Philae si è spento, per ora
La sua batteria si è scaricata quasi del tutto: il primo lander nella storia ad atterrare su una cometa è entrato in ibernazione, ma potrebbe risvegliarsi
di Emanuele Menietti – @emenietti
Dopo circa 57 ore trascorse sulla cometa, all’1:36 di sabato (ora italiana) il lander Philae della missione Rosetta ha smesso di comunicare a causa dei livelli di carica ormai molto bassi della sua batteria principale. I ricercatori dell’Agenzia Spaziale Europea – che ha organizzato l’ambiziosa missione di portare la sonda Rosetta a 510 milioni di chilometri dalla Terra con a bordo Philae, che il 12 novembre si è separato per raggiungere la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (67P/C–G) – hanno ricevuto fino all’ultimo istante prima dell’interruzione delle comunicazioni le informazioni raccolte nelle ore precedenti dal lander e dai suoi numerosi strumenti. Il flusso di dati è continuato per diversi minuti quando ormai i livelli di carica di Philae erano bassissimi, con grande sorpresa per gli stessi team di ricerca dell’ESA che si aspettavano una fine più rapida.
.@Philae2014 You’ve done a great job Philae, something no spacecraft has ever done before. #CometLanding
— ESA Rosetta Mission (@ESA_Rosetta) November 15, 2014
Ibernazione
Ora Philae è entrato in una sorta di ibernazione, dalla quale si risveglierà solo se i suoi pannelli solari torneranno a ricevere quantità adeguate di luce per caricarlo di energia. Prima che si scaricasse, nella sera di venerdì, dalla Terra sono stati inviati alcuni comandi per fargli eseguire una parziale rotazione, in modo da orientare meglio i suoi pannelli solari verso la luce. Se tutto è andato come previsto, il lander dovrebbe essersi alzato di quasi 4 centimetri e avere compiuto una rotazione di 35 gradi.
So much hard work.. getting tired… my battery voltage is approaching the limit soon now pic.twitter.com/GHl4B8NPzm
— Philae Lander (@Philae2014) 14 Novembre 2014
A causa del complicato atterraggio con due rimbalzi, Philae è finito in un punto della cometa ancora da definire con precisione, e distante circa 1 chilometro dall’area di contatto con il suolo immaginata dall’ESA. Nella zona in cui si trova, l’esposizione solare è molto bassa: l’autonomia del lander era stata calibrata su circa sei ore di illuminazione al giorno, ma una giornata di luce nel punto non previsto di atterraggio dura poco meno di 90 minuti, un tempo insufficiente per permettere la ricarica delle batterie. Non è ancora possibile capire se la rotazione all’ultimo minuto abbia portato a qualche beneficio.
Non è comunque detto che Philae resti spento per sempre nel suo viaggio sulla cometa. Anche se si tratta di una possibilità remota, nei prossimi mesi le cose sulle superficie potrebbero cambiare, visto che l’orbita seguita da 67P/C–G sta portando a un avvicinamento al Sole. Ci potrebbero quindi essere in futuro più ore di luce e la possibilità di riattivare Philae. Con l’avvicinamento al disco solare, però, la temperatura aumenterà rendendo la superficie ghiacciata della cometa meno stabile, cosa che potrebbe rendere difficile la permanenza del lander, i cui sistemi di ancoraggio per assicurarlo al suolo durante l’atterraggio non hanno funzionato.
Test
Philae ha potuto eseguire quasi tutti i test previsti per la prima parte della sua missione sulla cometa grazie alla batteria principale, caricata in precedenza. Sulla cometa è stato per esempio calato uno strumento per rilevazioni a raggi-X e un altro è stato conficcato nella superficie per misurare alcune proprietà termiche e meccaniche del suolo. Lo strumento SD2 (Drill, Sample and Distribution), una sorta di trivella messa a punto dal dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano, ha eseguito alcune operazioni per prelevare campioni dal sottosuolo della cometa, trasportati poi all’interno del lander per essere analizzati.
Il proseguimento degli esperimenti nelle settimane successive sarebbe dovuto avvenire grazie all’energia fornita dai pannelli solari, che a causa della scomoda posizione in cui è finito il lander per ora non sono in grado di ricevere luce a sufficienza. Nelle sue 57 ore di attività, Philae ha comunque registrato e trasmesso sulla Terra, tramite la sonda Rosetta che orbita intorno alla cometa, una grande quantità di dati che potranno essere utilizzati dai ricercatori per comprendere meglio il funzionamento delle comete e i fenomeni che si verificano mentre seguono le loro orbite intorno al Sole.
Dov’è Philae
Prima di disattivarsi, Philae ha inviato dati preziosi per permettere ai ricercatori dell’ESA di capire di preciso in che punto della cometa si trova. Il lander ha inviato i dati della coppia di strumenti CONSERT, collocati uno su Philae e l’altro sulla sonda Rosetta. I due strumenti si scambiano segnali radio quando la cometa si trova in mezzo a loro: servono per capire alcune delle caratteristiche del corpo celeste analizzando il modo in cui i segnali radio sono ricevuti dalle loro antenne. Il sistema CONSERT può però essere usato anche come una specie di radar, quando la cometa non è tra Philae e Rosetta, una risorsa importante per capire dove si trova il lander, non potendolo scoprire dalle immagini inviate da Rosetta, ormai troppo distante dalla cometa (circa 30 chilometri).
L’ESA ha pubblicato online una breve animazione, che mostra il primo atterraggio compiuto da Philae prima che rimbalzasse sulla superficie. La serie di immagini è stata scattata da una delle fotocamere della sonda Rosetta.
Successo
Anche se per ora la mancanza di energia non ha permesso di estenderla, la missione di Philae è stata comunque un successo: ha permesso per la prima volta nella storia di fare atterrare qualcosa costruito dall’uomo su una cometa, ha mostrato da vicino come non era mai accaduto prima il suolo di una cometa, ha permesso di raccogliere dati e informazioni che l’ESA metterà liberamente e gratuitamente a disposizione della comunità scientifica, e ha reso evidenti le capacità di cooperazione tra numerosi team di ricerca differenti in diversi paesi europei e non solo.
La missione continua
La missione Rosetta ha davanti a sé ancora molti mesi di rilevazioni e osservazioni, che saranno compiute dalla sonda che continua a orbitare intorno alla cometa. Rosetta inseguirà il corpo celeste nel suo avvicinamento verso il Sole, raccogliendo dati su ciò che accade alla cometa quando la temperatura aumenta: la missione durerà almeno per buona parte del 2015.