Gli imbattibili streaming illegali del calcio
Sono ovunque, per quanto i network gli facciano la guerra, e il loro successo è legato alla natura stessa del tifo: per contrastarli non bastano le azioni poliziesche, scrive l'Atlantic
Trovare online un link che permetta di vedere una partita di calcio in streaming è facilissimo: spesso basta semplicemente cercare su Google oppure andare a colpo sicuro su uno dei quattro o cinque siti ormai famosissimi che pubblicano ogni giorno i link – link di altri siti, e questo è uno dei motivi per cui non possono essere chiusi – degli streaming. Il problema è che queste dirette in streaming sono quasi sempre illegali, e questo crea una situazione paradossale: i network televisivi pagano moltissimi soldi per trasmettere le partite in esclusiva e quei soldi sono utilizzati dalle squadre per comprare buoni giocatori e in generale alzare la qualità media del gioco e il divertimento; e più un evento sportivo è divertente e spettacolare, più le persone cercheranno di vederlo illegalmente in streaming.
La Serie A, per esempio, quest’anno ha guadagnato 945 milioni di euro dalla vendita dei diritti a Sky e Mediaset Premium per la trasmissione delle partite di calcio. La Premier League l’anno scorso ha incassato l’equivalente di 3 miliardi di euro. Per il momento la strategia dei network per contenere gli streaming illegali si articola in due modi. Il primo è offrire un prodotto di sempre più alto livello qualitativo, a cominciare dalla definizione delle immagini. Il secondo è battere internet palmo a palmo, far rimuovere i contenuti illegali e far chiudere i siti che li diffondono. Il problema è che la legge non è del tutto chiara. Inoltre ci sono un sacco di zone grigie ed è impossibile agire così velocemente da impedire che uno streaming di una partita resti online il tempo che serve: cioè il tempo di una partita di calcio.
In Italia nel 2013 un gip aveva stabilito che è illegale non solo trasmettere eventi sportivi in streaming se non si possiedono i diritti (e fin qui) ma anche che è illegale linkare i siti che trasmettono eventi sportivi in streaming senza averne i diritti. Qualche tempo dopo una sentenza impedì al Post addirittura di citare – citare e non linkare – in un articolo giornalistico sul tema i nomi di alcuni dei siti più famosi al mondo che raccolgono i link alle trasmissioni di eventi sportivi in streaming. Altrove la legge applica qualche distinzione in più e di fatto è risultato fino a questo momento impossibile chiudere quei tre o quattro siti che tutti gli appassionati di calcio conoscono e che offrono quotidianamente decine e decine di link dove trovare le trasmissioni degli eventi sportivi in streaming: perché non sono loro a trasmetterle direttamente, bensì altri siti che loro linkano.
L’Atlantic racconta per esempio la storia di Guilherme Neto, dal Portogallo, che ha messo online nel 2010 uno dei più popolari siti di streaming online. Il sito di Neto non trasmette le partite ma linka i migliori siti dove guardare le partite. La sua pagina Facebook ha oltre 3,5 milioni di iscritti. Dice Neto: «Non tutti hanno i mezzi per pagare tra i 35 e gli 80 euro di pacchetti televisivi per vedere la loro squadra del cuore giocare sei, sette volte al mese. I prezzi ovviamente variano da paese a paese, ma per milioni di persone sono comunque troppo alti». Neto è convinto di non essere perseguibile poiché il suo sito non contiene direttamente lo streaming: lui fornisce il prodotto al pubblico ma non lo “ruba”, lo mette solo a disposizione. «Onestamente non ci vedo nulla di illegale, tutti gli streaming che indichiamo sono aperti al pubblico e si possono trovare comunque con tutti i motori di ricerca».
Per quanto sia facilissimo trovare online un sito che trasmetta una partita di calcio in streaming, non è molto comodo né rilassante guardare così una partita. Intanto la qualità video non è sempre buona e capita che lo streaming si blocchi, specie con connessioni non velocissime. Inoltre le pagine che ospitano questi streaming sono poco affidabili, lente e stracolme di pop-up pubblicitari e trappole da clic. Questa è una classica pagina da cui poter vedere una partita in streaming su uno di questi siti.
