Il mandato d’arresto per Fethullah Gülen
Il più forte rivale del presidente turco Erdoğan è accusato di guidare un'organizzazione terroristica: è una storia molto complicata che va avanti da oltre un anno
Venerdì 19 dicembre un tribunale turco ha emesso un mandato di arresto per Fethullah Gülen, il religioso che da circa un anno viene considerato l’oppositore più potente di Recep Tayyip Erdoğan, il presidente della Turchia. Gülen, che dal 1999 vive in una sorta di esilio auto-imposto in Pennsylvania (Stati Uniti), esercita una grossa influenza su alcuni settori dello stato turco, tra cui la magistratura, la polizia e una parte della stampa; Gülen sarebbe accusato di guidare un’organizzazione terroristica. Il mandato d’arresto segue di poco meno di una settimana la grande retata della polizia turca che ha portato all’arresto di molti giornalisti tra cui Ekrem Dumanli, il direttore di Zaman (il più grande quotidiano del paese), considerato molto vicino a Gülen.
Il religioso islamico Fethullah Gülen nella sua casa a Saylorsburg, in Pennsylvania.
Un tribunale di Istanbul ha deciso ieri di confermare l’arresto di 4 delle 12 persone che erano rimaste in stato di fermo dalla retata della polizia del 14 dicembre. Dumanli, il direttore di Zaman, è stato rilasciato, ma il tribunale gli ha imposto il divieto di lasciare il paese. Le quattro persone arrestate sono: Hidayet Karaca, capo della televisione turca Samanyolu; Tufan Ergüder, l’ex capo del dipartimento antiterrorismo della polizia di Istanbul; Ertan Erçıktı e Mustafa Kılıçarslan, funzionari importanti della polizia turca. Karaca è stato arrestato con l’accusa di terrorismo, mentre gli altri sono stati accusati di essere membri di un’organizzazione terroristica.
Della rivalità tra Erdoğan e Gülen, alleati politici fino a poco più di un anno fa, si è cominciato a parlare nel dicembre del 2013, quando il partito di Erdoğan (il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, AKP la sigla in turco) rimase coinvolto in un grosso scandalo sulla corruzione. Diversi membri dell’AKP furono arrestati – tra cui il figlio del ministro dell’Economia, quello del ministro dell’Interno e il direttore generale di Halkbank, una grande banca controllata dallo stato – e alcuni ministri del governo furono costretti a dimettersi. Nel febbraio del 2014 ci fu un altro grave episodio di questo genere: due giornali turchi filo-governativi pubblicarono un’inchiesta per denunciare l’esistenza di un vastissimo programma di intercettazioni messo in piedi dalla magistratura ai danni dei membri dell’AKP. In molti avevano individuato il responsabile in Gülen.
Gülen ha creato una grande rete di scuole private e religiose in tutto il Medio Oriente, ha fondato un movimento – si chiama Hizmet (“servizio”) – di cui secondo Erdogan fanno parte molti esponenti della magistratura e delle forze dell’ordine turche. Sempre secondo Erdogan e i suoi alleati, Hizmet rappresenta uno «stato nello stato», una specie di organizzazione segreta che ha l’obiettivo di rovesciare l’attuale governo. In passato Erdoğan ha usato queste accuse per giustificare la rimozione o il trasferimento di centinaia di agenti di polizia e magistrati coinvolti nelle operazioni dello scorso dicembre e per far approvare dal parlamento una serie di nuove leggi che limitano la libertà della magistratura e della stampa.