La “polemichetta” sulla chiusura festiva di Pompei
Tomaso Montanari scrive, su Repubblica, sulla "proverbiale pigrizia della macchina italiana dell'informazione"
Tomaso Montanari, quarantenne storico dell’arte che scrive spesso su Repubblica a proposito delle questioni sulla conservazione del patrimonio artistico italiano, ha criticato severamente la nuova polemica montata – a suo stesso dire – dai media italiani intorno alla chiusura in alcune giornate festive di luoghi di visita turistica come le rovine di Pompei. Secondo Montanari la chiusura è una cosa normalissima, e la questione deriva dalla “pigrizia” dei mezzi di informazione che l’hanno esaltata nei giorni passati.
Siamo davvero un Paese singolare: da tre giorni infuria la polemica sugli scavi di Pompei chiusi a Natale e a Capodanno (e il 1° maggio: come tutti gli altri musei e siti monumentali statali). E allora? Il Louvre chiude il 1° gennaio, il 1° maggio, l’11 novembre (armistizio della Grande Guerra) e il giorno di Natale.
Il British Museum chiude il 24, 25, 26 dicembre e il Venerdì Santo. Il Metropolitan di New York è chiuso a Natale e a Capodanno, oltre che nel giorno del Ringraziamento e il primo lunedì di maggio. Si potrebbe continuare a lungo: notando anche che moltissimi grandi musei del mondo chiudono anche un giorno ogni settimana (il Louvre di martedì), mentre Pompei è aperta sempre, 362 giorni all’anno.
Insomma, dall’elenco dei mille veri scandali del povero patrimonio culturale italiano possiamo depennare almeno questa polemichetta natalizia, tristanzuola e provinciale. La netta sensazione è che anche in questo caso abbia colpito la proverbiale pigrizia della macchina italiana dell’informazione: lo “scandalo Pompei” è ormai diventato come le “bombe d’acqua”, il “bollino rosso” sui giorni del rientro e altri topoi di larghissimo consumo. Luoghi comuni che ci sollevano dall’ingrato compito di pensare. E invece si parla pochissimo del fatto che a Pompei sono appena state riaperte dodici domus , e che finalmente funziona la governance formata dal generale Giovanni Nistri, a capo del Grande Progetto, e da Massimo Osanna, a capo della Soprintendenza Speciale.
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(AP Photo/Michelle Locke)