La pagina è piena di annunci e pop-up che confondono e si aprono da soli. Devi aspettare 15 secondi che si chiuda un annuncio, poi devi aspettare altri 15, se clicchi sulla X in realtà si apre un altro pop-up e forse ti prendi anche un malware sul computer. Queste pagine sono fatte così perché questo è il modo con cui quelli che forniscono lo streaming illegale delle partite ci guadagnano dei soldi. Neto spiega però che non sono poi così tanti i soldi guadagnati da chi fornisce questo servizio: «Alla fine molti streamers non guadagnano molti soldi, giusto abbastanza per andare avanti».
Un’altra strada intrapresa dai network per contrastare gli streaming online delle partite è offrirli legalmente. Sia Sky che Mediaset oggi offrono tutti i loro contenuti gratis in streaming ma solo ai loro abbonati; chi vuole vedere una sola partita non può farlo sempre e quando è possibile deve pagare fino a 10 euro. Lo stesso fanno i grandi network internazionali. Ma anche gli streaming legali hanno alcuni dei problemi degli streaming illegali: la qualità video non impeccabile, il ritardo rispetto al segnale televisivo, il segnale che salta.
Oggi c’è un altro problema in più che riguarda i canali sportivi: dopo la partita molti tifosi cercano e diffondono sui social network i video dei gol e delle azioni più belle della partita. Il video di un gol si può trovare online dopo pochissimi minuti dalla marcatura: ultimamente soprattutto su Vine, un’app per smartphone creata da Twitter che permette di girare video che possono durare al massimo sei secondi e diffonderli sui social network. Durante i Mondiali in Brasile c’erano video di Vine ovunque. La qualità dei Vine è ancora più bassa di quella degli streaming: si tratta di video ripresi direttamente dalla tv, che durano pochissimo e spesso hanno rumori o orribili colonne sonore in sottofondo. Eppure circolano moltissimo: sono in questo momento il modo più rapido ed efficace per cercare e guardare un gol online. Lo stesso avviene da qualche tempo con i file GIF, che sono anche un po’ più complicati da trovare e rimuovere.
Quello delle immagini diffuse illecitamente su Vine non è un problema che riguarda solamente i tifosi: anche alcuni calciatori e società hanno caricato video girati all’interno dello spogliatoio o durante il riscaldamento precedente alle partite, contenuti che in Italia sono riservati a Sky. La Lega della Serie A ha quindi comunicato a settembre ai club la proibizione di pubblicare contenuti di questo tipo. Questo video, per esempio, pubblicato dall’account ufficiale della Roma alla prima giornata di campionato, non potrebbe più essere caricato secondo le nuove regole della Lega.
Dan Johnson è il direttore della comunicazione della Premier League, il più importante campionato di calcio inglese nonché probabilmente il più bello e incerto al mondo. Johnson ha spiegato all’Atlantic: «So che può sembrare che vogliamo togliere il divertimento ai tifosi, ma dobbiamo proteggere la nostra proprietà intellettuale. La Premier League vende ai canali tv anche le clip delle azioni più belle, che fanno parte di un pacchetto per cui le emittenti pagano molti soldi». In Spagna, dove giocano i due considerati oggi i più forti al mondo (Lionel Messi e Cristiano Ronaldo), è partita una campagna contro gli streaming illegali –”#antipiratería“ – pubblicizzata da un video in cui si vedono dei tifosi che entrano in scivolata, ostacolano o picchiano i giocatori in campo: un modo per far capire alla gente il “danno” che la pirateria causa al calcio, indebolendo i network televisivi che versano così tanti soldi alle squadre di calcio.
