Le minacce di Massimo Carminati contro Lirio Abbate
L'uomo a capo della presunta associazione mafiosa nelle intercettazioni cita più volte un giornalista dell'Espresso già sotto scorta
Dalle carte dell’inchiesta su Roma – circa 1200 pagine di ordinanza del GIP e circa 1900 di risultati di indagini del ROS – risulta che Massimo Carminati, a capo della presunta associazione a delinquere che a Roma controllava appalti e finanziamenti pubblici con metodi mafiosi, parli più volte di un giornalista dell’Espresso già sotto scorta, Lirio Abbate.
In una delle intercettazioni, registrata il 7 dicembre del 2012, Carminati dice:
«Finché mi dicono che sono il re di Roma mi sta pure bene, come l’imperatore Adriano, però sugli stupefacenti non transigo, lunedì voglio andare a parlare col Procuratore Capo e dirgli: se sono il capo degli stupefacenti a Roma mi devi arrestare immediatamente. Non so chi c… è questo Abbate, questo infame pezzo di m… finché mi accusano di omicidi… ma la droga no… come trovo il giornalista gli fratturo la faccia… tanto sarà scortato, così gli aumentano pure la scorta»
Il riferimento è a un articolo pubblicato nel dicembre del 2012 da Abbate sull’Espresso e intitolato “I quattro re di Roma” (l’inchiesta dà anche il titolo di copertina del giornale) in cui si parlava di Carminati, di Michele Senese, di Carmine Fasciani e di Peppe Casamonica come dei quattro boss che si sono spartiti il controllo della città soprattutto grazie allo spaccio di cocaina.
Qualche giorno dopo la prima telefonata ce ne fu una seconda, sempre intercettata. Carminati parla con Carlo Pucci, collaboratore di Riccardo Mancini quando era amministratore delegato di Eur Spa (sia Mancini che Pucci sono stati arrestati nell’inchiesta “Mondo di mezzo” o “Mafia Capitale”, così come viene chiamata dai giornali). Parlando dell’articolo dell’Espresso, Carminati dice che quello che c’è scritto sono “minchiate” e poi aggiunge:
«Chiaramente bisogna mettergli un freno, perché tanto l’obiettivo alla fine non sono io, io lo so, insomma… è, è come avevamo ragionato noi, capito? Sti cornuti, comunque non ci frega un cazzo».