Sul fondo del Sand Creek
150 anni fa oggi, in Colorado, un gruppo di soldati americani uccise e mutilò più di cento nativi americani, in uno dei più vergognosi episodi delle guerre indiane
Il 29 novembre 1864, il colonnello americano John Chivington guidò un reggimento di milizie volontarie del Colorado composto da circa 700 soldati a cavallo in un attacco contro un villaggio di 200 nativi americani – delle tribù Cheyenne e Arapaho – lungo il fiume Sand Creek, nel sudest del Colorado. Pur non esistendo un dato ufficiale, si stima che i soldati a cavallo uccisero e poi mutilarono tra 137 e 175 persone, in gran parte donne, bambini e anziani, e senza che i guerrieri indiani – colti di sorpresa – riuscissero tempestivamente ad armarsi e a difendere il villaggio. Fu un attacco imprevisto, condotto dalle truppe americane dopo che nei mesi precedenti alcuni capi tribù Cheyenne e Arapaho avevano ottenuto una serie di accordi con gli Stati Uniti, in cui veniva riconosciuto ai nativi americani il controllo su alcune terre.
Per la violenza dell’attacco e per i dettagli che emersero nelle successive inchieste condotte dall’esercito e dal Congresso degli Stati Uniti, il massacro di Sand Creek è oggi ricordato come uno degli episodi più terribili e sanguinosi della storia degli Stati Uniti e delle guerre indiane. “In termini di puro orrore, pochi eventi sono paragonabili a Sand Creek”, ha scritto lo storico Ned Blackhawk in un articolo sul New York Times che ricorda i 150 anni. L’area in cui avvenne il massacro, un territorio di circa 50 chilometri quadrati nell’odierna Contea di Kiowa, a sud est di Denver, è oggi sede del parco nazionale Sand Creek Massacre National Historic Site.
Il periodo storico
Il massacro di Sand Creek è compreso all’interno del periodo storico delle lunghe guerre indiane, quelle cioè combattute tra i nativi americani contro i coloni prima e contro le milizie degli Stati Uniti d’America poi, fin dai tempi della colonizzazione europea nel XVIII secolo. Nel 1851 il Trattato di Fort Laramie firmato tra gli Stati Uniti e sette tribù indiane, inclusi i Cheyenne e gli Arapaho, aveva riconosciuto a questi ultimi due gruppi il controllo su una vasta area compresa tra il fiume Platte e il fiume Arkansas, che oggi fa parte degli stati del Wyoming, del Nebraska, del Kansas, e di gran parte dell’est del Colorado. Gli accordi di quel trattato vennero sostanzialmente stravolti sette anni più tardi a causa delle scoperte di giacimenti di oro nelle montagne rocciose dell’attuale Colorado (all’epoca territorio del Kansas): questo determinò il passaggio costante di un notevole flusso di coloni europei e americani attraverso le terre dei nativi americani, durante la cosiddetta corsa all’oro nel Colorado.
I trattati fra Stati Uniti e nativi americani
Nel febbraio 1861, a seguito delle richieste dei coloni, i trattati furono rivisti dagli Stati Uniti: una decina di capi Cheyenne e Arapaho, tra cui Black Kettle (Pentola Nera), firmarono insieme al Commissario agli Affari indiani Alfred Greenwood il Trattato di Fort Wise, secondo cui i nativi americani cedevano gran parte dei territori di caccia controllati in base al precedente accordo in cambio di beni e protezione in caso di invasione dei loro territori. Alcuni capi indiani ribelli disapprovarono la decisione dei Cheyenne e degli Arapaho firmatari dell’accordo: la loro permanenza in alcuni territori nell’est del Colorado e nell’ovest del Kansas portò così alla guerra del Colorado, una serie di scontri tra Stati Uniti e nativi americani per il controllo delle terre oggetto degli accordi nel Trattato di Fort Wise. Le principali ragioni dei capi ribelli erano che i firmatari di quel trattato fossero stati sostanzialmente ingannati con false promesse, e che inoltre non avessero chiaro quello che avevano firmato (le nuove riserve corrispondevano grosso modo a un tredicesimo dei territori controllati secondo il precedente Trattato di Fort Laramie).
Alcuni giovani capi Cheyenne cominciarono a mostrarsi apertamente ostili verso viaggiatori, minatori e coloni bianchi che attraversavano le terre precedentemente controllate dagli indiani secondo il Trattato di Fort Laramie. Il concomitante inizio della guerra di secessione americana portò alla formazione di milizie armate e organizzate in Colorado: il colonnello John Chivington, allora quarantatreenne, e il governatore del Colorado John Evans decisero di limitare il potere dei Cheyenne attraverso una serie di attacchi ai loro campi e villaggi. Le tensioni che seguirono quegli attacchi fecero di fatto saltare gli accordi e costituirono le premesse del massacro.
La situazione prima del massacro
All’inizio del mese di ottobre 1864 alcune centinaia di indiani Cheyenne e Arapaho avevano lasciato i campi estivi precedentemente stabiliti a Smoky Hills, nelle Grandi Pianure del Kansas, e si erano insediati nei pressi del fiume Sand Creek, un affluente del fiume Arkansas. Dopo una serie di contrasti con le guarnigioni di Fort Lyon, alle tribù indiane venne garantito che non avrebbero subito attacchi qualora si fossero tenute all’interno del campo allestito a Sand Creek: Pentola Nera, uno degli anziani capi Cheyenne, tra i firmatari del contestato Trattato di Fort Wise, fu tra le persone che – secondo gran parte delle testimonianze raccolte in seguito – cercarono di mantenere relazioni pacifiche con gli ufficiali americani. Il maggiore Scott J. Anthony era, al contrario, uno degli ufficiali di Fort Lyon favorevoli allo scontro con i nativi americani: fu lui a richiedere i rinforzi di Chivington.
