Tira una brutta aria in Israele
Dopo l'attacco alla sinagoga in cui sono morte cinque persone ci sono stati scontri in alcuni quartieri di Gerusalemme e in Cisgiordania
Nella notte tra martedì 18 e mercoledì 19 novembre ci sono state forti tensioni a Gerusalemme Est tra gruppi di palestinesi e i soldati israeliani, che hanno raggiunto la zona per distruggere le abitazioni degli autori dell’attacco di martedì all’interno di una sinagoga di Gerusalemme dove sono morte cinque persone, tra cui un poliziotto israeliano. Gli attentatori sono stati uccisi dalla polizia sul posto dopo una sparatoria: avevano assaltato la sinagoga utilizzando una pistola e alcuni coltelli da cucina. Gli israeliani uccisi avevano tra i 43 e i 68 anni e si trovavano nella sinagoga per pregare.
Stando a quanto riportato da al Jazeera, il confronto tra palestinesi e soldati israeliani ha finora impedito la distruzione delle case dei due attentatori. L’impressione è che comunque sia solo questione di tempo prima che si proceda alla demolizione, cosa che potrebbe portare a nuovi scontri a Gerusalemme Est, dove da settimane ci sono forti tensioni, soprattutto in seguito alle ipotesi da parte israeliana di costruire nuovi insediamenti nella zona, dove invece i palestinesi vorrebbero stabilire la capitale dello stato che vogliono creare. L’area è contesa da almeno 50 anni.
La pratica di distruggere le abitazioni degli autori di attacchi contro israeliani era stata sospesa dal governo nel 2005, in seguito al lavoro di una commissione che dopo avere analizzato diversi casi era arrivata alla conclusione che le demolizioni non contribuissero a fare da deterrente per nuovi attacchi. Dall’estate, in seguito all’uccisione di tre adolescenti israeliani di un insediamento nei pressi della Cisgiordania, il governo ha ripreso la tattica delle distruzioni.
Nel quartiere di al-Ram nella zona nord di Gerusalemme, tagliato fuori dal resto della città dal muro costruito dal governo israeliano, sono stati segnalati alcuni scontri e il ferimento di una decina di palestinesi. Altri 25, riferisce sempre al Jazeera, sarebbero stati feriti a Sur Baher, nella parte sud di Gerusalemme, almeno stando a quanto dicono fonti mediche palestinesi. Ci sono state tensioni e proteste anche in Cisgiordania, i soldati israeliani hanno usato lacrimogeni e alcune persone sono rimaste ferite in seguito all’utilizzo di proiettili di gomma. Alcuni israeliani degli insediamenti nell’area di Hebron hanno attaccato alcune automobili, mentre nella parte nord di Gerusalemme un palestinese è stato ferito con un coltello a una gamba, ma non è ancora chiaro come siano andate le cose e di chi sia la responsabilità.
In seguito all’attacco alla sinagoga, nella giornata di martedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso una risposta dura contro chi ha organizzato, o sostenuto nella pratica in qualche modo, le uccisioni dei quattro israeliani. Ha inoltre accusato Hamas e il presidente palestinese Mahmoud Abbas di avere incitato alla violenza nelle ultime settimane. Netanyahu ha anche detto che la condanna dell’attentato fatta da Abbas non è abbastanza e ha promesso che vincerà “la battaglia per Gerusalemme”. L’attacco è stato rivendicato dalle Brigate Abu Ali Mustafa, ala militare del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, formazione politica e militare che in passato ha compiuto diversi attentati, ma la polizia israeliana sta comunque indagando sulle affiliazioni degli attentatori.
Da settimane a Gerusalemme ci sono forti tensioni tra israeliani e palestinesi, dovute soprattutto alla contesa sulla Spianata delle Moschee (o Monte del Tempio), il sito religioso nel centro della città che riveste un ruolo importante sia per l’ebraismo, che per l’Islam e il cristianesimo. Una legge impedisce agli ebrei di pregare in quell’area, ma il divieto è da tempo contestato da alcune organizzazioni di ebrei ortodossi che vorrebbero fare cambiare la regola. Un rabbino, tra i principali sostenitori di questa campagna, è stato ferito con un colpo di pistola sparato da un palestinese alla fine di ottobre. La polizia ha risposto uccidendo l’autore dell’agguato, cosa che ha portato a ulteriori tensioni con la comunità palestinese in città.