“Serial”, il podcast del momento
È stato il più veloce di sempre ad arrivare a 5 milioni di download e viene paragonato a serie tv di grande successo come House of Cards o True Detective
Negli ultimi tempi sta ottenendo un notevole successo, negli Stati Uniti e in molti altri paesi occidentali, un podcast in inglese intitolato Serial: racconta la vicenda realmente accaduta dell’omicidio di Hae Min Lee, una studentessa di un liceo di Baltimora, avvenuto nel 1999. Serial negli ultimi tempi è stato definito «il miglior podcast mai realizzato» e in generale è stato lodato da decine di articoli e recensioni positive: il Wall Street Journal ha calcolato che finora ha ottenuto circa un milione di ascoltatori a puntata (finora ne sono uscite otto). Apple ha detto che è stato il podcast più veloce ad aver raggiunto i cinque milioni di download nella storia di iTunes.
Ogni nuova puntata di Serial esce di giovedì, ha una durata variabile compresa fra mezz’ora e un’ora ed è condotta da Sarah Koenig, una giornalista americana 45enne che in passato ha lavorato al quotidiano Baltimore Sun ed è stata fra i produttori di un programma radiofonico di grande successo, This American Life (che va in onda dal 1995 e in cui durante ogni puntata vengono raccontate una o più storie personali, solitamente in prima persona). Ogni puntata di Serial consiste in una specie di lungo resoconto dell’omicidio intervallato da interviste, registrazioni di telefonate e interrogatori della polizia, il tutto confezionato in forma narrativa. Koenig ha detto che è venuta a conoscenza della storia a partire da una mail di segnalazione, e che ci sta lavorando da circa un anno. Sul sito di Serial ci sono anche molti altri materiali legati al caso, come cartine, schemi e timeline dei vari eventi. Koenig è sia la presentatrice che la principale responsabile dell’inchiesta giornalistica dietro al caso, che è ancora in corso (per questo motivo non è ancora chiaro né quando né come finirà).
Le puntate di Serial si possono ascoltare sul suo sito, da un computer, oppure da smartphone iscrivendosi al podcast tramite l’app Podcast per iPhone o iPad o applicazioni come Stitcher su Android.
Il gruppo di persone che lavora a Serial ha detto esplicitamente di essersi ispirato a serie tv di grande qualità come quelle prodotte da Netflix e HBO. Ira Glass, il conduttore di This American Life, ha definito Serial «come House of Cards, solo che puoi godertelo mentre sei in macchina».
La trama iniziale
Il 13 gennaio 1999, a Baltimora, una ragazza di 17 anni di origini coreane, Hae Min Lee, scompare poco dopo essere uscita da scuola. Dopo alcuni giorni il suo corpo viene ritrovato nelle vicinanze della scuola; la polizia scopre che la ragazza è stata uccisa per strangolamento. Dopo alcuni giorni un amico della ragazza, Jay, confessa alla polizia di avere partecipato all’omicidio, compiuto da un ex fidanzato di Min Lee: Adnan Syed, un 17enne di origini pakistane che frequentava lo stesso liceo di Min Lee. La polizia, praticamente solo sulla base di una dettagliata ricostruzione di Jay, arresta Syed, che successivamente viene condannato all’ergastolo per l’omicidio di Min Lee. Syed – che ha passato gli ultimi 15 anni della sua vita in carcere – si è sempre dichiarato innocente, ma non ha un alibi per dimostrarlo e non si ricorda esattamente cosa ha fatto durante il giorno dell’omicidio di Hae Min Lee.
Koenig scopre la storia quando una sua conoscente le suggerisce di occuparsene, perché un avvocato di cui Koenig aveva scritto nel Baltimore Sun per via della sua condotta poco professionale era lo stesso che aveva difeso Syed. Koenig comincia quindi a ricostruire la storia dell’omicidio di Min Lee per conto proprio.
Cos’ha di speciale, cosa se ne dice
Praticamente tutti gli articoli che parlano di Serial lo paragonano a serie televisive ben fatte, citando come elementi comuni la grande qualità della scrittura, il ritmo e l’accuratezza della narrazione. Un professore americano di inglese da qualche settimana ha cominciato ad usare Serial come “testo di studio” al posto dell’Amleto di Shakespeare, spiegandone estesamente le ragioni: ha raccontato che gli studenti ne discutono con più passione – in parte anche perché sanno che il professore non ha le risposte a molte delle loro domande – e che ha notato che da un po’ di tempo hanno sviluppato una certa competenza nell’aggregare informazioni provenienti da mezzi diversi (un testo scritto, una registrazione, una mappa, uno schema). Slate ha avviato un podcast interamente dedicato alla discussione di quanto accaduto in settimana su Serial. Sono nate diverse teorie complottiste su vari aspetti dell’omicidio di Min Lee.
Il guaio, come fanno notare alcuni, è che si tratta di una vicenda ancora in corso: mentre questo può far sì che l’ascoltatore abbia la sensazione di far parte di qualcosa – l’inchiesta di Koenig sta proseguendo, e lei la sta praticamente raccontando di settimana in settimana – in un certo senso Serial la sta anche “creando”, man mano che il podcast prosegue. A una domanda di Rolling Stone sul fatto se la prospettiva che Syed possa effettivamente uscire di prigione possa influenzare l’inchiesta di Koenig, lei ha risposto di no: il processo a Syed, in realtà, potrebbe riaprirsi solo nel caso in cui riesca a dimostrare che il suo avvocato, che nel frattempo è morto, si sia comportato in maniera poco professionale (un fatto piuttosto complicato da dimostrare, spiega Vox).
Altri, come Adrienne Lafrance sull’Atlantic, si sono chiesti se «sia normale rimanere intrigati da tutto questo» quando «nella vita vera, una persona è rimasta uccisa» (il fratello di Hae Min Lee, il 18 novembre, ha aperto una discussione su Reddit per lamentarsi del fatto che la sua storia personale sia oggetto del podcast). Lafrance, però, si è risposta che «la narrativa seriale che racconta di fatti accaduti realmente ha una lunga tradizione nel giornalismo americano. Il best seller di Truman Capote A sangue freddo [che racconta la storia di un omicidio di un’intera famiglia del Kansas] è apparso in quattro parti sul New Yorker nel 1965». Negli Stati Uniti va in onda dal 2004 Snapped, un programma che in ciascuna puntata racconta un caso di omicidio realmente accaduto e compiuto da una donna oppure nei confronti di una donna. In Italia è andato in onda in varie forme dal 1998 al 2012 un programma condotto dal giallista Carlo Lucarelli – intitolato prevalentemente “Blu Notte” – incentrato su casi di cronaca avvenuti in Italia, raccontati narrativamente con ricostruzioni, interviste e formulazione di ipotesi.
È circolato molto, negli ultimi giorni, un articolo dello scrittore e giornalista americano Jay Caspian King pubblicato dal magazine online The Awl in cui Koenig viene accusata di aver raccontato la vicenda senza aver compreso profondamente – e, praticamente, vissuto – le due comunità da cui provengono i protagonisti (quella degli immigrati coreani e degli immigrati pakistani) ignorando per esempio un certo razzismo degli abitanti di Baltimora nei confronti degli immigrati musulmani, forse per timore di risultare a sua volta razzista. «Invece», scrive King, «all’ascoltatore è richiesto di accogliere con una certa fiducia la personale traduzione di Koenig di due distinte culture di immigrati. Non riesco a pensare una migliore definizione di “privilegio del giornalista bianco” che questa» (anche Buzzfeed ha raccolto in un articolo i presunti stereotipi razziali presenti in Serial).