L’Italia rimane in recessione

Il PIL è sceso dello 0,1 per cento anche nel terzo trimestre del 2014, dice l'ISTAT

A man looks for job opportunities on newspapers in a downtown Naples shop on May 3, 2012. Italy's unemployment rate hit a record of 9.8 percent in March from 9.6 percent in February, official data showed on May 2, as a recession in the eurozone's third-biggest economy deepens. The level, which has been rising from the start of recession last summer, was the highest since Italy began recording monthly figures in January 2004.AFP PHOTO / CONTROLUCE (Photo credit should read CONTROLUCE/AFP/GettyImages)
A man looks for job opportunities on newspapers in a downtown Naples shop on May 3, 2012. Italy's unemployment rate hit a record of 9.8 percent in March from 9.6 percent in February, official data showed on May 2, as a recession in the eurozone's third-biggest economy deepens. The level, which has been rising from the start of recession last summer, was the highest since Italy began recording monthly figures in January 2004.AFP PHOTO / CONTROLUCE (Photo credit should read CONTROLUCE/AFP/GettyImages)

Secondo l’ISTAT nel terzo trimestre del 2014 il Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’Italia è sceso dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,5 per cento rispetto al terzo trimestre del 2013. L’Italia rimane quindi tecnicamente in recessione: ci era rientrata ufficialmente con i dati del secondo trimestre del 2014, che era stato il secondo consecutivo con una diminuzione percentuale del PIL. Per quanto le percentuali siano molto contenute (per questo molti parlano di “recessione tecnica” o “stagnazione”), tecnicamente un tasso di crescita negativo per almeno due trimestri consecutivi significa recessione.

Dal comunicato dell’ISTAT:

Rispetto al trimestre precedente, i consumi finali nazionali hanno registrato una variazione nulla mentre gli investimenti fissi lordi sono scesi dell’1,0%. Le importazioni sono diminuite dello 0,3% e le esportazioni sono aumentate dello 0,2%.

La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,2 punti percentuali alla crescita del PIL: +0,1 punti i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private (ISP), -0,1 la spesa della Pubblica Amministrazione (PA) e -0,2 gli investimenti fissi lordi. Anche la variazione delle scorte ha contribuito negativamente alla variazione del PIL (-0,1 punti percentuali), mentre il contributo della domanda estera netta è stato positivo per 0,1 punti percentuali.

Si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto dell’agricoltura (-0,1%), dell’industria in senso stretto (-0,6%) e delle costruzioni (-1,1%), mentre il valore aggiunto dei servizi è rimasto stazionario. In termini tendenziali, il valore aggiunto è diminuito in tutti i principali comparti: -3,5% nel settore delle costruzioni, -1,1% nell’industria in senso stretto, -1,3% nell’agricoltura e -0,1% nei servizi.

Il Financial Times fa notare che questi dati sono leggermente peggiori delle stime preliminari e che, anche prima che l’Italia tornasse ufficialmente in recessione, l’economia italiana era cresciuta al massimo dello zero virgola qualcosa: è dal settembre del 2011 che l’economia italiana non cresce in un trimestre di almeno un punto percentuale.

In linea generale, la recessione si verifica quando la capacità produttiva di un paese è inferiore a quella che lo stesso potrebbe avere usando tutti i propri fattori produttivi. La recessione è quindi l’opposto della crescita economica, cioè lo sviluppo di un paese in diversi settori con aumento della ricchezza, dei consumi, della produzione di beni e di servizi. Non esiste un termometro univoco: nel corso degli anni gli economisti hanno elaborato teorie, anche molto diverse tra loro, per stabilire quando un paese entra in recessione. Non c’è quindi un’unica risposta e molto dipende da quali indicatori economici vengono presi in considerazione.

Tra i vari sistemi proposti ha riscosso un notevole successo nel 1975 quello ideato dall’economista Julius Shiskin in un articolo sul New York Times. Suggerì di considerare l’andamento del prodotto interno lordo in due trimestri consecutivi: se il dato è negativo in entrambi, allora il paese si trova in recessione. La stagnazione, la parola che meglio descrive l’attuale stato delle cose in Italia, è una situazione economica in cui persistono trimestre dopo trimestre variazioni minime del prodotto interno lordo.