Un’altra persona
L'ex sindaco di Roma Walter Veltroni ha scritto una lettera a Repubblica per spiegare i suoi rapporti con Luca Odevaine, arrestato per corruzione nell'inchiesta "Mondo di mezzo"
L’ex sindaco di Roma Walter Veltroni ha scritto una lettera al quotidiano Repubblica per spiegare i suoi rapporti con Luca Odevaine, uno degli arrestati nel corso dell’inchiesta “Mondo di Mezzo” che fu in passato vice-capo della sua segreteria mentre era sindaco di Roma. Veltroni ha scritto che “è stato uno choc angoscioso e sconcertante sapere del suo arresto” e che Odevaine era “una persona stimata da chi dirigeva le forze dell’ordine”. Secondo Veltroni, l’inchiesta di Roma ha fatto emergere un sistema politico e mafioso che da moltissimo tempo cerca di prendere il controllo della città.
Caro direttore, non voglio girarci intorno: sono passati sette anni da quando Luca Odevaine ha cessato il suo lavoro al Campidoglio, tuttavia per tutti noi, che, fino ad allora, lo abbiamo conosciuto e abbiamo lavorato con lui é stato uno choc angoscioso e sconcertante sapere del suo arresto e del suo coinvolgimento negli anni successivi in una storia terribile di intreccio tra criminalità, politica e affari che la magistratura romana ha con grande merito disvelato.
Odevaine è stata, in quegli anni, tra le persone più impegnate sul fronte della lotta all’abuso e alla illegalità diffusa. Con lui e con gli assessori abbiamo abbattuto 510 mila metri cubi di costruzioni illegittime, compresi faraonici alberghi e insediamenti di abusivi come al Celio e a Tor di Nona, che liberammo dalla criminalità. Con lui e con gli assessori demolimmo ventiquattro mila cartelloni illegali e scontammo le reazioni di quei poteri che ci minacciarono, anche fisicamente. Era una persona stimata da chi dirigeva le forze dell’ordine: si potrebbe chiedere a tutti i prefetti e a tutti i vertici delle forze dell’ordine che si sono succeduti in quegli anni a Roma. In una intervista di questi giorni a una delle massime dirigenti di Libera è riportato lo stesso stupore di tutti noi.
Credo che per Nicola Zingaretti, che lo ha avuto come capo della polizia provinciale e per me, che lo ho avuto prima come vice capo gabinetto, Odevaine, che veniva da una esperienza di impegno civile come Legambiente era questo. Nessuno mai ci ha riferito dubbi o voci sulle sue azioni. Così come su una cooperativa sociale che, come ha detto correttamente Walter Tocci, nacque trent’anni orsono con il concorso di Don Luigi di Liegro ed era comunemente considerata una esperienza importante di reinserimento di persone emarginate. E che ora sembra essersi trasformata nel suo orribile contrario.
Se i sette anni successivi hanno fatto un’altra persona o se in quegli anni stessi ce ne era un’altra nessuno di noi, amministratori o vertici delle forze dell’ordine o giornalisti che lo hanno conosciuto, ovviamente lo ha mai percepito. Se questo fosse accaduto, ma questo lo stabilirà il processo, sarebbe di enorme e sconvolgente gravità. E per tutti noi, anche personalmente, una realtà talmente sconvolgente da ferire in modo indelebile. Il resto è l’orrore di un sistema politico e mafioso che ha sempre cercato di allungare le sue mani sulla città e sulle città, come dimostrano le vicende dell’Expo, del Mose e la penetrazione massiccia delle mafie nella politica, nella economia e nelle istituzioni di tante regioni italiane e anche nella vita profonda della capitale. Ed è la crisi di una politica ridotta a tessere, correnti, potentati, preferenze e deprivata della sua ragione e del suo senso.