Il 27 novembre, Chivington giunse a Fort Lyon alla guida di una truppa di 700 uomini armati a cavallo, provenienti da un reggimento di cavalleria in larga parte formato da volontari arruolati per 100 giorni: chiarì le sue intenzioni di attaccare subito i villaggi indiani di Sand Creek. Al reggimento guidato direttamente da Chivington si erano uniti altri due reggimenti dell’esercito regolare. La sera del 28, ubriacandosi insieme fino a tarda ora, militari e volontari festeggiarono anticipatamente l’imminente vittoria contro i nemici, che sarebbero stati colti completamente alla sprovvista, a causa degli accordi stretti da Pentola Nera con gli ufficiali di Fort Lyon.
L’attacco
All’alba del 29 novembre, Chivington ordinò alle sue truppe di attaccare: due ufficiali a comando delle compagnie D e K, in parte disobbedendo a Chivington, diedero ordine ai loro soldati di non aprire il fuoco a meno di non essere costretti a farlo. Gli altri soldati guidati da Chivington, invece, attaccarono indiscriminatamente gran parte dei nativi americani dei campi Cheyenne e Arapaho insediati a Sand Creek. Il mercante John Smith, lì presente per concludere alcuni accordi commerciali con i nativi, riferì in seguito di aver visto corpi fatti a pezzi, mutilati e scalpati (privati del cuoio capelluto), e decine di cadaveri di bambini di pochi mesi. Dita e orecchie di molti cadaveri furono tagliate via ed esposte dai soldati come simboli di vittoria. Il corpo di Antilope Bianco – un altro capo Cheyenne di 75 anni, che fu ucciso pur essendosi da subito arreso – fu scalpato, privato del naso e delle orecchie, e i suoi testicoli usati come sacchetto per il tabacco.
Negli istanti dell’attacco, l’altro capo, Pentola Nera, cercò di raccogliere la sua gente intorno a un palo con una bandiera americana al centro del campo: i Cheyenne a lui vicini cominciarono però a disperdersi, finendo per essere ugualmente uccisi, quando capirono che neppure la zona intorno alla bandiera veniva risparmiata dagli attacchi dei soldati di Chivington, che utilizzavano armi da fuoco e da taglio. Alcuni nativi riuscirono a salvarsi nascondendosi in buche e in altri nascondigli naturali creati dalla secca del torrente. Le stime del numero dei nativi americani morti nell’attacco, stabilite da una serie di testimonianze successive, sono di un numero tra 137 e 175. La reazione – improvvisata e in larga parte inadeguata – dei guerrieri indiani sorpresi dall’attacco provocò la morte di qualche decina di soldati americani. Nel campo attaccato dai soldati di Chivington non era presente nessuno dei capi e dei membri delle tribù ritenute responsabili dei precedenti attacchi e furti di bestiame ai danni dei coloni bianchi.
Dopo il massacro
Il massacro di Sand Creek fu inizialmente ritenuto un importante successo dei soldati americani, prima che emergesse una serie di testimonianze riguardo la crudeltà e la slealtà di quell’attacco. Il maggiore Edward Wynkoop e il tenente colonnello Samuel Tappan avviarono due diverse inchieste a nome dell’esercito degli Stati Uniti d’America, cercando di raccogliere le testimonianze delle persone presenti e sopravvissute all’attacco. Una terza inchiesta, più vasta e clamorosa, fu avviata in seguito da un comitato del Congresso creato in precedenza per occuparsi della condotta dell’esercito in tempo di guerra. Uno dei testimoni del massacro, il capitano Silas Soule, fu assassinato nel 1865 poco dopo aver fornito la sua testimonianza. Sebbene Chivington non sia mai stato formalmente accusato, ricevette dal Congresso una condanna univoca riguardo il suo operato nel massacro di Sand Creek.
Nel giudizio emesso dal Congresso fu scritto:
Indossando l’uniforme degli Stati Uniti, che dovrebbe rappresentare un emblema di giustizia e di umanità; ricoprendo l’importante ruolo di comandante di un distretto militare, e quindi avendo l’onore di governare ciò che rientrava nei suoi poteri, Chivington ha deliberatamente pianificato ed eseguito un folle e vile massacro in cui numerose persone sono state vittime della sua crudeltà. Essendo chiaramente a conoscenza della cordialità del loro carattere, e avendo egli stesso in un certo senso tentato di collocare le vittime in una posizione di fittizia sicurezza, Chivington ha sfruttato l’assenza di qualsiasi tipo di difesa da parte loro e la loro convinzione di sentirsi al sicuro per dare gratificazione alle peggiori passioni che abbiano mai attraversato il cuore di un uomo.
Una legge del 1998, promossa dal senatore del Colorado Ben Nighthorse Campbell, figlio di un nativo americano, stabilì che venisse definita e delimitata con esattezza l’area del massacro con l’obiettivo di farne un parco nazionale protetto. Il Sand Creek Massacre National Historic Site venne ufficialmente istituito al termine delle operazioni di indagine, il 7 novembre 2000.
Una tenda montata al Sand Creek Massacre National Historic Site
(AP Photo/The Pueblo Chieftain, Mike Sweeney)