Dove sei andato, Joe DiMaggio?
Cent'anni fa, il 25 novembre del 1914, nacque il giocatore di baseball più famoso del mondo (anche per via di una ragazza e di una canzone)
Joe DiMaggio nacque il 25 novembre 1914, cento anni fa, e poi divenne uno dei più famosi giocatori di baseball della storia, probabilmente il nome più noto in tutto il mondo legato a quello sport, anche a causa della notorietà ulteriore che gli avrebbe dato il matrimonio con l’attrice Marilyn Monroe.
DiMaggio era nato a Martinez, California, e la sua famiglia si era trasferita a San Francisco quando lui aveva soltanto un anno. I genitori erano immigrati italiani, suo padre Giuseppe aveva fatto il pescatore a Isola delle Femmine, in provincia di Palermo ed era arrivato a Martinez nel 1898.
A Martinez si sono tenute in queste settimane le celebrazioni del centenario di Joe DiMaggio, che è morto l’8 marzo del 1999 per un cancro ai polmoni. Joe DiMaggio era il quarto di otto figli e cominciò a giocare a baseball quasi per caso, più che altro per evitare di unirsi all’attività del padre sul peschereccio di famiglia, come spiega nella sua biografia “Lucky to be a Yankee” (fortunato ad essere uno Yankee, riferendosi ai New York Yankees, la squadra in cui giocò per quasi tutta la sua carriera sportiva). Due dei suoi fratelli più grandi avevano accontentato il desiderio del padre che diventassero pescatori: Joe, insieme al fratello più grande Vince e al più piccolo Dominic, cominciò a giocare a baseball a dieci anni come terza base al campetto di North Beach dietro casa. Intorno ai quattordici anni DiMaggio lasciò perdere il baseball e andò a vendere giornali per strada, per guadagnare qualcosa, finché suo fratello Vince firmò un contratto per i San Francisco Seals. Nella sua biografia DiMaggio raccontò che il fratello più grande lo convinse a tornare a giocare a baseball più seriamente, convincendolo di essere bravo abbastanza da guadagnare un po’ di soldi.
Esordì nel baseball con i San Francisco Seals anche lui, nel 1931, ma il 21 novembre 1934 venne ceduto ai New York Yankees, la squadra di New York, con cui giocò poi per tutta la sua carriera, fino al 1951. Il giornalista sportivo Jimmy Cannon descrisse così Joe DiMaggio: «Se lo hai visto giocare, non riuscirai mai a dimenticarlo. Nessuno correva con una grazia senza fretta come la sua. Le sue doti di atleta erano meravigliose perché erano quasi nascoste. Ecco che improvvisamente c’era un esterno che seguiva una palla in volo con una serenità tale da sembrare che i suoi passi fossero stati studiati da un coreografo».
Con i New York Yankees, prima con la maglia numero 9, poi con la famosa numero 5, diventò uno dei più famosi giocatori di baseball di sempre, vincendo tre volte il titolo di MVP (miglior giocatore della stagione nel 1939, 1941, 1947) e arrivando a compiere in tutta la sua carriera 2.214 battute valide. Ancora oggi Joe DiMaggio ha un record che nessuno dopo di lui è riuscito a battere: una serie di 56 partite consecutive battendo una battuta valida (che permette di ottenere almeno una base), dal 15 maggio al 17 luglio 1941.
Durante la Seconda Guerra Mondiale Di Maggio si arruolò nell’esercito ma, come per molti giocatori professionisti, venne per lo più impegnato a giocare a baseball e a fare partite amichevoli. Nel 1946 firmò un altro contratto con i New York Yankees, dove giocò fino al suo ritiro nel 1951, a causa di un infortunio a un ginocchio. Nel 1955 il suo nome venne inserito nella Hall of Fame del baseball. Ira Berkow, un giornalista del New York Times, scrisse: «Non è per i suoi record che ci ricorderemo di lui. Verrà ricordato per la persona che DiMaggio era. Rimane un simbolo di eccellenza, eleganza, forza e gentilezza».
Joe DiMaggio si sposò due volte nella sua vita: la seconda fu con Marilyn Monroe – una delle attrici più famose del mondo – nel 1954, quando già si era ritirato dal baseball. Il matrimonio tra i due durò soltanto nove mesi.
Si parlò molto di una gelosia eccessiva di DiMaggio nei confronti di Marilyn, come causa del divorzio tra i due. Nel 1954, mentre stavano separandosi, DiMaggio era a cena con Frank Sinatra e altri amici quando ricevette una telefonata dal suo investigatore privato Barney Ruditsky, che gli disse che Monroe era con un altro uomo in quel momento. DiMaggio e Sinatra guidarono allora fino a un residence in Kilkea Drive e Waring Avenue, a Hollywood, dove venne abbattuta la porta di una camera. I due però si trovarono davanti Florence Kotz, una sconosciuta che successivamente fece causa a Joe DiMaggio e Frank Sinatra e riuscì a farsi risarcire per circa 7mila dollari. Marilyn Monroe, si scoprì successivamente, si trovava in un altro appartamento dello stesso residence.
– La lettera di Marilyn Monroe a Joe DiMaggio
Quando Monroe morì – il 6 agosto 1962 – DiMaggio si occupò del funerale, che si svolse in forma privata e a cui parteciparono solo pochi familiari e amici intimi, e per i successivi vent’anni fece recapitare sulla tomba di lei mazzi di rose rosse ogni settimana. Prima di morire, l’8 maggio del 1999, si racconta abbia detto: «Finalmente riuscirò a vedere Marilyn».
DiMaggio partecipò anche a numerosi film, interpretando sempre la parte di se stesso. Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 diventò anche il testimonial pubblicitario per la macchina da caffè Mr. Coffee. Per anni è tornato allo Yankee Stadium spesso, durante il giorno dedicato alle vecchie glorie (“Old-timer’s day”) per un lancio simbolico: veniva sempre annunciato per ultimo, quando tutti gli altri campioni erano già sul campo.
Nel 1967 uscì una canzone del duo Simon & Garfunkel, Mrs. Robinson, che fu inclusa nella colonna sonora del film Il Laureato: ebbe un grandissimo successo e conteneva un verso che citava DiMaggio e divenne notissimo in tutto il mondo: « Where have you gone, Joe Di Maggio? A nation turns its lonely eyes to you. What’s that you say, Mrs. Robinson? Joltin’ Joe has left and gone away. » (Dove sei andato, Joe Di Maggio? Una nazione volge i suoi occhi desolati verso di te. Che cos’è che dici, sig.ra Robinson? Il Grande Joe ha lasciato ed è andato via). Inizialmente DiMaggio non apprezzò questa strofa, pensando che criticasse il suo ritiro dal baseball. Ma nel 1968 Paul Simon incontrò DiMaggio in un ristorante a New York e gli spiegò che la strofa si riferiva al non avere più “eroi” come lui.