Serve il ritorno dell’intervallo al cinema?
Dato che i film diventano sempre più lunghi, scrive Slate, è giunto il momento di riesumare una vecchia tradizione: ci sarebbero vantaggi per tutti
di Aisha Harris – Slate
Durante la terza ora di Interstellar, quando Cooper (Matthew McConaughey) sembrava essere sul punto di un’epifania, mi sono reso conto di non riuscire a stare attento. Non è che il film era brutto. È che dopo due ore e mezza seduto sulla stessa poltrona proprio non riuscivo a pensare al profondo significato esistenziale della scena che stavo vedendo. Volevo solo che finisse. Forse c’entrano gli sceneggiatori del film, certo. Ma io sarei stato sicuramente più attento e interessato durante la terza ora di film se solo ci fosse stato un piccolo accorgimento che non ha niente a che vedere con la sceneggiatura: se solo ci fosse stato l’intervallo.
Agli inizi del cinema, gli intervalli servivano soprattutto perché i film erano registrati su più di una pellicola; e quindi bisognava cambiare bobina ogni volta che la precedente era finita. Quando i cinema risolsero la questione utilizzando più di un proiettore, comunque, gli intervalli restarono. Questo perché avevano anche un altro scopo: permettere una pausa al pubblico. Certi film – Via col Vento, Lawrence d’Arabia, Ben Hur, Gandhi – addirittura usavano l’intervallo per scandire la loro struttura narrativa. Oggi i film più visti al cinema sono mediamente 20 minuti più lunghi rispetto a vent’anni fa. Il sito di cultura pop Vulture a un certo punto ha addirittura iniziato a indicare quali sono le scene durante cui è meglio andare in bagno durante i film particolarmente lunghi. Ma quello che ci serve è una soluzione più drastica. Se un film dura più di due ore e mezza, ridateci l’intervallo.
Lo so, lo so. Proiettare un film che dura più di due ore già oggi mette potenzialmente a rischio gli introiti dei distributori e dei proprietari dei cinema, dato che non possono programmare tanti spettacoli in un giorno. Per capirci, non possono proiettare Exodus: Dei e Re (150 minuti), Vizio di forma (148 minuti) o l’ultimo dello Hobbit (144 minuti, il più breve della trilogia) le stesse volte che possono proiettare Big Hero 6 (una robetta da 102 minuti). Ma i proprietari dei cinema possono difendersi aumentando gli introiti dei negozi al loro interno, che per la cronaca sono già oggi la loro principale fonte di ricavi negli Stati Uniti: i clienti utilizzeranno l’intervallo anche per comprarsi un’altra bibita o un pacco di gomme. E affrontare la terza ora di film con qualcosa di nuovo da bere e mangiucchiare probabilmente li farà andare via dal cinema più soddisfatti riguardo l’intera esperienza, e magari sarà più probabile che tornino presto.
Certo, ad alcuni spettatori l’idea non piacerà. Avete un sacco di cose da fare, avete una vita da vivere, non volete sprecare tempo per qualcosa che non sia assolutamente necessario. Ma gli intervalli hanno dei vantaggi anche per le persone molto impegnate: per esempio, le persone che hanno figli o quelle che lavorano un sacco durante l’intervallo possono prendere il cellulare e sentire la babysitter oppure leggere le email di lavoro. Oppure twittare una originalissima battuta sul fatto che Interstellar è così lungo che durante il film gli spettatori invecchiano visibilmente mentre Matthew McConaughey resta sempre uguale (dopo spegnete o silenziate il telefono, però: grazie).
Il ritorno dell’intervallo al cinema potrebbe far bene persino al cinema stesso. C’è una famosa frase di Alfred Hitchcock che dice: “La durata di un film dovrebbe essere direttamente commisurata alla capacità di resistenza della vescica umana”. La gran parte dei suoi film dura più o meno due ore, nessuno dura più di 150 minuti. Io sto col Maestro: se c’è una cosa che mi fa venire dei dubbi quando devo decidere se vedere un film al cinema, è quando vedo che dura più di due ore. Certo, ci sono film che meritano una tale durata. E alcuni di noi sarebbero più inclini a vederli se avessimo la possibilità di sgranchirci le gambe a metà film. Quindi, cari proprietari di cinema, vi imploro: non ci costringete a scegliere tra correre al bagno e vedere Matthew McConaughey e Anne Hathaway muoversi in una stazione spaziale deserta (il momento migliore per fare la pipì durante Interstellar, dice Vulture). Per quanto noiosa possa essere la seconda cosa, io vorrei sperimentarle entrambe. E sono sicuro che il Maestro della Suspense sarebbe d’accordo.
@ Slate / 2014
foto: un cinema americano nel 1955. (George Konig/Keystone Features/Getty Images)