«La qualità, il successo e la popolarità della Premier League – ma si può parlare ugualmente di tutti gli altri campionati – sono costruiti attorno a un circolo di investimenti. I calciatori di alto livello giocano in stadi pieni, attraggono l’interesse del mondo e quindi tanti investimenti. Tutto quello che mette a rischio questo modello, come il furto della proprietà intellettuale, potrebbe in fin dei conti rendere meno attraente la competizione», ha detto Johnson, spiegando perché secondo lui condividere il Vine di un gol straordinario potrebbe contribuire a danneggiare la Premier League e in ultima istanza avere meno gol straordinari.
Il problema è che per ogni sito chiuso ne nascono due; per ogni Vine rimosso ne vengono caricati tre. La lotta alla pirateria delle immagini degli eventi sportivi può sembrare simile a quella contro la diffusione illecita di musica e film online, scrive l’Atlantic, ma in realtà si tratta di fenomeni molto diversi: innanzitutto perché una partita di calcio in sé non è un’opera intellettuale, ma soprattutto perché si tratta di un fenomeno in qualche modo intrinseco alla cultura dello sport. Il calcio è un prodotto globale: spesso si vedono immagini di centinaia o migliaia di persone che guardano le partite intorno a un maxischermo, anche in paesi molto lontani dal reale svolgimento della gara, tutte insieme con un solo schermo. I tifosi delle squadre più famose non sono soltanto nel paese stesso della squadra ma si trovano anche in altri continenti e ogni paese ha la sua giurisdizione, cosa che rende molto complicato andare a caccia dei contenuti illeciti.
Non è chiaro comunque quanto gli streaming illegali danneggino i profitti di un campionato. Quello che è certo, scrive l’Atlantic, è che molti tifosi non guardano le partite di calcio solamente in modo illegale. Spesso capita in occasioni isolate, perché sono in ufficio e non casa dove hanno il loro decoder, oppure perché la partita che vogliono vedere non è trasmessa dal network a cui sono abbonati. Spesso capita che siano persone abbonate legalmente a un network che trasmette le partite a filmare un gol dalla propria tv e diffonderlo su Vine, per condividerlo con i propri amici. E quelle stesse persone che guardano le partite in streaming vanno comunque allo stadio di tanto in tanto, o comprano le costose magliette ufficiali della squadra. In alcuni casi lo streaming può quasi essere un vantaggio: quest’estate Real Madrid e Manchester United hanno giocato un’amichevole in uno stadio in Michigan, con il pubblico più numeroso di sempre. Molte di quelle persone hanno probabilmente cominciato a conoscere le squadre e i giocatori – per cui hanno pagato il biglietto – tramite gli streaming illegali. Senza quella esposizione online si sarebbero presentate così tante persone a vedere una partita amichevole?
L’Atlantic conclude che gli organizzatori dei campionati di calcio dovrebbero provare a prendere esempio da quello che sta succedendo nelle altre industrie alle prese col problema della pirateria. Netflix era un servizio di film a noleggio: ora è diventata di fatto una pay tv. Uno studio del 2012 ha dimostrato che il download illegale di musica è diminuito dopo l’introduzione di servizi a pagamento a un costo ragionevole, come Spotify. Aumentare la facilità di accesso ai contenuti legali, abbattere i costi che devono accollarsi gli utenti, arricchire la loro offerta con contenuti che è impossibile trovare altrove. Christopher Harris, fondatore di worldsoccertalk.com, un sito dedicato a tutti i maggiori campionati di calcio, ha spiegato come secondo lui si potrebbe risolvere il problema, ed è una soluzione piuttosto semplice: «Di questo passo l’abitudine a guardare le partite online continuerà a crescere, soprattutto per i giovani. Quelli che possiedono i diritti per il campionato hanno il vantaggio di avere un accesso maggiore alle squadre e ai giocatori, che va oltre ai 90 minuti in cui scendono in campo campo. Dovrebbero sfruttarlo per aumentare l’offerta dei loro streaming legali, con contenuti che i siti pirata non possono avere».