La nuova legge sul rientro dei capitali
È stata approvata giovedì e non è un condono: chi ha esportato illegalmente capitali potrà mettersi in regola con un piccolo sconto sulle sanzioni
Giovedì 4 dicembre è stata definitivamente approvata al Senato la nuova legge sul rientro dei capitali. Si tratta di una norma che ha lo scopo di riportare in Italia i capitali trasferiti illegalmente all’estero. A differenza di leggi simili approvate in passato, non si tratta di un “condono”. L’attuale legge prevede infatti una collaborazione volontaria, quella a cui ci si riferisce spesso col suo nome inglese “voluntary disclosure“: in questa pratica il contribuente dichiara volontariamente tutti i beni e le attività che possiede all’estero e accetta di pagare in un’unica soluzione le tasse che ha evaso e le sanzioni (cioè in sostanza le multe per aver evaso). In cambio di questa collaborazione volontaria, il contribuente godrà di un piccolo sconto nel pagare le sanzioni stesse.
La procedura potrà essere utilizzata per tutte le violazioni avvenute prima del 30 settembre 2014 e potrà essere richiesta fino al settembre 2015. Il governo ha sottolineato che questa legge non è un condono come quelli approvati sotto i governi Berlusconi nel 2001, 2003 e 2009 (i famosi “scudi fiscali”).
La #Voluntarydisclosure è legge. Non è un condono, perché chi aderisce paga tutto il dovuto. Grazie a tutto il Parlamento.
— PCPadoan (@PCPadoan) December 4, 2014
La differenza tra un condono e l’attuale norma è sostanzialmente la cifra che il contribuente deve pagare per rimettersi in regola. Nel caso del condono del 2009, ad esempio, bastava pagare il 5 per cento del valore dell’attività esportata per sanare la propria posizione. Non era previsto il pagamento di alcuna sanzione, né il recupero delle tasse non pagate sul capitale. Nella norma approvata giovedì, invece, il contribuente dovrà pagare tutte le imposte che ha evaso e il suo unico vantaggio sarà un piccolo sconto sulle sanzioni.
Come hanno spiegato gli economisti della Voce.info, l’efficacia della collaborazione volontaria dipende dalla capacità del fisco di scoprire chi ha esportato capitali all’estero. In altre parole, la minaccia di essere scoperti deve essere molto credibile per spingere gli evasori ad auto-denunciarsi in cambio soltanto di un piccolo sconto. La nuova norma prevede alcune novità che dovrebbero servire proprio a rendere più credibile questa minaccia, ad esempio l’introduzione del reato di auto-riciclaggio (cioè investire in attività legali i frutti dell’evasione fiscale). L’auto-riciclaggio sarà punito con una multa da 5 mila a 25 mila euro e il carcere da due a otto anni.