I nuovi problemi tra Israele e Palestina
Negli ultimi giorni ci sono stati diversi attacchi e attentati in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza: e ora ci si chiede se la tregua di quest'estate reggerà
Nelle ultime settimane si è tornati a parlare dei rapporti tra Israele e Palestina a causa di alcuni attentati e rappresaglie in cui sono morte diverse persone: la situazione è particolarmente seguita dalla stampa internazionale, vista la debolezza dell’accordo di pace raggiunto alla fine della guerra di quest’estate e le difficoltà della ricostruzione della Striscia di Gaza.
Venerdì 26 dicembre due poliziotti israeliani hanno subito un’aggressione nella Città Vecchia di Gerusalemme, la parte della città che si trova dentro le mura. Un uomo armato di coltello li ha attaccati, ferendo il primo a una mano e il secondo al collo. L’attentatore è poi riuscito a scappare: il portavoce della polizia ha detto che si trattava di un palestinese e che l’uomo è ricercato dalle forze dell’ordine. Il giorno prima, giovedì 25 dicembre, una bambina israeliana di 11 anni e suo padre di 45 erano rimasti feriti nell’esplosione di una bomba molotov lanciata contro l’auto su cui si trovavano. La bambina si trova in gravi condizioni con ustioni al viso e in tutto il corpo. L’esercito israeliano ha fatto sapere che l’attacco è avvenuto vicino a Maale Shomron, insediamento ebraico a nord di Nablus, in Cisgiordania, dove i soldati hanno ora avviato le ricerche per trovare l’attentatore (è stato anche messo in piedi un checkpoint per controllare le entrate e le uscite dal paese). L’esercito ha anche detto che nei primi nove giorni di dicembre sono stati condotti almeno ventiquattro attacchi, cinque dei quali contro auto di civili.
Negli ultimi giorni ci sono state tensioni anche tra l’esercito israeliano e Hamas nella striscia di Gaza. Il 24 dicembre, a seguito di alcuni spari da parte dei militanti di Hamas verso dei soldati israeliani che stavano riparando un reticolato al confine, Israele ha ordinato un raid aereo nel sud della Striscia: un comandante di Hamas è morto. Si è trattato di uno degli incidenti più gravi dal cessate il fuoco stabilito quattro mesi fa che ha messo fine alla guerra fra Israele e Hamas della scorsa estate, e che ha causato la morte di circa 1.800 palestinesi e di 64 soldati israeliani. Quattro giorni prima, il 20 dicembre, c’era stato un altro attacco da parte dell’aviazione israeliana sempre nella Striscia di Gaza. Un portavoce di Hamas, parlando a una radio di Gerusalemme, ha accusato Israele di aver voluto alimentare la tensione lungo il confine assumendosi dunque la «piena responsabilità» delle sue azioni. Israele ha denunciato a sua volta un «attacco oltraggioso» da parte di Hamas e ha avvertito che non tollererà alcuna infrazione alla tregua stabilita lo scorso agosto.
Dopo 50 giorni di guerra, ad agosto era stato raggiunto un accordo che aveva sospeso i combattimenti a Gaza tra Israele e Palestina. Oltre alla cessazione degli attacchi armati, l’accordo prevedeva: un allentamento dell’attuale embargo israeliano verso la Striscia, con l’apertura di alcuni punti di passaggio lungo il confine per permettere alla popolazione di ottenere più facilmente cibo, medicinali e i materiali necessari per la ricostruzione; la possibilità per l’Autorità Palestinese di ottenere progressivamente il controllo dei confini della Striscia di Gaza, ora per lo più gestiti da Israele; l’affidamento della gestione della ricostruzione nella Striscia di Gaza all’Autorità Palestinese; lo spostamento da 3 a 6 miglia dalla costa del confine entro il quale è consentita la pesca alle barche e navi della Striscia di Gaza, con la possibilità di ulteriori estensioni in futuro. Dopo gli episodi degli ultimi giorni, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha però detto che la loro politica «è chiara»: rispondere in modo risoluto «a qualsiasi tentativo di turbare la quiete».