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  • Giovedì 13 novembre 2014

Le prime sperimentazioni cliniche per trattare ebola

Saranno avviate a dicembre in alcuni centri dell'Africa occidentale: per i primi risultati ci sarà da aspettare febbraio del 2015

A health worker stands on November 11, 2014 in the green zone of the Hastings treatment center in Hastings, outside Freetown, the only run exclusively by locals. Some 1,130 people in the impoverished west African country have died from the virus out of 4,862 cases in the current outbreak, declared a state of emergency on July 31. AFP PHOTO / FRANCISCO LEONG (Photo credit should read FRANCISCO LEONG/AFP/Getty Images)
A health worker stands on November 11, 2014 in the green zone of the Hastings treatment center in Hastings, outside Freetown, the only run exclusively by locals. Some 1,130 people in the impoverished west African country have died from the virus out of 4,862 cases in the current outbreak, declared a state of emergency on July 31. AFP PHOTO / FRANCISCO LEONG (Photo credit should read FRANCISCO LEONG/AFP/Getty Images)

A partire dal prossimo mese, in tre centri dell’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) dell’Africa Occidentale, saranno avviate tre sperimentazioni cliniche per trattare il virus ebola. Ebola – che causa febbre, vomito, disturbi intestinali e nei casi più gravi emorragie interne – ha un tasso di mortalità molto alto, tra il 50 e l’89 per cento, a seconda del ceppo virale e della salute dell’organismo che prova a infettare. Il tipo che si è diffuso in questi mesi nell’Africa occidentale è lo “Zaïre ebolavirus” (ZEBOV) e ha il più alto tasso di mortalità.

ebola

Una prima terapia comporterà trasfusioni di sangue di pazienti infetti da ebola che sono guariti. Sarà testata nella capitale della Guinea, Conakry, e richiederà prima il compimento di alcune fasi intermedie: dovranno essere trovati dei sopravvissuti da ebola disposti a donare il sangue; poi il sangue dovrà essere catalogato e trasfuso a pazienti ancora malati. Non si tratta di un processo semplice, perché organizzare donazioni di sangue sicure in paesi con sistemi sanitari messi fortemente in crisi da un’epidemia è molto complicato, e richiede grandi sforzi. Un altro problema potrebbe essere quello di far accettare la trasfusione a popolazioni che hanno forte opposizione a questa pratica, soprattutto per ragioni culturali: «Sarà fatta una valutazione antropologica che si spera ci dia le informazioni di cui abbiamo bisogno per capire un po’ meglio come un trattamento di questo tipo possa essere percepito dalla comunità», ha spiegato uno dei ricercatori responsabili della sperimentazione.

I due diversi farmaci antivirali – favipiravir e brincidofovir – saranno sperimentati sempre in Guinea, in un centro medico di Guéckédou, e in un’altra sede che non è ancora stata individuata. Il farmaco brincidofovir, in particolare, interferisce con la capacità del virus di moltiplicarsi e sarà somministrato a 140 pazienti per un periodo di due settimane. Era stato usato d’urgenza anche su Thomas Eric Duncan, poi morto a Dallas lo scorso 8 ottobre. Si tratta di un farmaco sviluppato originariamente dalla Chimerix Inc., di Durham, North Carolina, per combattere altri virus. Favipiravir è stato invece sviluppato in Giappone come trattamento per l’influenza ed è venduto con il marchio Avigan.

Medici Senza Frontiere ha fatto sapere che i due farmaci sono stati selezionati tra una lista di potenziali trattamenti individuati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) «dopo un’attenta analisi del profilo di sicurezza ed efficacia, della disponibilità dei prodotti e della facilità di somministrazione ai pazienti». Entrambi i farmaci sono in pillole che possono essere somministrate per via orale. I primi risultati potrebbero essere disponibili nel febbraio del 2015. I tre diversi processi di sperimentazione saranno seguiti rispettivamente dall’università di Oxford, dall’Istituto francese per la salute e la ricerca medica e dall’Istituto di medicina tropicale di Anversa. Nel comunicato di MSF si dice anche che «l’Organizzazione Mondiale della Sanità e le autorità sanitarie dei paesi colpiti partecipano a questo sforzo collettivo».

«Eseguire degli studi clinici di farmaci sperimentali nel mezzo di una crisi umanitaria è una nuova esperienza per tutti noi, ma siamo determinati a non deludere le persone dell’Africa occidentale: è un privilegio che testimonia lo straordinario impegno di tutti i partner di questa iniziativa nell’accelerare questi processi, che sono di importanza cruciale», ha detto il professor Peter Horby, principale responsabile della sperimentazione dell’università di Oxford. La somministrazione dei farmaci avverrà solo dopo il consenso informato dai pazienti o dei loro rappresentanti: i rischi di somministrazione dei nuovi trattamenti saranno infatti chiaramente spiegati così come sarà chiarito il fatto che non c’è alcuna garanzia che le terapie abbiano un esito positivo.