Il direttore della Novaja Gazeta: «Putin sta riportando la Russia nel Medioevo»
Le condanne ai fratelli Navalny sono "la più eloquente dimostrazione che il regime guidato da Putin sta riportando la Russia nel Medioevo", scrive Dmitry Muratov
Dmitry Muratov, il direttore del giornale russo Novaja Gazeta – tra i pochi di opposizione al presidente russo Vladimir Putin, quello per cui scriveva anche Anna Politkovskaja – ha commentato duramente la sentenza con cui l’avvocato russo Alexei Navalny è stato condannato a tre anni e mezzo di carcere con la condizionale con l’accusa di avere rubato 30 milioni di rubli da due aziende. Per le stesse accuse è stato condannato anche suo fratello Oleg, che però non potrà godere della sospensione condizionale e sarà quindi incarcerato. Alexei Navalny è considerato il più importante e popolare oppositore di Vladimir Putin e del suo governo. La sentenza doveva essere annunciata il 15 gennaio, data per la quale erano già state indette varie manifestazioni di protesta, ma lunedì improvvisamente il tribunale russo ha deciso di comunicare il verdetto in anticipo.
La condanna dei fratelli Navalny è la più eloquente dimostrazione che il regime guidato da Putin sta riportando la Russia nel Medioevo. Perché questa sentenza non ha niente a che fare con la giustizia, ma fa riferimento diretto ai tempi dell’Inquisizione, quando regnava un principio fondamentale: tortura il fratello del tuo nemico! Con questa sentenza il tribunale Zamoskvoretskij ha emesso una condanna e un verdetto definitivo, ma non contro i fratelli Navalny: l’ha data al sistema stesso della Giustizia nazionale.
In altre parole, la Giustizia russa ha emanato una sentenza contro se stessa. Mi spiego: in un sistema normale, può capitare che singole decisioni dei giudici e dei tribunali possano essere ingiuste. È prevista la possibilità di un errore, ci possono anche essere sentenze considerate ingiuste. Nel nostro caso, invece, il processo giudiziario ha smesso del tutto di avere a che fare con la giustizia.