Perché l’Italia di Conte promette bene
Un'opinione controcorrente (o no?) ma molto argomentata sulla nuova nazionale di calcio, pubblicata dalla rivista online l'Ultimo Uomo
Daniele Manusia ha spiegato sulla rivista online l’Ultimo Uomo perché la nuova nazionale di calcio italiana – diretta dallo scorso agosto da Antonio Conte, reduce da tre anni di grandi vittorie alla Juventus – promette bene, molto meglio di quanto possa apparire dai risultati più recenti (un pareggio faticoso contro la Croazia e una vittoria in amichevole contro l’Albania). Ci sono ancora problemi e nodi irrisolti, tra cui la condizione atletica «imbarazzante» dei calciatori italiani e la posizione in campo di Daniele De Rossi, ma Manusia scrive – e argomenta – che questa nazionale gioca come una squadra di club e per questo sarà un peccato non rivederla in campo per i prossimi quattro mesi, quando giocherà la prossima partita.
Forse è per colpa del 3-5-2 che Prandelli ha usato nella sua ultima partita contro l’Uruguay che sembra non ci sia stata soluzione di continuità tra quell’Italia e questa di Conte. O magari è la mancanza di fiducia nei confronti del sistema calcio italiano, sopratutto fuori dal campo, che non permette di guardare alla Nazionale con la giusta serenità. Oppure, ancora, la nomina di Conte ha allontanato dal letto della Nazionale quei pochi che occasionalmente tradivano la loro squadra di club; perché Conte è antipatico a molti e in Italia, in realtà, della Nazionale non importa davvero a nessuno (almeno prima di un Mondiale o di un Europeo). Questo è il contesto in cui scrivo e in cui Conte lavora, anche se forse lui se ne è accorto solo di recente, dato che dopo la partita con l’Albania ha detto: «Onestamente, io mi aspettavo un po’ più di partecipazione». Partiamo allora da un altro presupposto: il calcio italiano ha molti problemi, ma Antonio Conte non è uno di questi. Anzi, credo che in pochi non siano d’accordo sul fatto che Conte è il miglior allenatore italiano in attività, salvo forse Ancelotti che però difficilmente avrebbe lasciato Madrid per Coverciano (soluzioni eccentriche alternative non valgono, se volete possiamo discutere di Spalletti e Mancini ma diciamo che nella discussione Conte parte comunque avvantaggiato). L’allenatore della Nazionale, a maggior ragione dopo il fallimento umano e sportivo di Prandelli, dovrebbe essere considerato da tutti come uno dei peggiori lavori nel Paese; il fatto che sia ben retribuito significa solo che possiamo risparmiarci di essere grati a Conte per la sua scelta, non che la sua scelta non sia stata coraggiosa.
Va detto, semmai, che considerata la necessità di un vero cambiamento, non soltanto sul piano del gioco, Conte allenatore della Nazionale potrebbe servire a nascondere la polvere del calcio italiano sotto al tappeto. Per cui sarebbe bene tenere a mente che ogni risultato che Conte otterrà l’avrà ottenuto nonostante il sistema che lo ha nominato (invece facendo di Conte il para-fulmine di FIGC, Tavecchio, Infront e chi più ne ha più ne metta, ogni suo successo rischia di diventare il loro).
Per cui, a meno che scegliate l’opzione “ignora la Nazionale fino al prossimo Europeo”, oppure finché non scoppia la rivoluzione e gli uffici della FIGC verranno assaltati, tanto vale concentrarsi su quello che si è visto in campo, e godersi il miglior allenatore italiano che allena la Nazionale. La mia opinione, dopo le ultime partite, è che sia un peccato dover aspettare 4 mesi per rivedere in campo questa squadra, che la frustrazione di Conte è tutto sommato comprensibile (d’altra parte, se quasi nessuno allena la Nazionale a Football Manager ci sarà un motivo).
Intensità. Dopo la partita con l’Albania, oltre a lamentarsi dello scarso sostegno ricevuto, Conte ha parlato della condizione atletica «non imbarazzante, ma quasi» dei giocatori italiani rispetto ai loro avversari. Un problema che era evidente durante il Mondiale, che Prandelli ha provato ad aggirare controllando il pallone (inventando persino un modulo che prevedesse due playmaker e due mezzali) e che invece Conte sembra voler affrontare di petto. L’intensità, che nel campionato italiano scarseggia, è un criterio di selezione e non ci dobbiamo stupire se giocatori anche nettamente migliori di altri verranno lasciati fuori.