La disputa sullo spararagnatele di Spiderman
L'inventore del guanto giocattolo sostiene che il suo brevetto, dopo essere scaduto, sia stato sfruttato illecitamente dall'azienda Marvel: deciderà la Corte Suprema degli Stati Uniti
Negli Stati Uniti ha ricevuto una certa attenzione una disputa legale che potrebbe essere presto decisa da una sentenza della Corte Suprema: riguarda Marvel Entertainment, il gruppo cui fa capo la celebre casa editrice di fumetti, e Stephen Kimble, inventore di un guanto giocattolo che permette di spruzzare una schiuma in modo simile a come l’Uomo Ragno spara ragnatele dai polsi. Marvel Entertainment acquisì nel 2001 il brevetto di Kimble per produrre giocattoli per bambini, in base a un accordo sulle vendite che nel corso degli anni ha fruttato a Kimble oltre sei milioni di dollari (circa 4,8 milioni di euro). Nel 2010, dopo che il brevetto è scaduto, Marvel ha smesso di pagare Kimble, e da allora Kimble accusa Marvel di aver violato l’accordo: Kimble dice infatti che l’accordo gli riconosceva i diritti oltre la scadenza del brevetto. Dopo una sentenza sfavorevole a Kimble in un tribunale di grado inferiore, la Corte Suprema ha deciso e comunicato che ascolterà Marvel e Kimble in udienza preliminare nella prossima primavera.
L’azione di Marvel Entertainment – a sua volta proprietà dell’azienda Walt Disney – è teoricamente ammessa e legittimata da un precedente storico del 1964: una sentenza della Corte Suprema stabilì che è da ritenersi illegittimo un accordo che riconosca diritti derivanti da un’invenzione il cui brevetto sia scaduto, perché sarebbe come estendere in un modo improprio il brevetto stesso. Kimble sostiene che quella sentenza danneggia la concorrenza di mercato perché basata su constatazioni di mercato obsolete, e dice che in passato è già stata variamente contestata in diversi casi legali in corte d’appello, oltre che essere stata contestata da molti esperti di antitrust. La tesi di Kimble è che un accordo di licenza non estende impropriamente i diritti del brevetto e non impedisce a qualcun altro di usare o vendere un prodotto simile. Per questo motivo spera di poter ottenere un ribaltamento della precedente sentenza della Corte Suprema, eventualità piuttosto rara nella giurisdizione americana.
Diversi osservatori fanno notare che alcuni aspetti rilevanti della questione potrebbero impedire a Kimble di avere ragione: l’accordo tra Marvel e Kimble, per esempio, si basa su una vendita di brevetti, non su una licenza d’uso. Soprattutto, l’accordo non fa distinzioni tra il pagamento dei diritti in quanto tali e i pagamenti diretti derivanti dalla semplice vendita a (Kimble, in sostanza, andava il 3 per cento dei profitti sulle vendite del giocattolo). Kimble depositò il brevetto dell’invenzione nel 1990 e avvicinò la Marvel per proporglielo, ma non ci fu alcun accordo scritto. Qualche anno dopo, quando l’azienda Marvel Enterprises – non ancora proprietà di Walt Disney – cominciò a produrre un giocattolo simile all’invenzione di Kimble, lui fece causa per violazione del brevetto, rendendo di fatto necessario un accordo con lui per qualsiasi azienda che volesse sfruttare quel brevetto. Marvel e Kimble si accordarono poi nel 2001.
Foto: Charles Sykes/Invision for TTPM/AP Images