L’endorsement della NBA sulla legalizzazione delle scommesse sportive
Il commissioner Adam Silver ha scritto sul New York Times che è arrivata l'ora di cambiare la legge: ormai "i tempi sono cambiati"
Adam Silver, “commissioner” della National Basket Association (NBA, la lega professionistica di basket degli Stati Uniti e Canada), ha scritto sul New York Times un articolo a favore della legalizzazione e regolamentazione delle scommesse sportive negli Stati Uniti. In tutto il territorio americano, ad eccezione del Nevada, le scommesse su eventi sportivi sono vietate da una legge del 1992, il “Congress of the Professional and Amateur Sports Protection Act”, anche noto come PASPA. Silver – che è di fatto il capo della NBA, eletto dai proprietari delle squadre che partecipano al torneo – dice che “i tempi da allora sono cambiati” e che è necessario “un diverso approccio” che sia mirato a ridurre l’enorme volume di scommesse clandestine che ruota attorno alle gare delle leghe sportive americane. Silver chiede in pratica di accettare l’esistenza delle scommesse, preservando allo stesso tempo “l’integrità dello sport”. La notizia sta circolando molto sulla stampa americana, soprattutto perché la NBA è stata nei decenni scorsi tra i più severi critici delle scommesse sportive. Anche per questa ragione diversi commentatori hanno trovato per certi versi sorprendente la proposta di Silver.
Secondo il “Congress of the Professional and Amateur Sports Protection Act”, negli Stati Uniti scommettere su partite o eventi di qualsiasi sport è vietato. Fa eccezione lo stato del Nevada, che in seguito all’approvazione della legge ha ottenuto delle licenze speciali da parte del governo federale. Solo in Oregon, Delaware e Montana sono inoltre ammessi eccezionalmente alcuni tipi di lotterie sportive. Ma contrariamente alle intenzioni di chi ha approvato il PASPA nel 1992, scrive Silver, negli anni il mercato delle scommesse sportive negli Stati Uniti anziché ridursi si è espanso per vie illegali. Ha alimentato un mercato clandestino molto ampio, che secondo stime citate dallo stesso Silver muove un volume di gioco di circa 400 miliardi di dollari all’anno. Dal 2006, un’altra legge – “Unlawful Internet Gambling Enforcement Act” – vieta esplicitamente anche la maggior parte dei giochi e delle scommesse online.
Silver scrive che «le scommesse sono diventate una popolare e socialmente accettata forma di intrattenimento negli Stati Uniti», e che esiste ormai un “evidente interesse” tra gli appassionati di sport verso una qualche forma legale e sicura di scommesse sugli sport professionistici. Silver cita anche il caso di un referendum che si tenne nel 2011 in New Jersey, nel quale la stragrande maggioranza degli elettori si espresse a favore della legalizzazione delle scommesse sportive. Il governatore del New Jersey, Chris Christie, ha recentemente approvato una legge che autorizza le scommesse sportive nei casinò dello Stato e alle corse di cavalli (le corse di cani e di cavalli sono escluse dal PASPA). In seguito, però, la legge è stata bloccata da un tribunale federale. Silver scrive:
«Fuori dagli Stati Uniti, le scommesse sportive e altri tipi di gioco d’azzardo sono diffusi, in larga parte legali e soggetti a regolamentazione. In Inghilterra, per esempio, [ma anche in Italia, ndr] una scommessa sportiva può essere piazzata tramite smartphone, in un chiosco fuori dallo stadio o persino per televisione usando il telecomando [collegato in rete].»
Secondo Silver, il Congresso americano dovrebbe adottare un “quadro normativo” che autorizzi gli stati ad accettare le scommesse sportive seguendo certe condizioni. Silver ne cita alcune, in gran parte simili a quelle adottate in diversi paesi europei:
– monitorare e segnalare i movimenti “insoliti” di grandi volumi di gioco;
– stabilire un protocollo da rispettare per ottenere le licenze;
– stabilire un limite minimo di età per i giocatori;
– identificare ed escludere dal gioco le persone con problemi di dipendenza dal gioco d’azzardo (ludopatia), ed educare al gioco responsabile.
Silver, per concludere, scrive:
Qualsiasi approccio deve assicurare l’integrità del gioco. Una delle mie più importanti responsabilità in qualità di commissioner della NBA è quella di proteggere l’integrità del basket professionistico e preservare la fiducia del pubblico nel campionato e nel nostro sport. Mi oppongo a qualsiasi azione che rischi di compromettere questi obiettivi. Ma sono convinto che le scommesse sportive debbano essere fatte alla luce del sole, dove possono essere appropriatamente monitorate e regolate.
Già a settembre scorso, Silver aveva manifestato una posizione favorevole riguardo le scommesse sportive, sostenendo che la legalizzazione fosse una strada “inevitabile”. «Se fai un patto tra gentiluomini o una piccola scommessa su qualsiasi genere di manifestazione sportiva, poi sei molto più coinvolto in quell’evento», disse Silver, secondo quanto riferito da Bloomberg. Alcuni commentatori fanno inoltre notare che la NBA ha da pochi giorni concluso un accordo commerciale con FanDuel, una società statunitense che si occupa delle cosiddette fanta-competizioni, tornei simili al fantacalcio diffuso in Italia e in Europa. In pratica, tramite i servizi di FanDuel è possibile, per diversi tipi di sport e di campionati professionistici, creare una propria squadra “virtuale” mettendo insieme giocatori reali, e quindi sfidare altri giocatori puntando soldi veri. A differenza dei tornei di fantacalcio tradizionali, che durano per tutto il campionato di calcio a cui si riferiscono, nel caso di FanDuel si tratta di fantatornei che possono essere organizzati in breve tempo e durare anche un solo giorno, per cui i giocatori vincenti ricevono il loro premio immediatamente.
Nella legge del 2006 che vieta il gioco d’azzardo e le scommesse sportive online – “Unlawful Internet Gambling Enforcement Act” – è prevista un’eccezione specifica per questo genere di fantatornei.
Foto: Christian Petersen/Getty Images