A che punto è la riforma del Senato

È stata approvata in commissione alla Camera con un po' di agitazioni, quasi tutte dentro il PD: da martedì comincia la discussione alla Camera

Sabato 13 dicembre la Commissione Affari Costituzionali alla Camera ha approvato il testo del disegno di legge costituzionale 1449, ossia la riforma del Senato e del Titolo V. Il disegno di legge arriverà martedì 16 alla Camera dove comincerà a essere discusso. La legge era già stata approvata al Senato lo scorso agosto. Visto che si tratta di una legge costituzionale, dovrà essere approvata due volte da entrambe le camere. Se non sarà approvata con una maggioranza di almeno due terzi, dovrà essere sottoposta a un referendum confermativo senza quorum.

L’approvazione di sabato sera mette fine a un percorso in Commissione piuttosto turbolento di cui i giornali si sono occupati parecchio in questi giorni. In settimana il governo è stato battuto due volte su alcuni emendamenti proposti dall’opposizione a causa del voto favorevole di due membri della minoranza del Partito Democratico e di un deputato di Forza Italia (PD e FI sulle riforme costituzionale e sulla legge elettorale hanno un accordo per votare insieme). Hanno votato contro gli altri esponenti del PD e FI, oltre a quelli del Nuovo Centro Destra e di Scelta Civica. Anche sabato i principali quotidiani italiani hanno riportato di alcune agitazioni tra i componenti del PD che siedono in Commissione: ma alla fine, poco prima di mezzanotte, il testo è stato approvato anche con i “sì” della minoranza PD.

Rimane la questione dei due emendamenti approvati con l’aiuto della minoranza PD che cancellano la possibilità per il presidente della Repubblica di nominare cinque senatori a vita. Durante il dibattito e il voto in aula gli emendamenti approvati in commissione possono ancora essere cancellati ed è quello che il governo ha annunciato di voler fare. Se il disegno di legge costituzionale dovesse essere approvato alla Camera in una forma diversa da quella con cui è già stato approvato dal Senato, dovrebbe ricominciare da capo l’intero iter (è la cosiddetta “navetta”).

Il disegno di legge approvato in prima lettura dal Senato prevedeva che il nuovo Senato della Repubblica fosse composto da 100 senatori: 95 eletti, con metodo proporzionale, dai consigli regionali fra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori; 5 membri dovevano invece essere nominati dal Presidente della Repubblica. La modifica approvata ieri in Commissione prevede invece che il futuro Senato sarà composto da 100 senatori eletti da rappresentanti territoriali, senza però i cinque senatori nominati per sette anni dal presidente della Repubblica.