingeva anche sedici ore al giorno in una stanza sempre chiusa, con le tende alle finestre. Quando il marito non era a casa, telefonava di continuo per assicurarsi che Margaret non fosse uscita e fosse al lavoro. Nell’intervista al Guardian, Margaret ricorda un uomo crudele, geloso, prepotente e violento. La minacciava e le ordinava in continuazione dipinti con soggetti diversi: «Fanne uno con un costume da clown. Oppure: fai due bambini su un cavallo a dondolo. Un giorno ebbe l’idea che avrei dovuto fare un enorme dipinto, quello che sarebbe stato il suo capolavoro, da appendere al palazzo delle Nazioni Unite o da qualche altra parte. Ci ho messo un mese per farlo». Il “capolavoro” venne intitolato “Tomorrow forever”. Rappresentava un centinaio di bambini tristi dagli occhi grandi di ogni etnia e venne appeso nel 1964 all’Esposizione Universale di New York nel padiglione dedicato all’istruzione. Nel suo libro, Keane scrisse che la nonna morta gli era apparsa in sogno dicendogli che quel dipinto era come la Cappella Sistina di Michelangelo e che così sarebbe stata ricordata.
Dopo dieci anni di matrimonio, Margaret e Walter Keane divorziarono. Margaret promise all’ex marito che avrebbe segretamente continuato a dipingere per lui e lo fece, per un po’. Ma dopo aver consegnato 20 o 30 opere improvvisamente pensò: «Niente più bugie. D’ora in poi, mi limiterò a dire la verità». Iniziò con qualche breve dichiarazione in un’intervista nel 1970. Lui si difese attaccandola, dicendo che era un’ubriacona, una pervertita e che con i Testimoni di Geova (ai quali lei aveva nel frattempo aderito) aveva organizzato un complotto per raggirarlo. A quel tempo Margaret si era trasferita alle Hawaii e continuava a dipingere i bambini dagli occhi grandi in un mare azzurro pieno di pesci tropicali. Lui viveva nella casa di un pescatore a La Jolla, in California, con gravi problemi di alcolismo.
Verso la fine degli anni Ottanta, Margaret citò l’ex marito in tribunale. Per dirimere la questione a un certo punto il giudice chiese a entrambi di dipingere un bambino dagli occhi grandi proprio lì davanti a tutti, in aula. Margaret finì il quadro in 53 minuti. Walter disse che non poteva farlo perché aveva male a una spalla. Lei vinse la causa, fu autorizzata a firmare da quel momento i dipinti e venne stabilito che ricevesse un risarcimento di 4 milioni di dollari: non vide mai un centesimo, perché l’ex marito aveva speso tutto e non aveva ormai più nulla. Uno psicologo del tribunale gli diagnosticò un disturbo delirante. Walter Keane morì nel 2000. I dipinti dei bambini dagli occhi grandi, dopo un iniziale e grandissimo successo, cominciarono a essere presi di mira dalla critica. Nel 1973 Woody Allen immaginò che la ridicola società del futuro de Il dormiglione avrebbe riconosciuto i quadri di Margaret come una tra le più alte forme d’arte del passato. Margaret Keane vive ora in California ed è apparsa in un cameo del film di Tim Burton, che ha definito «fantastico e molto accurato».