Arrivano nuovi poteri alla Scozia
Dopo il fallimento del referendum sull’indipendenza era stata istituita una commissione per dare alla Scozia nuove autonomie e poteri: i risultati sono arrivati oggi
Subito dopo il fallimento dello scorso settembre del referendum per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito, il primo ministro britannico David Cameron aveva istituito una commissione pubblica incaricata di trovare un accordo per dare maggiori autonomie al Parlamento scozzese, come lungamente – e goffamente, talvolta – promesso dai principali partiti britannici durante la campagna elettorale. La Commissione si chiama Smith, dal nome di Lord Smith of Kelvin, l’uomo politico che ha guidato gli accordi e che ha presentato oggi le sue proposte dopo una serie di colloqui. Le sue indicazioni costituiranno la base di un progetto di legge che sarà presentato il prossimo gennaio.
Cosa ha deciso la Commissione Smith
La Commissione si è riunita per la prima volta lo scorso 14 ottobre ed è composta dai rappresentanti di tutti i principali partiti scozzesi, oltre a qualche esperto. Come garanti dell’accordo erano stati scelti il leader del partito liberale al governo britannico, Nick Clegg, e il ministro del Tesoro del Regno Unito, George Osborne. Le proposte della Commissione sono state presentate oggi e si possono leggere per intero qui.
Nella sua presentazione Smith ha detto che gli accordi che sono stati raggiunti «renderanno il parlamento scozzese più potente, più responsabile e più autonomo» e che le decisioni prese porteranno al più grande «trasferimento di poteri al parlamento scozzese da quando questo è stato istituito». I punti principali dell’accordo sono tre: il Parlamento scozzese sarà reso permanente nella legislazione del Regno Unito e avrà maggiori autonomie, come per esempio le facoltà di estendere il voto ai sedicenni consentendo loro di votare alle prossime elezioni, di poter prendere decisioni in materia di giustizia gestendo direttamente i tribunali del lavoro e di avere un maggiore peso nei negoziati con l’Europa.
Ci saranno soprattutto (e questo era il punto più importante della trattativa) delle modifiche sul piano della gestione del welfare e delle entrate fiscali, con la precisazione che né Londra né Edimburgo perderanno o guadagneranno dalla nuova ripartizione: il Parlamento scozzese gestirà in modo più autonomo le imposte sul reddito e avrà il potere di fissare aliquote e soglie. Inoltre è stata prevista una devoluzione parziale dell’IVA.
Quello che era stato promesso
Temendo una vittoria dei “sì”, nelle ultime settimane prima del referendum il governo britannico aveva promesso riforme costituzionali per assicurare in ogni caso maggiori autonomie al parlamento scozzese. Il primo ministro conservatore del Regno Unito, David Cameron, aveva detto di essere intenzionato a dare alla Scozia nuovi poteri decisionali in merito alle questioni relative alle tasse, alla spesa pubblica e alle politiche di welfare. Con gli altri leader dei principali partiti del Regno Unito – Ed Miliband per i laburisti e Nick Clegg per i liberaldemocratici – aveva sottoscritto un documento condiviso: una specie di giuramento.
Dopo la presentazione dell’accordo raggiunto dalla Commissione Smith, Cameron ha scritto:
1/2 I’m delighted with the Smith report on devolution. We are keeping our promise to the Scottish people.
— David Cameron (@David_Cameron) 27 Novembre 2014
2/2 This is a good day for the UK. Before Christmas I will bring forward proposals on English votes for English laws.
— David Cameron (@David_Cameron) 27 Novembre 2014