L’indagine sulle morti all’ospedale di Lugo
Come è cominciata l'inchiesta che ha portato all'arresto dell'infermiera Daniela Poggiali, e perché sta avendo tanta attenzione in tutto il mondo
Nelle ultime settimane si è parlato parecchio sui giornali di una serie di morti poco chiare, avvenute tra gli anziani ricoverati all’ospedale di Lugo, un comune di circa 30 mila abitanti in provincia di Ravenna. Si tratta di un caso iniziato lo scorso aprile e che il 10 ottobre ha portato all’arresto di un’ex infermiera dell’ospedale, Daniela Poggiali, di 42 anni: è accusata di aver ucciso con un’iniezione di potassio una sua paziente di 78 anni lo scorso 7 aprile. La procura sta indagando su altre 28 morti ritenute “sospette”, tutte avvenute durante i turni dell’infermiera. Del caso si è riparlato in questi giorni anche perché il procuratore di Ravenna ha rilasciato un’intervista al tabloid britannico Daily Mail dopo che la storia era stata ripresa molto anche sulla stampa internazionale.
La vicenda è iniziata nella notte tra il 7 e l’8 aprile, quando morì una paziente di 78 anni che si trovava nel reparto di responsabilità di Poggiali, nell’ospedale Umberto I di Lugo. Da diverso tempo i dirigenti sanitari dell’ospedale avevano dei sospetti sull’infermiera, dovuti soprattutto a ragioni statistiche: durante i suoi turni il tasso di decessi tra i pazienti era quasi doppio rispetto a quello delle sue colleghe. L’8 aprile, dopo la morte della paziente, venne fatta una denuncia e un medico legale fu chiamato ad esaminare il corpo. Nel sangue della donna furono ritrovate tracce eccessive di potassio, una sostanza che in elevata concentrazione può uccidere e che diventa molto difficile da rilevare con il passare del tempo.
Poggiali venne interrogata, la sua casa perquisita e nel suo cellulare furono trovate due fotografie che la ritraggono sorridente e con i pollici alzati accanto ad un’altra paziente che secondo i magistrati era appena deceduta. In un interrogatorio con i magistrati sembra che Poggiali abbia ammesso questa circostanza (secondo la sua difesa, la paziente fotografata era soltanto addormentata). A causa delle fotografie e dell’ipotesi di un furto ai danni di un’altra paziente ancora, Poggiali venne licenziata insieme alla collega che le aveva scattato le foto. Nel frattempo rimase indagata dai magistrati di Ravenna che dopo circa sei mesi di investigazioni, la sera del 9 ottobre, hanno autorizzato il suo arresto. Le accuse sono di omicidio pluriaggravato, furto e vilipendio di cadavere.
Tra gli elementi che hanno convinto i magistrati ad ordinare l’arresto, ci sarebbero anche i dati statistici forniti proprio dall’ospedale. Tra l’aprile 2013 e quello del 2014, nei turni di Poggiali ci sarebbero stati 96 decessi. Le due infermiere che hanno avuto più decessi dopo di lei ne hanno avuti rispettivamente 45 e 36 (39 infermiere dell’ospedale di Lugo sono state confrontate con Poggiali). Secondo i consulenti dei magistrati, almeno dieci di queste morti sono avvenute in maniera sospetta e compatibile con la somministrazione di sostanze come il potassio. Nell’intervista al Daily Mail il procuratore di Ravenna ha parlato di 93 morti sospette tra 2012 e 2014.
Al momento, però, sembra che ci siano anche altri elementi che hanno portato i sospetti su Poggiali. Dalle ricostruzioni dei giornali e nelle carte dell’inchiesta, risulta che diversi dirigenti e medici dell’ospedale avevano da tempo dei dubbi sulla condotta dell’infermiera. Poggiali, hanno dichiarato alcune sue colleghe, utilizzava spesso sedativi per tenere tranquilli i pazienti più molesti. Un medico che parlava della difficoltà di trattare un paziente ha raccontato che Poggiali gli rispose che per risolvere il suo problema bastavano «due fiale di potassio».