Chi ha vinto a Tor Sapienza?
Il comune di Roma ha trasferito i minorenni dal centro di accoglienza oggetto di proteste e scontri negli ultimi giorni: come è andata la notte e cosa se ne dice
Per la terza notte consecutiva ci sono state proteste a Tor Sapienza, nella periferia est di Roma a ridosso del Grande Raccordo Anulare, davanti al centro di accoglienza per rifugiati politici di viale Giorgio Morandi. Nel frattempo 36 minorenni sono stati trasferiti dal centro «per motivi di sicurezza». Le manifestazioni delle ultime ore dei residenti non sono comunque degenerate in scontri, grazie alla presenza e al presidio delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Nelle due notti precedenti invece c’erano stati diversi tentativi di assalto al centro, con lancio di bombe carta, sassi, bottiglie, con cassonetti incendiati e quattordici feriti, tra cui molti poliziotti e un cameraman di Raidue.
La procura di Roma ha aperto un’inchiesta sui disordini per individuare i responsabili e capire soprattutto se gli scontri siano nati spontaneamente dai residenti del quartiere o se ci sia dietro qualche tipo di organizzazione. Gli investigatori stanno raccogliendo e visionando i video girati dalle televisioni e quelli delle telecamere a circuito chiuso.
Nel frattempo il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha convocato una riunione d’urgenza con il questore di Roma Nicolò De Angelis, il prefetto Giuseppe Pecoraro e il prefetto Mario Morcone, responsabile del Dipartimento delle Libertà civili del ministero che si occupa dell’accoglienza di immigrati e richiedenti asilo. Con il comune è stato deciso di trasferire i minori dal centro e questo «perché i minori si trovavano a pianoterra del centro, la parte più inagibile. L’area permane vigilata». Ignazio Marino ha fatto sapere che «la struttura è stata gravemente danneggiata e al momento in molti suoi spazi è inagibile. Nei confronti dei minori Roma Capitale ha degli obblighi di legge nazionali e internazionali di tutela e protezione». Il Corriere della Sera scrive che comunque è previsto il trasferimento anche di una quarantina di maggiorenni e sempre per motivi di «inagibilità» della struttura.
A meno di 24 ore dall’allontanamento, 14 di loro hanno deciso questa mattina (da soli e di loro iniziativa) di tornare in via Giorgio Morandi: «La nostra casa è questa» hanno dichiarato i minori dicendo anche agli operatori che volevano «tornare e riprendere a frequentare» i loro corsi. Ai minorenni seduti sul marciapiede, un gruppo di residenti dall’altra parte della strada continuava a gridare: «Dovete andare via tutti». Dopo poche ore, i ragazzi sono stati fatti salire su un pulmino con i vetri schermati e sono stati nuovamente portati via.
La notizia del trasferimento è stata accolta in diversi modi: alcuni residenti hanno spiegato che si tratta di una vittoria solo parziale («Vinciamo solo quando li cacciamo tutti, questa è una vittoria a metà»; «Devono mandarli fuori dal raccordo perché la città è degli italiani»); il comitato di quartiere di Tor Sapienza ha cercato di smorzare i toni rispetto agli scorsi giorni facendo sapere che «il trasferimento è una sconfitta dei cittadini» e che «a pagare è il più debole». Ma in molti (a partire dai responsabili del centro) l’hanno descritta come una sconfitta. Scrive per esempio Goffredo Buccini sul Corriere:
Per il Comune di Roma, il palazzone di viale Morandi 153 sarebbe «inagibile» proprio per effetto degli attacchi subiti. Si tratterebbe insomma di dare una ripulita alle stanze e alle scale (l’edificio è gigantesco) per poi riaprire. Tutti sappiamo che non è così. E che la precipitosa decisione presa da Ignazio Marino ha, come comprensibile ragione, il desiderio di evitare altre giornate terribili alla strada, al quartiere, a Roma.
Per quanto – ripetiamo – comprensibili, queste ragioni a noi sembrano non condivisibili, sbagliate e pericolose. E forse – chissà – anche al ministro dell’Interno Alfano, che ieri ha convocato prefetto e questore.
Nessuno pretende che lo Stato si arrocchi nella sede del centro sociale come a Fort Alamo, resistendo a oltranza agli assalti dei facinorosi. Ma, perbacco, questa ritirata repentina assomiglia a una fuga: e lo Stato – o il Comune di Roma che qui lo Stato rappresenta – non può far decidere a quattro teppisti incappucciati e nero vestiti tempi e modi della propria politica di accoglienza.
Si teme inoltre che la situazione di Tor Sapienza si replichi in altri quartieri, facendo passare l’idea che proteste e violenze portino a un risultato: il trasferimento dei vari centri di accoglienza della città “altrove”.
Il centro di accoglienza di via Giorgio Morandi è composto da alcuni appartamenti. Si trova al civico 153 in un grande palazzo di sette piani dipinto di arancione: è gestito dalla cooperativa sociale «Il Sorriso» e ospitava 36 minorenni, per legge sotto la tutela del sindaco Ignazio Marino, e 36 adulti rifugiati politici. Le tensioni sarebbero iniziate domenica scorsa a causa di un presunto «tentato stupro» da parte di un cittadino romeno nel parco che si trova lungo Viale Morandi, ma non è comunque stata sporta alcuna denuncia. La storia è ancora piuttosto confusa: l’uomo (che non era ospite del centro) è stato picchiato e ha trovato riparo al centro fino all’arrivo dell’ambulanza. Poche ore dopo è comunque partito il primo assalto al centro. La protesta e le violenze nella zona vanno comunque avanti da tempo. I manifestanti chiedono maggiore sicurezza, che il centro venga spostato e accusano i rifugiati ospitati al suo interno dell’aumento delle rapine e dei furti nel quartiere (di cui però spesso non ci sono denunce formali).