Le proteste a Hong Kong non sono finite
La stampa internazionale se ne occupa meno ma le manifestazioni continuano: ieri un gruppo di manifestanti a favore della democrazia ha cercato di entrare in Parlamento
Nella notte tra martedì 18 e mercoledì 19 novembre ci sono stati nuovi scontri tra la polizia di Hong Kong e un piccolo gruppo di manifestanti a favore della democrazia che ha cercato più volte di entrare nel palazzo dove ha sede il parlamento usando barricate di metallo per abbattere una porta laterale. Gli scontri sono iniziati intorno all’una di notte, qualche ora dopo lo smantellamento del principale campo di protesta, quello nel quartiere Admiralty nel centro della città, ordinato dal tribunale. La polizia ha usato manganelli e gas urticanti per disperdere i manifestanti. Quattro persone sono state arrestate, tre agenti sono rimasti feriti e la sessione parlamentare prevista per oggi è stata sospesa.
Nonostante i giornali internazionali si stiano occupando meno della questione, le proteste a Hong Kong non si sono mai fermate da otto settimane a questa parte. Dall’inizio delle proteste, cominciate alla fine di settembre, i manifestanti per la democrazia chiedono le dimissioni del capo del governo locale, Leung Chun-ying, e che siano permesse elezioni libere nel 2017. Il giornalista della BBC John Sudworth ha detto che questo episodio ha ricordato che le manifestazioni pacifiche possono ancora trasformarsi in scontri e proteste violente. Il deputato democratico Fernando Cheung, che insieme ad altre persone ha cercato di fermare i manifestanti, ha detto a Reuters che si trattava invece di «un episodio molto, molto isolato» e che il movimento, fino ad ora, aveva agito pacificamente. Uno dei leader della protesta studentesca, Lester Shum, ha dichiarato a AFP: «Non ci piace vedere tutto questo. Invitiamo gli occupanti ad attenersi fermamente ai principi pacifici e non violenti e a partecipare in modo responsabile al movimento».
Alcuni manifestanti hanno comunque dichiarato che hanno tentato di fare irruzione al parlamento perché erano arrabbiati per lo smantellamento del campo di Admiralty. Altri hanno espresso la loro frustrazione per la mancanza di progressi. Uno ha detto: «Il governo non ci ascolta. Ci sono continui incontri che non portano a niente e con le ingiunzioni smantellano le barricate». I principali campi di protesta sono tre: il primo attorno alle sedi governative ad Admiralty sgomberato nelle ultime ore, il secondo nell’area commerciale di Causeway Bay e il terzo in quella popolare e turistica di Mong Kok sulla penisola di Kowloon. Altri sgomberi potrebbero verificarsi nelle prossime ore.