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  • Giovedì 20 novembre 2014

Gli scontri a Città del Messico per gli studenti scomparsi

Durante una grande manifestazione organizzata per chiedere la verità sulla sorte degli studenti spariti a settembre

Città del Messico, Messico, 20 novembre 2014.
(ALFREDO ESTRELLA/AFP/Getty Images)
Città del Messico, Messico, 20 novembre 2014. (ALFREDO ESTRELLA/AFP/Getty Images)

A Città del Messico, la capitale del Messico, si è tenuta una grande manifestazione per la sparizione dei 43 studenti a Iguala, nello stato messicano di Guerrero, lo scorso 26 settembre. Secondo la stampa locale, circa 500 manifestanti hanno bloccato le vie che portano all’aeroporto internazionale di Città del Messico: hanno messo in piedi delle barricate e si sono scontrati con la polizia, che a sua volta ha cercato di impedire ai manifestanti di accedere all’aeroporto. La manifestazione è stata indetta nonostante lo scorso 8 novembre il governo messicano abbia annunciato che gli studenti sono stati assassinati. La notizia ufficiale era stata diffusa dal procuratore generale del Messico, che aveva riferito di una confessione fatta alla polizia da tre membri di una banda criminale locale.

I famigliari degli studenti scomparsi hanno però detto in diverse occasioni di non credere alla ricostruzione ufficiale data dal governo (c’è il sospetto che alcuni corpi ritrovati all’interno di diverse fosse comuni vicino a Iguala siano degli studenti scomparsi: non c’è ancora alcuna conferma, gli esami del DNA non sono ancora conclusi). La risposta del governo finora è stata abbastanza dura: il presidente messicano Enrique Pena Nieto ha accusato alcuni manifestanti di volere “destabilizzare” lo stato. Intanto altre manifestazioni sono state organizzate per oggi, 20 novembre, in diverse città del mondo. Per esempio ci sono state proteste a Buenos Aires, in Argentina, e a Barcellona, in Spagna.

 

 

Gli studenti erano scomparsi il 26 settembre scorso, dopo che la polizia li aveva fermati su una strada di Iguala. C’era stata una sparatoria, dei morti e feriti e l’arresto di 43 ragazzi che si trovavano a bordo di alcuni autobus. Fin dalle prime fasi delle indagini era emerso il coinvolgimento di una banda criminale locale molto potente, i Guerreros Unidos, che avevano agito con la complicità della polizia e dell’amministrazione locali. Il sindaco di Iguala José Luis Abarca, e sua moglie, María de los Ángeles Pineda, sono stati arrestati il 5 novembre con l’accusa di essere i mandanti della sparizione degli studenti.