Le indagini sulle donne morte in India dopo un’operazione di sterilizzazione
I risultati delle autopsie dicono che la causa del decesso potrebbe essere legata a due tipi particolari di farmaci
Nei giorni scorsi sono state eseguite le autopsie sui corpi di diverse donne morte dopo essere state sottoposte a un intervento chirurgico in un centro governativo di sterilizzazione nello stato indiano di Chhattisgarh: i risultati degli esami – diffusi giovedì 13 novembre – sembrano dire che la causa del decesso non siano state le condizioni poco igieniche delle operazioni o il fatto che queste siano state eseguite in modo non corretto, ma alcuni farmaci che sono stati somministrati alle pazienti. L’annuncio è stato fatto da un funzionario distrettuale locale, anche se in via ufficiosa. Nel frattempo il numero delle donne che sono morte è salito a 15. R.K. Gupta, il medico che ha eseguito le operazioni, è stato arrestato mercoledì con l’accusa di omicidio colposo. Oggi, venerdì 14 novembre, sono stati arrestati anche il proprietario della Mahawar Pharma – l’azienda sospettata di aver fornito i farmaci al centro di sterilizzazione e di aver poi distrutto alcune prove legate alla morte delle donne – e suo figlio.
Oltre che sulle procedure delle operazioni di chiusura delle tube, le indagini avviate subito dopo la morte delle donne si sono concentrate su due tipi di farmaci dati alle pazienti: uno contiene ciprofloxacina, un antibiotico, l’altro ibuprofene, un anti-infiammatorio e antidolorifico. L’ipotesi dei farmaci sarebbe rafforzata dal fatto che nello stesso distretto in cui si trova il centro di sterilizzazione era già morto un uomo di 75 anni e c’erano già state decine di altri ricoveri di persone che non erano state sottoposte all’intervento di sterilizzazione, ma che avevano assunto farmaci provenienti dagli stessi lotti per altri motivi. Queste persone avevano manifestato sintomi simili a quelli delle donne che sono morte o che sono attualmente ricoverate dopo aver subito l’operazione (i sintomi sono vomito, dolori addominali e al petto, vertigini).
I funzionari dello stato indiano di Chhattisgarh hanno confiscato le spedizioni di ciprofloxacina e ibuprofene. Hanno detto di aver fermato la distribuzione dei farmaci da parte di due aziende farmaceutiche indiane, le stesse aziende che avevano fornito i medicinali al centro di sterilizzazione dove sono morte le donne. In una di queste aziende sono stati trovati i segni di un recente incendio e sono stati recuperati e prelevati dei campioni dalla cenere che dovranno ora essere analizzati.
La storia delle donne morte dopo l’operazione è stata raccontata dai principali media di tutto il mondo, facendo riparlare di una pratica molto diffusa in India e che negli anni non si è mai interrotta: i piani di controllo della crescita della popolazione, praticati attraverso la sterilizzazione. Le donne che si sottopongono all’operazione ricevono dal governo indiano 1.400 rupie (poco meno di 18 euro). Alcuni stati offrono anche incrementi salariali ai dipendenti pubblici di sesso femminile che si sottopongono all’operazione, e alcune volte alle mogli di un dipendente di sesso maschile, quando i due hanno già avuto due figli. In India si concentra il 37 per cento delle sterilizzazioni di tutto il mondo, con 4,6 milioni di donne operate nel 2012. Il governo di Indira Gandhi impose la sterilizzazione su circa 10 milioni di persone negli anni Settanta, in particolare agli uomini. Dopodiché la pratica ha iniziato ad essere applicata soprattutto sulle donne, che oggi sono anche i principali soggetti della campagna governativa. Alle donne non sono date altre opzioni per il controllo delle nascite: la pillola contraccettiva è considerata un tabù, mentre i preservativi non sono diffusi.