Cose confiscate all’aeroporto di New York
Stelle ninja, opere d'arte con bombe a mano, ancore, pesi da palestra, pistole giocattolo e una mannaia: tutti sequestrati dall'ente per la sicurezza degli aeroporti americani
La Transportation Security Administration (TSA) è l’agenzia governativa che si occupa dei controlli di sicurezza negli aeroporti degli Stati Uniti. Fu istituita pochi mesi dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 e da allora è diventata l’istituzione con cui devono fare regolarmente i conti i milioni di persone che ogni giorno prendono un volo interno o un aereo che parte o arriva negli Stati Uniti. Centinaia di migliaia di addetti della TSA esaminano i bagagli dei passeggeri, controllando che non siano portati a bordo oggetti pericolosi ed esplicitamente proibiti dai regolamenti per la sicurezza del volo. Capita quindi che nelle valigie e nelle borse controllate siano ritrovati oggetti strani o potenzialmente pericolosi per gli altri passeggeri.
Il fotografo di Getty Images John Moore ha fotografato gli oggetti confiscati all’aeroporto JFK di New York e mostrati ieri dagli agenti del TSA durante una conferenza stampa: si va dalle armi giocattolo – pistole, scimitarre e motoseghe – a taglierini, opere d’arte con inserite bombe a mano, stelle ninja, e una mannaia. La TSA si prepara a un periodo particolarmente intenso visti i numerosi viaggi per le prossime feste, dal Ringraziamento a Natale e Capodanno.
John Moore ha lavorato per quindici anni ad Associated Press, prima di passare a Getty Images nel 2005: all’epoca viveva ad Islamabad, in Pakistan, dove fotografò l’assassinio dell’ex primo ministro Benazir Bhutto (qui ci sono alcune delle sue fotografie). Nel corso della sua carriera ha lavorato a reportage fotografici in più di 75 nazioni diverse, mentre negli ultimi anni si è occupato soprattutto della condizione degli immigrati negli Stati Uniti. Moore ha vinto quattro volte il World Press Photo e una volta la medaglia Robert Capa, per il suo lavoro in Pakistan. Nel 2005 faceva parte del team dell’Associated Press che vinse il premio Pulitzer per la copertura della guerra in Iraq.