La Grecia verso le elezioni anticipate?
Il primo tentativo per eleggere il nuovo capo dello Stato è andato a vuoto: la maggioranza ci riproverà, ma non dovesse riuscirci la Costituzione impone di tornare al voto
Il candidato alla presidenza della Repubblica della Grecia proposto dal governo, Stavros Dimas, non ha ottenuto abbastanza voti al primo scrutinio; secondo la stampa internazionale aumentano così le possibilità che si vada alle elezioni anticipate. La stessa elezione del presidente della Repubblica era stata anticipata dal governo dal 15 febbraio al 17 dicembre, nella speranza che questo potesse rendere più facile trovare i 180 voti favorevoli (su 300) necessari per eleggere il nuovo capo dello Stato. La maggioranza di norma può contare su 154 voti, abbastanza per governare ma non da raggiungere il quorum necessario – due terzi dei seggi – per eleggere il nuovo presidente della Repubblica: nel primo scrutinio i voti per Dimas sono stati 160, mentre 135 parlamentari si sono astenuti e 5 erano assenti.
Dimas ha 73 anni ed è un ex commissario europeo all’Ambiente. Oltre alla mancata elezione di Dimas, il fatto che si sia andati così lontani dal quorum è visto come un segno di poca salute di Nea Dimokratia (il partito di centrodestra al governo, di cui fa parte il primo ministro Antonis Samaras) e il Pasok (il partito socialista del vicepremier Evangelos Venizelos), e dell’eterogenea coalizione politica che compongono ormai da diversi anni. La Costituzione greca stabilisce che nel caso non si riesca a eleggere un nuovo capo dello Stato, il presidente in carica – che è Karolos Papoulias, socialista – debba sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni. Se dovesse accadere, si voterebbe tra metà gennaio e l’inizio di febbraio. Ci si aspetta adesso che la maggioranza parlamentare apra delle trattative con parte dell’opposizione o cambi candidato, prima di tentare un nuovo scrutinio.
Dopo il voto, Samaras ha detto che rimane ottimista e che la Grecia deve fare di tutto per evitare una nuova fase di instabilità e incertezza. «È un momento difficile per il paese e sono certo che i parlamentari capiranno che non è il momento di iniziare altre avventure». Ma la sola prospettiva delle elezioni anticipate in Grecia ha provocato qualche scossone nei mercati azionari greci e internazionali – la settimana scorsa l’indice della borsa greca ha perso il 21 per cento – anche perché in questo momento i sondaggi di opinione vedono in vantaggio Syriza, il partito di estrema sinistra guidato da Alexis Tsipras.
Tsipras è diventato in Grecia il rappresentante delle critiche più severe alle politiche di austerità dell’Unione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea, mostrandosi allo stesso tempo radicalmente diverso rispetto ad Alba Dorata e agli altri movimenti anti-europei di destra. I temi politici su cui continua a insistere sono il salario minimo mensile, la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, la creazione di 300 mila nuovi posti di lavoro e, in generale, l’alleggerimento fiscale per le fasce di cittadini più colpite dalla crisi. Anche il suo vantaggio nei sondaggi però non appare in qualche modo risolutivo, e non solo perché dovrebbe ovviamente trovare conferma alle elezioni: innanzitutto perché in un sistema proporzionale come quello greco non basta avere la maggioranza relativa dei seggi per governare (anche se Syriza dovesse ottenere il 27-30 per cento dei voti, dovrà fare delle alleanze) e un po’ perché comunque negli ultimi giorni il suo vantaggio su Nea Dimokratia si sta riducendo.